Non più “Farfalle”: le Azzurre della ginnastica ritmica cambiano nome a Parigi 2024

Una decisione presa già lo scorso anno, dopo le accuse di abusi e maltrattamenti nel mondo della ginnastica ritmica: perché le Azzurre non sono più "Farfalle"

Pubblicato: 9 Agosto 2024 12:25

Nicoletta Fersini

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Conosciamo le Azzurre della ginnastica ritmica come “Farfalle”, eppure l’attuale squadra ha deciso di prendere le distanze da questo soprannome, nato nel lontano 2004. Una decisione arrivata lo scorso anno e ribadita alle Olimpiadi di Parigi 2024 per via del “peso insostenibile” dovuto al collegamento con le accuse di abusi psicologici e maltrattamenti rivolte a Emanuela Maccarani, Direttrice Tecnica Nazionale di Ginnastica Ritmica e allenatrice responsabile della Squadra Nazionale di Ginnastica Ritmica.

La decisione delle Azzurre di ginnastica ritmica

Quando nel gennaio 2023 la capitana delle Azzurre di ginnastica ritmica, Alessia Maurelli, ha condiviso un post in cui dichiarava a nome della squadra di voler abbandonare il soprannome di “Farfalle”, si sono scatenati commenti a favore ma anche contro la loro presa di posizione.

Perché è di questo che si è trattato: è stato un modo per prendere le distanze dal caos scatenatosi in seguito alle gravi accuse rivolte all’allenatrice Emanuela Maccarani da parte di alcune ginnaste dell’Accademia internazionale di Desio, in cui ha lavorato per anni.

“L’era delle ‘Farfalle’ NATA giornalisticamente ad Agosto del 2004, MUORE dopo 18 anni sempre giornalisticamente a Novembre 2022 – recitava il post della Maurelli ancora visibile su Instagram -. La rottura è dolorosa e irreversibile, dato sopratutto il peso insostenibile di un collegamento diretto e ormai mediaticamente inevitabile a violenze e abusi che non rispecchia il nostro stesso ideale di libertà. L’attuale e futura Squadra Nazionale Italiana di Ginnastica Ritmica non si riconoscerà MAI PIÙ con il soprannome FARFALLE“. Parole accompagnate da un’immagine emblematica: una farfalla azzurra con un’ala spezzata, incapace di volare.

Le denunce per abusi nel mondo della ginnastica ritmica

Emanuela Maccarani è stata reintegrata nei ruoli di Direttrice Tecnica Nazionale di Ginnastica Ritmica e allenatrice responsabile della Squadra Nazionale di Ginnastica Ritmica lo scorso novembre, subito dopo la chiusura del processo nato in seno alle accuse a lei rivolte da parte di alcune ginnaste.

L’allenatrice e la sua assistente Olga Tishina erano state accusate di abusi psicologici e maltrattamenti, come ribadito dalla capitana Maurelli nel suo ormai storico post social. Troppo rigide, ai limiti dell’accettabile secondo quanto denunciato: avrebbero “adottato metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità ponendo in essere pressioni psicologiche e provando in alcune ginnaste l’insorgere di disturbi alimentari e psicologici“.

Tutto nato da un’inchiesta di Repubblica, che aveva già raccolto le dichiarazioni di Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa. Proprio loro avevano sporto denuncia sia al tribunale federale che a quello ordinario, rivelando le inedite ombre di un mondo all’apparenza tutto lustrini e sorrisi.

Il processo, le audizioni e, infine, la sentenza. La Maccarani era stata ammonita e deferita dal suo incarico, solo momentaneamente e il tribunale federale ha stabilito, poi, che quelle “offese” sul peso e gli “insulti” fossero semplicemente frutto di “troppo affetto” nei confronti delle sue atlete. Una vicenda di cui si percepisce ancora l’eco, ma messa in ombra dalle imprese delle Azzurre alle Olimpiadi di Parigi 2024: Alessia Maurelli, Martina Centofanti, Agnese Duranti, Daniela Mogurean, Laura Paris con la riserva Alessia Russo le individualiste Sofia Raffaeli e Milena Baldassarri.

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