23 dicembre 1984: la strage del Rapido 904

Il 23 dicembre del 1984, il giorno prima della Vigilia di Natale, il treno rapido 904 fu fatto esplodere. Era stata la criminalità organizzata

Pubblicato: 17 Ottobre 2022 14:30

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

La storia e la memoria ci impongono di non dimenticare il passato che ci appartiene. Anche se questo è drammatico, brutale e terribile. Non possiamo farlo perché è nostro il diritto di agire affinché certe brutalità non vengano perpetuate, ma soprattutto perché è nostro il dovere di ricordare chi, a causa delle barbarie umane, ha perso la vita.

E sono state 16 le persone che hanno perso la vita in quella strage di Natale, quella del Rapido 904. Un attentato avvenuto il 23 dicembre del 1984 su un treno in corsa sui binari nella Grande Galleria dell’Appennino, proveniente da Napoli e diretto a Milano.

Per la modalità di esecuzione, che ricordava la drammatica replica di ciò che era successo sull’Italicus, non ci furono dubbi secondo la Commissione stragi. A commettere l’attentato erano stati gli uomini della criminalità organizzata.

I fatti

Era il 23 dicembre del 1984 quando, il giorno precedente alla Vigilia di Natale, il treno 904 in partenza da Napoli si dirigeva a Milano. A bordo c’erano tantissime persone, erano tutte quelle che in occasione delle vacanze natalizie raggiungevano le famiglie. Alcuni, però, non giunsero mai a destinazione.

Intorno alle 19:08, infatti, parte del treno fu completamente distrutta da un’esplosione violenta provocata da una carica di esplosivo posta nel corridoio della carrozza numero 9. Lo scoppio avvenne proprio nel momento in cui il treno attraversava la Grande Galleria dell’Appennino, enfatizzando la stessa esplosione.

I passeggeri spaventati che riuscirono a sopravvivere all’esplosione dovettero fare i conti con le basse temperature esterne, mentre 15 persone perdevano la vita. A causa della distruzione del treno ci furono oltre 200 feriti, e alle vittime si aggiunse anche un altro uomo che morì successivamente.

Cinque stragi abbiamo avuto, tutte lo stesso marchio d’infamia, e i responsabili non sono stati ancora assicurati alla giustizia. I parenti delle vittime, il popolo italiano, non chiedono, come qualcuno ha insinuato, vendetta, ma chiedono giustizia (Le parole dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini pronunciate durante il discorso di fine anno).

I colpevoli della strage

Subito dopo la strage, le indagini portarono gli inquirenti sulla pista della criminalità organizzata su Napoli e su Roma. Furono due collaboratori di giustizia, ex appartenenti al clan camorristico Misso, a sbloccare le indagini e a portare le forze dell’ordine a individuare come mandante della strage Pippo Calò.

Nell’ottobre del 1985, Giuseppe Calò, soprannominato Pippo, e legato a Cosa nostra, fu incriminato e, insieme a lui, altre 22 persone, tra cui anche Guido Cercola, suo braccio destro. Dalle indagini compiute per individuare i mandanti della strage del Rapido 904, emersero diverse linee di collegamento tra Cosa nostra e la Camorra che portarono alla scoperta e all’imputazione di altri reati tra le persone coinvolte.

Il 9 gennaio del 1986 il pubblico ministero Pier Luigi Vigna individuò Pippo Calò e Guido Cercola come i colpevoli per la strage del Rapido 904, e il tedesco Friedrich Schaudinn per aver creato i congegni utilizzati per far esplodere il treno.

Il 25 febbraio del 1989, la Corte d’Assise di Firenze, confermò i capi di imputazione per Calò e Cercola condannandoli all’ergastolo con l’accusa di strage, mentre Schaudinn ottenne 25 anni di reclusione per il reato di banda armata.

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