Da sempre un’anima ribelle e inquieta nel panorama artistico internazionale, pronta ad affrontare la bufera in alto mare, nuotando da sola e controcorrente, Asia Argento è senza dubbio una delle figure più interessanti e variegate che il nostro Paese abbia offerto fuori dai confini nazionali, ben prima dei Maneskin.
Regista, attrice, scrittrice e sceneggiatrice, modella, performer, dj e cantante, volto televisivo e cinematografico internazionale pluripremiato, è anche diventata – suo malgrado – un’attivista impegnata per i diritti civili, in particolare delle donne.
Fresca di pubblicazione della sua prima autobiografia dal titolo “Anatomia di un cuore selvaggio”, sta per tornare alla musica con un album dalle atmosfere scure, dal titolo “Music from my bed”, anticipato da un singolo: “I’m broken”, impreziosito dal feat. dell’alfiere dell’Hip Hop italiano Dj Gruff.
Chiacchierare con Asia è come muoversi in una cristalleria fatta di ricordi, alcuni bellissimi, altri amari. Se poi ciò avviene nel pieno di una mattina assolata, l’effetto è ancor più insolito. “Son sveglia dalle sei, vedere il sole sorgere mi dà un’energia pazzesca”, confida Asia.
Io odio la nightlife. Ho 46 anni e se ancora facessi la nightlife, non sarei nel mondo degli esseri viventi. La mia vita notturna ormai consiste nel leggere un libro e addormentarmi, non ho alcun interesse ad andare in posti, conoscere gente, fare discorsi inutili con musica dozzinale in sottofondo. L’ho fatto in altri periodi della mia vita, ma ora è l’ultima cosa al mondo che mi interessa.
Trovi più interessante l’alba?
Decisamente sì. Ho un grande terrazzo e la prima cosa che faccio appena sveglia è quella di aprire le finestre e respirare. Poi rifaccio il letto, perché mettere ordine nella mia vita è importantissimo. A quel punto è bello, perché ho un’intera ora tutta per me durante la quale gli altri ancora dormono. La passo a leggere, non accendo neanche il telefono.
Una vita quasi monastica.
Ho bisogno di rigidità, oppure di routine. Ad alcune persona la routine fa orrore, invece a me entusiasma ed emoziona.
Ti dà tranquillità?
Più che tranquillità, gioia. Che si rinnova ogni giorno nel poter mettere un recinto alle cose che faccio.
Hai in uscita un singolo proprio oggi, che è venerdì 17: ne deduco che non sei per nulla scaramantica…
No, anzi. Alla fine siamo noi a creare la nostra fortuna o sfortuna attraverso i pensieri, le parole e i gesti che facciamo. Io spero porti bene…e poi non era venerdì 13 che portava sfiga?
Se è per questo anche il titolo del singolo – “I’m broken” – non sembra così spensierato. Suggerisce piuttosto una rottura, una sofferenza…
Si tratta di una sofferenza molto più fisica che spirituale, perché ho scritto tutto il disco con un ginocchio rotto, costretta a letto per sei settimane. All’inizio sono stata presa dallo sconforto perché non mi potevo muovere, poi un musicista portoghese di nome Holly, con il quale già avevo collaborato ad un altro pezzo, mi disse che quando da molto giovane la cosa più fortunata che gli fosse capitata era stata proprio quella di rompersi un braccio. Avrebbe dovuto fare tutt’altro nella vita e per colpa di quella rottura del braccio ha iniziato a fare musica, dando una svolta in meglio alla propria vita. Così, mi ha mandato 40 tracce e io ho iniziato a scrivere sui suoi beat, creandomi uno studio casalingo accanto al letto. Da lì è iniziato questo dialogo a distanza, durato esattamente le sei settimane in cui sono rimasta costretta a letto. Quando poi sono andata dal dottore che mi ha tolto il tutore, mi sono messa a piangere invece che essere felice, perché avevo capito fosse terminato quel momento magico in cui sono riuscita a trasformare il veleno in medicina. Ho curato il mio ginocchio attraverso l’arte e la musica.
La cover di “I’m broken” ti raffigura come Frida Kahlo, ferita e al contempo salvata dall’arte. Oltre a Frida, quali altri donne consideri un modello?
Una grande ispirazione per me è sempre stata Madonna. La adoro da quando ero piccola e la seguo ovunque. La sua versatilità, il suo fregarsene completamente di tutto, la sua creatività e la sua continua trasformazione sono sempre state di grande ispirazione per me.
Non è la prima volta che ti lasci ispirare da una dimensione domestica: penso ad anni fa quando conducevi una trasmissione radiofonica da casa, in onda su Lifegate. Ogni tanto interveniva tua madre e anche i tuoi figli.
In un certo senso è simile al disco, perché stando a letto ho coinvolto le persone che passavano per casa e mi venivano a trovare. C’è Vera Gemma, una delle mie migliori amiche, che canta in due pezzi, e c’è anche mia figlia, che all’inizio non voleva assolutamente partecipare.
Tua madre l’avresti coinvolta in questo progetto?
Quando ho iniziato a scriverlo, mia madre era ancora viva. Per cui quando mi veniva a trovare le facevo inevitabilmente sentire i primi pezzi e avevo la sua approvazione. Si metteva sdraiata sul letto con le cuffie e ascoltava. Però no, non l’avrei coinvolta nel disco.
Che madre è oggi Asia Argento?
Sono una madre presente, ma allo stesso tempo molto rispettosa degli spazi dei miei figli e non voglio invaderli. Non ho mai frugato nelle loro cose, così come non ho mai letto un diario, perché non voglio che loro facciano questo a me. Credo molto nel rispetto, sia il mio nei loro confronti che viceversa. Mi piace pensare che possano dirmi tutto e contare su di me quando ne hanno bisogno. Ovvio che poi ci sono sempre dei limiti che ho fissato e che è importante rispettare: i figli testano sempre quali sono i loro limiti e trovo giusto dargli un circondario in cui si possano muovere liberamente.
Anche tu hai cercato di superare i limiti?
A me bastava tatuarmi per far esasperare i miei…
Da dove è nata questa passione per i tatuaggi?
Nasce da quando ero bambina, avrò avuto cinque o sei anni: ricordo dissi a mia madre che mi sarei tatuata una stella sulla caviglia. Poi ho fatto il primo piccolo tatuaggio a 14 anni e anche in quel caso provocai l’orrore di entrambi i miei genitori. L’angelo a 17 anni lo feci proprio lì non per motivi sensuali, ma perché almeno sono riuscito a nasconderlo a mio padre fino ai 18. I miei erano totalmente contrari, mia madre mi diceva “Così non potrai mai recitare nel ruolo della contessa”, cosa che invece poi ho fatto. Poi però mi sono tatuata pesantemente verso i 38 anni. È stato un periodo durante cui ho preso una lunga pausa dal cinema come attrice ed è stato come riappropriarmi del mio corpo, dopo esser stata per tanti anni una pagina bianca. Essenziale in questo è stato l’incontro a Roma con il tatuatore Marco Manzo, amavo le sue geometrie sacre, questi tatuaggi ornamentali.
Che significato hanno i tuoi?
Sono un po’ una corazza. Ci sono delle catene di ferro sulla schiena, come uno scudo per proteggermi. Ho conosciuto poi anche un altro tatuatore giapponese, che lavora secondo una tecnica antichissima, il quale mi ha disegnato il serpente che ho sulla gamba. Quello è in assoluto il tatuaggio con più significato. Ero in vacanza su un’isola e apparivano spesso dei serpenti, non ne avevo mai visti così tanti e mi facevano paura. Ogni volta che ne vedevo uno, nella mia vita qualcuno mi tradiva. Allora ho pensato di dovermi fare amica il serpente, così mi avrebbe protetto dagli altri serpenti.
Forse anche per via dei tatuaggi, ti definiscono spesso Dark Lady: ti senti a tuo agio in questo ruolo?
Non mi ci sono mai sentita, neanche quando avevo vent’anni. Che a quarantasei mi definiscano ancora così, vuol dire che non hanno capito proprio nulla di me. Io sono evoluta tanto, nel frattempo.
Con a fianco una figura come quella di tuo padre, molti continueranno a considerarti una figlia.
Ma io sono tutto allo stesso tempo. Sono figlia, sono madre, sono amica, sono cittadina, sono artista e mille altre cose. E poi mio padre non è una persona dark, ha semplicemente fatto dei film horror. Allora piuttosto preferisco quello che scrissero di me su un articolo di giornale quando sono venuta al mondo: “E’ nata la principessa del brivido”. Lo preferisco a Dark Lady, che mi sa di femme fatale pericolosa, che uccide i suoi uomini.
A proposito di uomini, sei innamorata?
No, assolutamente no. Sono innamorata della vita e della mia routine.
E dell’alba.
Esatto. Così come della meditazione e di tante cose belle che imparo ogni giorno.
So però che stimi molto il rapper Salmo e volevo chiederti se hai seguito la discussione estiva con Fedez sui concerti live.
Non seguo molto queste cose. Mi interessa l’arte delle persone, non il gossip.
Però i social li frequenti, eccome.
In realtà quest’estate sono andata in vacanza in un posto dove neanche prende il telefono.
Da musicista, avrai un tuo pensiero sui concerti live…
A me piacerebbe fare i live con questo disco, anche se trovo sia un po’ più da teatro. Essendo agorafobica non amavo i grandi concerti neanche prima del Covid, però sono convinta che con i vaccini e i richiami riusciamo a tornare ad una vita normale. La gente ha proprio bisogno di questo.
Parlando di futuro, quali progetti bollono nella pentola di Asia Argento?
Un bel po’ di cose: ho appena finito di girare un film francese di spionaggio nel quale sono la protagonista ed è stato assurdo perché sono praticamente da sola per quasi tutto il film. Ho prodotto e recitato un piccolo ruolo nel nuovo film di mio padre, che si intitola “Occhiali neri”. Sto poi promuovendo il mio libro che sta uscendo un po’ in tutto il mondo. E sono anche in procinto di scrivere il mio nuovo film, le cui riprese sono previste per l’estate prossima.
Da regista?
Sì, finalmente.
E con chi ti piacerebbe lavorare?
Non posso ancora dirlo, ma sono esattamente gli attori che già ho nel film. Lo sto scrivendo assieme a loro, ognuno definisce collabora alla sceneggiatura per quanto riguarda il proprio. Uno dei protagonisti sarà un famoso cantante trap italiano.