XSempre è l’ultimo singolo di Antonino, un brano autobiografico, diventato simbolo del disco Venti25 che celebra i suoi 20 anni di carriera.
Antonino ripercorre così due decenni di musica, a partire dal 2004 che segna una svolta con suo ingresso alla scuola di Amici, per poi vincere quella edizione. Ma tutto nella vita si evolve e Antonino non si è limitato a fare musica, per la quale ha vinto numerosi riconoscimenti prestigiosi. In tv, ad esempio, ha rivelato tutto il suo talento artistico trionfando a Tale e Quale Show nel 2022.
Ci parli di XSempre? Come nasce questo brano e cosa vuoi raccontare?
XSempre è arrivato alla fine del lavoro su Venti25, l’album celebrativo uscito il 21 novembre. Il disco era praticamente chiuso, ma sentivo che mancava qualcosa: il brano più vicino alla mia matrice, quella delle ballad, delle canzoni d’amore. Una mattina di settembre mi sono svegliato con una melodia in testa, sono tornato in studio, ho richiamato il team e da lì è nata XSempre. Fin dal primo provino ci ha convinti, soprattutto dopo la produzione di Etta, che ha curato tutto l’album. È diventato il simbolo del disco.
È una ballad molto intensa, che parla apertamente di fragilità.
Sì, è una canzone che parla del non essere forti a tutti i costi. Viviamo in un’epoca in cui sembra obbligatorio mostrarsi sempre solidi, sempre vincenti, ma la fragilità fa parte di noi. Anzi, è necessaria. Se la neghiamo, restano delle zone di buio. Io cerco di fare luce proprio lì, nelle mie ombre, perché solo così posso essere trasparente con il pubblico. È una canzone in soggettiva, quindi sì, è autobiografica, ma allo stesso tempo prende spunto da quello che mi succede intorno, dalle persone, dalle emozioni che osservo. C’è un filo rosso che la lega alle ballad che ho scritto in passato: torna la luna, torna Roma. Chi mi segue da tempo riconosce questo racconto che si evolve, canzone dopo canzone.
Venti25 è stato definito un album di verità e di rinascita. In che senso?
È un disco che mi ha permesso di dare nuova vita a brani del passato, anche a quelli che non erano stati singoli, ma che il pubblico aveva scelto come “canzoni del cuore”. Ai concerti mi sono accorto che la gente cantava pezzi che non avevano avuto una grande esposizione radiofonica, e lì ho capito che quelle canzoni avevano una loro verità. In Venti25 ci sono i momenti più alti del mio percorso, ma anche quelli più bassi. E va bene così, perché nei punti bassi impari come risalire. È una lezione che vale nell’arte e nella vita. Anche per questo ho voluto ricantare tutto: non è un’operazione nostalgia, ma un modo per guardare a quelle canzoni con la voce, l’esperienza e la consapevolezza di oggi.
L’album celebra vent’anni di carriera. Che bilancio fai di questo tuo percorso?
È un disco che prende dal passato, vive il presente e allo stesso tempo guarda avanti. Mi piace molto il termine “retrofuturistico”, che ha usato Etta in studio. Abbiamo preso una voce ormai definita e riconoscibile e l’abbiamo fatta passare attraverso arrangiamenti nuovi. È stata un’operazione delicata, ma anche molto stimolante, perché non si tratta di riproporre qualcosa com’era, ma di traghettarlo in un altro tempo. È stato un lavoro intenso e questo, per me, è stato davvero un bell’anno.
Hai già portatoVenti25 dal vivo. Che emozioni ti ha dato?
Ho voluto presentare il disco prima a Roma, con il fan club e gli addetti ai lavori, poi il 22 novembre ho cantato nel teatro della mia città. È stato un ritorno a casa fortissimo. Non avevo mai cantato lì prima e farlo proprio nel mio ventennale ha avuto un significato speciale. È stata un’emozione diversa da tutte le altre.
In tv hai partecipato a spettacoli di successo, come Tale e Quale Show dove hai trionfato. Ci racconti di quella esperienza?
È stata un’esperienza pazzesca. Mi sono divertito tantissimo e mi sono rimesso in gioco in qualcosa che non era solo musica, ma anche intrattenimento e teatro. Carlo Conti ci ha chiesto di entrare letteralmente nella pelle di altri artisti, e questo è possibile solo con una macchina enorme come quella di Tale e Quale. Mi ha permesso di tirare fuori una vena autoironica che forse tenevo per me. Probabilmente era arrivato il momento di lasciarmi andare un po’ di più.
E del Festival di Sanremo che mi dici?
Sanremo resta uno dei desideri più grandi per chi fa questo mestiere. Io non ho mai partecipato in gara da solista, anche se sono salito sul palco dell’Ariston come ospite con Gigi D’Alessio ed è stata un’esperienza incredibile. Mi piacerebbe tornarci in gara, con tanta umiltà. Però credo anche che non vada vissuto come un’ossessione. Serve la canzone giusta, il momento giusto. A volte non essere presi è anche una forma di tutela del progetto. Le dinamiche oggi sono cambiate e non è detto che Sanremo sia sempre la risposta a tutto.
Maria De Filippi ha avuto un ruolo fondamentale nella tua carriera. Siete ancora in contatto?
Assolutamente sì. Tutto parte da Maria De Filippi. Vincere Amici e il premio della critica ha cambiato il mio futuro. Ogni volta che ho un nuovo progetto, lei è tra le prime persone a cui mando le mie canzoni. È un punto di riferimento umano e professionale importantissimo.
Se potessi scegliere oggi un duetto dei sogni?
In Italia direi senza dubbio con Giorgia. È una stima profonda, artistica e umana: per me è un faro. A livello internazionale, se possiamo sognare, direi Lady Gaga. Vocalmente è straordinaria.
Stai già lavorando a un nuovo progetto?
Non si smette mai di scrivere, questo è sicuro. Però adesso voglio godermi Venti25 e XSempre. Ogni progetto ha bisogno del suo tempo per essere vissuto davvero.