Clara Immerwahr: la triste storia della chimica che combattè il marito

Chimica tedesca, attivista per i diritti delle donne e prima donna a conseguire un dottorato di ricerca, Clara ha rinunciato alla sua stessa vita per combattere la guerra. Per non essere la complice silenziosa di suo marito

Pubblicato: 17 Luglio 2022 08:00Aggiornato: 13 febbraio 2024 09:55

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Ci sono storie che non sempre vengono raccontate perché sostituite da favole e fiabe della buonanotte, quelle che regalano il tanto agognato lieto fine. E quando questo non c’è, spesso, dimentichiamo tutto il resto. Eppure sono nostri il diritto e il dovere di conoscere questi racconti, soprattutto quando sono reali, quando parlano del coraggio di combattere per portare avanti le proprie idee, di sacrificare la propria intera esistenza.

Ed è quello che ha fatto Clara Immerwahr, chimica tedesca e attivista impegnata per i diritti delle donne, nonché prima donna a conseguire un dottorato di ricerca in chimica.

Da sempre devota alla scienza, passione ereditata da suo padre, si ritrovò ad affrontare e combattere contro il suo stesso marito, fino alla fine, per i suoi diritti e per quelli di tutti. Per rivendicare e proteggere i suoi ideali e il mondo intero. E questa è la sua storia.

Clara Immerwahr

Clara Immerwahr nasce il 21 giugno del 1870 a Polkendorff Farm, vicino alla città di Breslavia. È l’ultimogenita di Philipp Immerwahr, chimico di professione, dal quale sin da piccola eredita la passione per la scienza. Studia in casa e senza sosta con un solo obiettivo, quello di seguire le orme di suo padre, ma nella città dove è nata non esistono scuole femminili.

Riuscirà comunque a diplomarsi a Breslavia, trasferendosi in città insieme a suo padre dopo la morte della madre. Ma anche qui i suoi sogni continuano a essere ostacolati dalla società del tempo che riserva le opportunità solo agli uomini. Clara, infatti, non può iscriversi all’università, ma non si arrende e decide di frequentare i corsi solo come uditrice. Dopo continue richieste riesce a laurearsi a ottenere il dottorato diventando così la prima donna a farlo.

Consegue il titolo con il massimo dei voti e dedica la tesi a suo padre, la sua più grande fonte di ispirazione. Durante gli anni universitari conosce Fritz Haber, suo futuro marito, che si invaghisce di lei e inizia un corteggiamento senza sosta. Ma tanto alte sono le sue ambizioni che Clara sceglie di continuare a dedicarsi alla sua carriera.

Il matrimonio con Fritz Haber

Il dottorato di ricerca e le pubblicazioni le permettono di ritagliarsi un posto nella società, ma la sua carriera è comunque limitata perché Clara è una donna. In questo periodo incontra, di nuovo, Fritz Haber. Questa volta, però, sceglie di cedere al suo corteggiamento e nel 1901 i due si sposano.

In quegli anni Haber ottiene un successo dopo l’altro e promette di sostenere anche la carriera di sua moglie, prospettandole di continuare la ricerca fianco a fianco. Ma quella promessa lascia presto spazio a una realtà ben diversa e Clara si ritrova a coprire un ruolo marginale nelle attività del marito.

Nel 1902, con la nascita del loro unico figlio, il ruolo professionale di Clara è sempre più ridotto. Non si tratta di una scelta, ma di un’imposizione: Haber, come tutti gli uomini della società del tempo, pretende che lei resti a casa, che sia una buona moglie e una madre impeccabile. Per la carriera e per i sogni di una donna non c’è posto.

La sua sofferenza, per questa condizione, è resa chiara soprattutto da una lettera pubblicata solo dopo la sua morte che Clara stessa invia a una delle sue più care amiche

È sempre stato parte della mia attitudine il pensiero che una vita valga veramente la pena di essere vissuta se si fa pieno uso delle abilità che si possiedono e si prova ogni tipo di esperienza che la vita umana ha da offrire. È stato sotto questo impulso, tra le altre cose, che decisi di sposarmi allora… La vita che ne ho ottenuto è stata molto breve… e le cause principali di ciò è il modo oppressivo di Fritz di porre se stesso per primo a casa e nel matrimonio, cosicché una personalità meno violentemente auto-compiacente può solo essere distrutta.

(Wikipedia)

Nonostante la lotta sia impari, Clara non si arrende e cerca di ritagliarsi comunque un posto nella società, anche se più ridotto rispetto a quello che aveva immaginato. Inizia a interessarsi della parità di genere, rivendicando per le donne le stesse opportunità riservate all controparte maschile. Inizia quindi a insegnare all’interno degli istituti femminili, parla della scienza e della chimica, ma anche del ruolo delle donne nella famiglia e nel lavoro. Le esorta a inseguire i propri sogni, a crearsi uno spazio professionale anche in quei settori che sembrano destinati solo agli uomini.

Ma con l’arrivo della Prima Guerra Mondiale le cose non sono destinate a migliorare. Perché oltre a combattere per la sua libertà, Clara, si ritroverà a lottare anche per la pace del mondo intero minata proprio dall’uomo con il quale ha scelto di condividere la vita.

La ribellione contro le armi chimiche e il suicidio

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale Fritz Haber sceglie di assecondare un rinnovato e personale spirito patriottico. Sostiene gli sforzi militari e si arruola nell’esercito come volontario. A lui viene affidato il ruolo di consulente scientifico e sarà proprio lui a proporre di utilizzare le armi chimiche nelle strategie di attacco.

Una scelta, questa, che Clara non può accettare. La chimica si ritrova ad assistere ai primi esperimenti delle armi chimiche che vengono condotti sugli animali, ma tanta è la sofferenza che vede che cerca in tutti i modi di dissuadere suo marito.

La passione per la chimica, che li aveva uniti qualche anno prima, ora crea un divario incolmabile tra i due, portando Clara al punto di non ritorno. Il 2 maggio Haber torna dal Belgio, tronfio e vittorioso del successo ottenuto nella battaglia grazie alle armi chimiche. È a quel punto che Clara comprende che non può fare più niente, ma sa anche che non può più accettare di stare al fianco di quell’uomo, di essere diventata in qualche modo la sua silenziosa complice. Così, puntandosi al petto la pistola di suo marito, si toglie la vita.

All’età di 44 anni, la chimica Clara Immerwahr scompare drasticamente. Lo fa per disperazione, perché non può continuare a condividere la sua quotidianità con un uomo che distrugge le vite degli altri. Haber, che non è minimamente sconvolto dall’accaduto, la mattina dopo il suicidio torna in guerra, senza neanche partecipare al funerale di sua moglie.

Su quella morte, per molto tempo, è calato un silenzio troppo ingombrante. Clara Immerwahr si era suicidata per motivi sconosciuti, avevano detto. E invece lo aveva fatto per una ragione ben precisa: aveva provato a impedire a suo marito l’utilizzo delle armi chimiche in guerra senza riuscirci e tanto erano le atrocità di quella battaglia che mise fine alla sua stessa vita per non vederle più.

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