Colorati, in bianco e nero, piccoli o di dimensioni importanti: i tatuaggi rappresentano un vezzo spesso estetico, intorno al quale sta crescendo sempre più anche un interesse di natura “sanitaria”. Trattandosi infatti di una pratica invasiva effettuata sulla pelle, è bene sapere cosa fare, a chi rivolgersi e come curare un tatuaggio appena fatto. Tutto questo per evitare di andare incontro ad effetti indesiderati, anche gravi.
Il tatuaggio è una pratica di scrittura molto antica che risale ad oltre 5.000 anni fa. Nel corso dei millenni non solo si sono evolute le tecniche e le procedure utilizzate, ma sono anche cambiati i motivi per cui tante persone desiderano farlo. Ci sono infatti diverse tipologie di tatuaggio come:
- il tatuaggio artistico;
- il trucco permanente, anche definito PMU (Pemanent Make Up), ovvero un tipo di tatuaggio che simula il trucco, come il tatuaggio della palpebra, del contorno labbra o dell’arcata sopraccigliare;
- il tatuaggio medico, impiegato per celare patologie specifiche della pelle o come complemento agli interventi di chirurgia ricostruttiva.
Indice
Possibili rischi
Il tatuaggio è un disegno (o un segno) che resta in maniera permanente sul corpo. Per questo motivo, è bene fare questa scelta con consapevolezza, considerando anche che una possibile rimozione può richiedere non solo costi importanti, ma anche il risultato finale potrebbe non essere quello sperato. Inoltre, la rimozione stessa del tatuaggio può causare la formazione di croste, danni a vasi sanguigni e capillari, alterazioni della pigmentazione.
Il tatuaggio deve essere effettuato da un tatuatore professionista che, con l’ausilio di una macchina specifica, inietta pigmenti nello strato più profondo della pelle. Per fare ciò, la macchina ad alimentazione elettrica manovrata dal tatuatore, provoca delle piccole lesioni sulla pelle che possono causare dolore più o meno intenso (a seconda della zona del corpo coinvolta e della soglia di dolore personale) e un leggero sanguinamento.
Si tratta quindi di micro-ferite da gestire in modo meticoloso: il rischio infezione è infatti dietro l’angolo se le norme igienico-sanitarie non sono scrupolosamente rispettate. Nello specifico, fare un tatuaggio senza le dovute attenzioni può comportare la trasmissione di infezioni provocate da agenti patogeni per trasmissione ematica, oltre che di infezione cutanee, anche di una certa entità.
Ma non è tutto, perché tra le complicanze legate alla pratica del tatuaggio rientrano:
- reazioni allergiche ad alcune sostanze contenute nei pigmenti che possono generare prurito, eruzione cutanea anche dopo diversi anni;
- ipersensibilità che può provocare manifestazioni eczematose, lichenoidi;
- infiammazione locale acuta;
- dermatite allergica;
- risposte immunitarie non ben caratterizzate.
Le cause di queste complicanze possono essere associate ad esempio ad una mancata sterilizzazione degli strumenti utilizzati, a una scarsa professionalità del tatuatore (che deve lavarsi bene le mani prima e dopo la pratica del tatuaggio), a microrganismi provenienti dalla persona che si sta sottoponendo al tatuaggio o dal tatuatore, alle sostanze (tossiche) contenute negli inchiostri.
Consigli utili
Come indicato nelle “Linee guida per l’esecuzione di procedure di tatuaggio e piercing in condizioni di sicurezza” – contenute nella Circolare del 5 febbraio 1998 n. 2.9/156 emanata dal Ministero della Salute – per evitare di incorrere nei rischi sopra elencati, è bene seguire alcune raccomandazioni. Per prima cosa è consigliabile informarsi circa le procedure per fare un tatuaggio, assicurarsi della professionalità dell’operatore (incluso il rispetto delle norme igienico-sanitarie), non eseguire tatuaggi sulla pelle infiammata, consultare il proprio medico di fiducia in caso di dubbi o se si è portatori di una malattia della pelle.
Inoltre, come suggerito dall’Istituto Superiore di Sanità, se si desidera fare un tatuaggio è bene:
- rivolgersi ad un centro specializzato in grado di rilasciare un certificato che attesti la data di esecuzione del tatuaggio e il rispetto delle norme igienico-sanitarie. Questo certificato è indispensabile qualora si voglia donare sangue, pratica che, per legge, può essere effettuata a patto che siano trascorsi almeno 4 mesi dall’esecuzione del tatuaggio;
- raccogliere più informazioni possibili sulla professionalità del tatuatore a cui ci si vuole affidare (le misure igieniche adottate, strumentazioni e tipo di inchiostri impiegati);
- chiedere informazioni al tatuatore circa gli inchiostri utilizzati, i possibili rischi sanitari e la conformità con le norme pertinenti. Queste informazioni possono essere utili nell’eventualità in cui si manifesti una reazione avversa.
Come curare un tatuaggio
Una volta eseguito il tatuaggio, sarà necessario prendersene cura per evitare spiacevoli infezioni, oltre che per ammirare un risultato estetico impeccabile. In questa primissima fase infatti, la pelle che ha subìto diverse lesioni, ha bisogno di tempo e accorgimenti per cicatrizzare.
Cosa serve? Pazienza, attenzione, costanza e seguire queste indicazioni:
- per le prime ore (2-4, ma anche 24 se il tatuaggio è grande), è bene non rimuovere la pellicola trasparente applicata dal tatuatore. Questa ha infatti un ruolo protettivo e contribuisce a mantenere l’ambiente pulito e lontano dal proliferare di batteri;
- al momento della rimozione della pellicola o della benda, bisogna innanzitutto lavarsi per bene le mani. Il tatuaggio potrebbe essere un po’ caldo e la pelle leggermente arrossata. A questo punto, si può lavare il tatuaggio utilizzando dell’acqua tiepida e un sapone con un pH neutro. Può essere lavato anche due volte al giorno;
- con l’aiuto di un asciugamano pulito, si può quindi tamponare la zona con molta delicatezza, evitando di strofinare;
- applicare poi una crema idratante specifica;
- evitare di toccare o rimuovere le piccole croste sul tatuaggio. Nei giorni successivi l’esecuzione del tatuaggio, il rossore inizierà a svanire, ma potrebbero formarsi delle croste. Meglio lasciare che si stacchino naturalmente, onde evitare la comparsa di cicatrici.
Per vedere un tatuaggio bello e lucente bisognerà attendere un po’, continuare a lavarlo come da indicazioni, idratare per bene e soprattutto evitare di grattarsi per il prurito.
Altri suggerimenti da adottare comprendono: evitare di bagnare troppo la zona interessata, applicare una protezione solare, non coprire troppo il tatuaggio, non impiegare prodotti contenenti alcol o profumo. Quest’ultimo può infatti provocare una qualche reazione entrando in contatto con l’inchiostro.
Se il rossore e il prurito persistono, se si nota la fuoriuscita di pus o se la pelle appare gonfia anche dopo diversi giorni, è bene consultare il prima possibile un medico.
Quanti giorni ci vogliono per curare un tatuaggio?
Curare un tatuaggio può richiedere diverse settimane. In generale, lo strato esterno della pelle su cui è stato fatto il tatuaggio può aver bisogno di essere curato per circa 2-3 settimane, ma possono volerci anche diversi mesi. Ad esempio, la pelle con tatuaggi più grandi può necessitare di più tempo. Anche se si vorrebbe un tatuaggio perfetto nel giro di pochi giorni, meglio attendere che il processo di cicatrizzazione faccia il suo corso.
Come abbiamo visto, fare un tatuaggio richiede non poche raccomandazioni. I risvolti sotto il profilo sanitario sono diversi ed è bene non trascurarli: ne va della propria salute. Se si desidera fare un tatuaggio quindi, il consiglio è di valutare bene, magari chiedendo il parere del medico ed essere consapevoli della propria scelta. A quel punto, non resta che scegliere un centro e un tatuatore professionista che rispetti tutte le norme igienico-sanitarie e monitorare passo dopo passo la situazione, soprattutto dopo aver eseguito il tatuaggio. Anche se si tratta di una pratica di routine, è bene prendere tutte le precauzioni possibili per evitare la comparsa di infezioni.