De André, la foto della violenza e l’accusa: “Nessuno dia colpa alle vittime”

Francesca De André pubblica per la prima volta la foto che documenta le violenze subite e risponde agli hater: "Nessuno si permetta di addossare la colpa alle vittime”

Pubblicato: 27 Maggio 2022 15:26

DiLei

Redazione

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Francesca De Andrè, vittima di un amore tossico che l’ha portata a rischiare la vita (quello con l’ex Giorgio Tambellini) dopo aver raccontato su Instagram a inizio maggio di essere stata vittima di violenze, ha raccontato in una lunga intervista pubblicata su Chi i dettagli del suo calvario, le botte subite e il ricovero in codice rosso in ospedale.

Ma il suo racconto non è bastato a fermare gli hater, i leoni da tastiera che si sono scagliati contro di lei, mettendo in dubbio le sue parole, il suo dolore, sollevando mille sospetti sui tempi e i modi della denuncia.

Francesca ha quindi postato una foto shock sul suo account Instagram lanciando il suo urlo di dolore contro quelli che si permettono di addossare la colpa alle vittime, generando paura nelle stesse a denunciare.

Francesca de André: “Sono viva per miracolo”

Francesca nell’intervista rilasciata a Gabriele Parpiglia ha raccontato racconta il suo incubo: “Questo inferno è cominciato subito, da quando ho cominciato a frequentare questa persona. Ho conosciuto il dolore di un amore malato, il dolore fisico e mai quella bolla di felicità che aspettavo.
Nella mia testa ho sospeso questo amore in due fasi: “on” e “off”. Quando era “on” aveva gli occhi buoni e mi permetteva di sognare una famiglia e un futuro insieme, quando era “off” i suoi occhi si trasformavano e iniziavano le botte. Ogni oggetto a portata di mano era utile per colpirmi.
Dicevo a me stessa: ‘Va bene cosi, si calmerà, forse lo posso salvare o aiutare in questo modo, subendo..
Non lo denunciavo perché lui aveva già problemi con la legge a mi auto incolpavo: ‘Mica posso essere così cattiva da mandarlo in carcere’.”

Francesca De André: “Mi colpiva mentre ero incosciente”

Francesca racconta l’episodio che ha cambiato tutto:  “Due settimane fa continuava a colpirmi mentre ero incosciente. La mia vicina di casa, che ha sentito le urla, mi ha salvata. Mi ha portata da lei e spaventata ha chiamato carabinieri e ambulanza. Lui è scappato portando con se il mio cellulare dove c’erano le prove di altre aggressioni, Questa volta la denuncia era d’ufficio perché è stato colto in flagranza di reato.

Sono finita in ospedale in codice rosso, la tac alla testa ha evidenziato un trauma cranico, il corpo completamente tumefatto. Ero irriconoscibile, spero che la legge lo spedisca dritto in carcere. Uomini così la devono pagare”.

E, aggiungiamo noi, anche chi li difende, addossando parte della loro immane colpa sul corpo già abbastanza violato delle vittime.

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