Amadeus oggi è l’indiscussa punta di diamante di una Rai che in lui ha riposto non solo la fiducia, ma anche quello che potremmo considerare a tutti gli effetti lo show più importante dell’anno.
C’è una sorta di “sacra” attesa prima del Festival di Sanremo e, da quando è nelle mani del direttore artistico siciliano, il pubblico prima circoscritto a una certa fascia di persone si è espanso, abbracciando anche chi, fino a quel momento, non ne voleva neanche sentire parlare. Merito della sua conoscenza musicale, della sua esperienza ma anche di una lungimiranza che lo ha spinto a coinvolgere i giovanissimi e i social che, di fatto, hanno risposto bene alla sua chiamata.
Eppure c’è stato un momento nella sua vita professionale in cui ha pensato davvero di essere stato dimenticato da tutti, che la sua carriera fosse finita. Anche i “re” affrontano anni difficili.
Amadeus, gli anni difficili dimenticato da tutti
Osservandone le imprese degli ultimi anni, instancabile come pochi, sembra strano poter pensare che Amadeus abbia dovuto affrontare anni in cui l’incertezza regnava sovrana, accompagnata dalla delusione e dalla paura di aver fatto la scelta sbagliata, interrompendo per sempre una carriera che aveva costruito con impegno e fatica.
Ma è stato proprio così, come il conduttore ha ricordato nell’ultima intervista rilasciata a Vanity Fair a una settimana esatta dalla nuova edizione del Festival di Sanremo, che prende il via martedì 6 febbraio. “Quando tutti sembravano essersi dimenticati di me. In quei tre, quattro anni difficili potevo piangermi addosso. Invece ho provato in tutti i modi a risalire sulla giostra da cui ero sceso – ha spiegato -. Avevo 45 anni, mio figlio era appena nato, mia figlia aveva 15 anni. In quei momenti mi dicevo: oddio, ma come mi rialzo. Poi pensavo a quello che mi ripeteva mio padre: quando cadi da cavallo, la prima cosa che devi fare è risalire subito in sella. Altrimenti la paura non ti ci farà salire più”.
Ne aveva già parlato qualche tempo fa al Corriere della Sera, entrando più nel dettaglio di quella sorta di sliding door che lo aveva portato a lasciare la certezza in Rai per approdare a Mediaset. Era il 2006 e le cose non sono andate come pensava: “Sono rimasto fermo per due anni e ho rischiato che la mia carriera fosse al capolinea. Nessuno mi dava da lavorare, nessuno mi chiamava, non avevo più offerte, ero passato dall’essere uno che faceva picchi di ascolto a uno a cui non squillava il telefono”.
Il sostegno degli amici (veri) come Fiorello
Sembra ripetitivo associare il nome di Fiorello a quello di Amadeus, come se ormai fossero diventati una sorta di unico essere tutto televisione e simpatia. Ma è inevitabile farlo anche per lo stesso direttore artistico del Festival. Proprio in quei momenti difficili, quando tutto sembrava perduto, i veri amici non si sono mai tirati indietro mostrandogli tutto il sostegno possibile.
“Gli amici li vedi nel momento del bisogno. Quando va tutto bene, tutti salgono sul tuo carro – ha spiegato -. Ma è quando le cose vanno male che ti accorgi di chi ti è amico davvero. Il mio carro è rimasto vuoto molte volte e proprio per questo la vita mi ha insegnato a selezionare. Ero troppo buono”. Di Fiorello ha ribadito l’affetto e la stima, sottolineando la genialità di un programma come Viva Rai 2! che negli USA a suo dire sarebbe già un cult, così come la capacità di strappargli sempre un sorriso, anche dopo 35 anni di amicizia.