Robert Redford, le cause della morte

Robert Redford è morto a 89 anni nella sua casa sulle montagne dello Utah: la famiglia chiede privacy

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Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

Il mondo del cinema piange Robert Redford, leggenda di Hollywood ed emblema di un fascino che ha attraversato più di sei decenni. L’attore, regista e fondatore del Sundance Film Festival si è spento il 16 settembre 2025, all’età di 89 anni, nella sua casa sulle montagne dello Utah. La notizia, diffusa dal suo entourage, ha lasciato un senso di vuoto profondo tra fan e colleghi.

Robert Redford, le cause della morte

A comunicare la scomparsa è stata la sua portavoce Cindi Berger, che ha dichiarato: “Robert Redford è morto nella sua casa di Sundance, circondato dalle persone che amava. Mancherà enormemente”. Lo stesso ufficio stampa ha precisato che l’attore è morto nel sonno. Una fine serena, proprio nel luogo che più rappresentava la sua idea di libertà e natura, ma senza che siano state rese note cause specifiche della morte.

A oggi infatti, non è stata resa pubblica una causa ufficiale della morte della leggenda. Il New York Times ha riportato la notizia sottolineando che la famiglia ha chiesto il massimo rispetto della privacy in questo momento.

Un finale silenzioso per un uomo che aveva dato tutto al cinema e che, negli ultimi anni, aveva scelto un ritiro sempre più discreto, tra impegno ambientale, arte e la vita familiare. La sua uscita di scena avviene così, lontano dai set e dalle luci, ma con l’eleganza e la sobrietà che lo hanno sempre contraddistinto.

Un’icona che ha segnato la storia del cinema

Robert Redford non è stato soltanto un attore di straordinaria bellezza — i suoi capelli biondi e lo sguardo magnetico hanno incantato generazioni — ma anche un artista completo. Due volte premio Oscar, ha conquistato il pubblico con interpretazioni indimenticabili in pellicole come Butch Cassidy (1969), La stangata (1973), Tutti gli uomini del presidente (1976), Il migliore (1984) e La mia Africa (1985).

Negli anni Settanta era l’uomo che tutte volevano vedere sul grande schermo, un sex symbol con l’anima dell’intellettuale. Al fianco di dive come Barbra Streisand, Meryl Streep, Jane Fonda e Faye Dunaway, Redford ha creato alcune delle coppie più affascinanti del cinema. Basti ricordare il film Come eravamo con Streisand, che ancora oggi resta una delle pellicole romantiche più iconiche di sempre.

Non si è però limitato alla recitazione. Nel 1980 ha diretto Gente Comune (Ordinary People), un dramma familiare che gli è valso l’Oscar come miglior regista. Il suo stile sobrio ma incisivo, la capacità di cogliere sfumature psicologiche e di trasformarle in immagini potenti, lo hanno consacrato anche dietro la macchina da presa.

E poi c’è il Sundance Film Festival, nato dal suo amore per il cinema indipendente e cresciuto fino a diventare il più importante appuntamento mondiale per le nuove voci. Una creatura che racconta molto del suo carattere: competitivo, curioso, determinato a dare spazio a ciò che non trova posto nei circuiti più commerciali.

Vita privata, amori e tragedie

Dietro l’uomo pubblico, il Redford privato ha sempre difeso la sua riservatezza. Si sposò nel 1958 con Lola Van Wagenen, da cui ebbe quattro figli. Il dolore più grande arrivò presto: il primogenito Scott morì a soli due mesi a causa della SIDS, la sindrome della morte improvvisa del lattante. Una ferita che Redford ricordava come “impossibile da colmare”.

Gli altri figli, Shauna, James e Amy, hanno seguito percorsi artistici e sociali, con James — documentarista e attivista ambientale — che scomparve nel 2020 per un cancro al fegato. “Il dolore per la perdita di un figlio è immenso”, disse all’epoca Redford, con una sincerità che commosse tutti.

Dal 2009 era sposato con l’artista tedesca Sibylle Szaggars, pittrice e ambientalista, che gli ha regalato stabilità e una nuova linfa vitale. Una complicità lontana dai riflettori, vissuta tra atelier e campagne per la salvaguardia del pianeta.

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