Gino Paoli e la polemica su Elodie: “Non sapevo chi fosse”

A oltre 90 anni, Gino Paoli è fiero della vita che ha condotto ma il dolore per la morte del figlio Giovanni non l'ha ancora superato: "Ingiustizia atroce"

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Martina Dessì

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È un equilibrio labile, quello che unisce la vita privata e l’arte di Gino Paoli, e che ancora oggi – a novant’anni compiuti – l’artista non ha alcuna intenzione di modificare. In una lunga intervista al Corriere della Sera, rilasciata ad Aldo Cazzullo, il cantautore si racconta dal principio fino a oggi, con aneddoti personali, ricordi che fanno male e riflessioni che riguardano il presente. Tra questi, inevitabile il passaggio sulla polemica che lo ha coinvolto con la cantante Elodie.

La replica di Gino Paoli alla polemica su Elodie

“Giuro che non sapevo chi fosse Elodie“, ha detto Gino Paoli, rispondendo alla domanda diretta del suo interlocutore. Una dichiarazione fa ancora discutere, soprattutto perché giunge dopo frasi che erano apparse come una critica generazionale: “Una volta avevamo Mina e Vanoni, oggi emergono cantanti che mostrano il c*lo”. Nessun nome, ma il riferimento è sembrato evidente.

Elodie non si è tirata indietro, rispondendo con fermezza: “Ci sono artisti che hanno scritto capolavori, ma nella vita di tutti i giorni sono delle M*rde, è così. Io preferisco essere una bella persona”. Il cantautore genovese, dal canto suo, ha voluto chiarire: il suo era un discorso generale, non un attacco personale. “Poi mia moglie mi ha mostrato una sua foto. È una bella donna”, ha aggiunto, in quel suo modo diretto che abbiamo imparato a conoscere in questi anni.

I successi più grandi di Gino Paoli

Eppure, sarebbe un errore limitare la figura di Paoli a questa singola polemica. La sua intervista è un viaggio lungo decenni di musica e passione. Non ama definirsi il padre del cantautorato italiano – un’etichetta che respinge con l’umiltà di chi sa riconoscere i meriti altrui. “Il primo fu Modugno. Con Vecchio frac dimostrò che una canzone poteva raccontare una storia vera. Prima c’erano i papaveri e le paperelle…”.

Storie vere come quelle dietro La gatta – ispirata a Ciacola, la micia furba e teatrale che zoppicava fingendo una ferita – o Il cielo in una stanza, nata da un amore tenero e malinconico consumato tra le pareti di una casa del piacere. “Lei mi disse: vieni via con me. Ci pensai, ma poi dissi di no. Era impossibile. Non l’ho mai più rivista”.

Lontano dal mito del cantautore puro e tormentato, Gino Paoli non nasconde nulla. Racconta senza imbarazzi delle sue abitudini poco sane – whisky e sigarette per decenni – e del suo rapporto dissacrante con la medicina: “Il mio medico mi vuole rigare la macchina”, scherza, dopo aver raccontato di essere stato applaudito a un convegno di gerontologi per la sua sincerità disarmante.

Ma la leggerezza si interrompe quando parla del dolore più profondo, quello per la perdita del figlio Giovanni. “Una ferita che non si rimargina. Un’ingiustizia atroce. Ho detto al prete: dov’era Dio?”. Una tragedia che ha attraversato anche la vita di sua figlia Amanda, che con suo fratello aveva un rapporto totalizzante. Nata fuori da matrimonio, la figlia che ha avuto da Stefania Sandrelli è stata accolta in famiglia come meritava ed è cresciuta insieme a Giovanni. Insieme hanno attraversato gli anni più belli della gioventù e si sono riconosciuti come anime che condividono qualcosa di più del solo DNA. La sua scomparsa, così prematura, ha cambiato la famiglia Paoli che oggi si ritrova più unita che mai nel ricordo di colui che hanno amato di più.

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