L’infanzia, e soprattutto l’adolescenza, di Alex Britti sono state tutt’altro che semplici. Il musicista ha dovuto fare i conti con un padre bipolare e con tutti gli alti e bassi che, purtroppo, comporta questa patologia. Un disturbo che l’artista temeva di aver ereditato tanto da ricorrere ad analisi ed esami specifici per approfondire la situazione.
Il padre di Alex Britti era bipolare
Il padre di Alex Britti, di professione macellaio, soffriva di un disturbo bipolare che l’ha condotto alla morte e che non ha fatto vivere al figlio un’infanzia serena, anche se il cantante gli è rimasto legato fino alla fine. “Sono stato un bambino fortunato – ha raccontato Britti con un sorriso amaro a La Stampa – avevo ben due padri, a seconda dei giorni. Battuta a parte, più che l’infanzia è stata complicata l’adolescenza. Il suo era un bipolarismo borderline, che è andato peggiorando con l’età. Non è un caso se, subito dopo il militare, sono andato a vivere da solo”.
Un male che Britti ha temuto di avere: “Quando il problema di mio papà è stato diagnosticato, sono andato da uno psicologo per capire se avessi ereditato lo stesso disturbo. Per ora pare di no”. Poi ha aggiunto: «Per come la vedo io lo psicoterapeuta è uno specialista tanto quanto un ortopedico. Si va in analisi non solo se si ha un trauma ma anche per funzionare meglio come persone. Io ci sono stato più volte”.
Oggi Alex Britti è un padre molto devoto al figlio Edoardo, avuto dall’ex compagna Nicole, una ragazza più giovane di 22 anni e lontana dal mondo dello spettacolo. La rottura è avvenuta nel 2019, due anni dopo la nascita di Edo. Per amore del bambino Britti ha scelto di fermarsi per alcuni anni per poi riappare in tv, come Coach a Ora o mai più su Rai1.
“Nella coppia si ferma chi può farlo”, ha ribadito Alex che si è sacrificato per il bene del suo erede. “Qualcosa sta finalmente cambiando. Quando porto in piscina mio figlio trovo sempre più padri, come me. Diventare genitori è una figata: dentro di te scattano degli automatismi che non sapevi nemmeno di avere. Per esempio, ho scoperto di essere paziente. Prima se arrivava un pedalino nuovo per chitarra, avrei ucciso per giocarci subito. Oggi invece lo faccio dopo, perché la priorità è mio figlio: lascio volentieri i miei spazi a lui. Regalargli il mio tempo è bellissimo”.
Alex ha ammesso inoltre che il figlio sente le sue canzoni solo “quando io non ci sono, per farsi bello con gli amici. Il suo vero idolo è Alfa: siamo stati pure a un suo concerto e anch’io lo trovo bravissimo. Gli piace molto anche Mahmood: Soldi è il tormentone che impera a casa nostra”.
Alex Britti difende Tony Effe
Al contrario di altri colleghi come Kekko dei Modà ed Enrico Ruggeri, Alex Britti ha difeso Tony Effe, il rapper del momento tra hit e polemiche. “Lo conosco ed è un ragazzo educatissimo, tutto fuorché misogino. Semplicemente, nei suoi brani ripropone il linguaggio della strada”, ha assicurato.
“Il punto non è educare i cantanti ma educare i ragazzi. Se i giovani parlassero un italiano corretto e sposassero alti ideali, anche i brani di successo sarebbero così”, ha aggiunto Britti.
Personalmente Alex, “da padre over 50 mi impegno a promuovere una galanteria che sembra purtroppo passata di moda: mi piace per esempio far passare prima le donne, essere cavaliere, e quando lo fa anche mio figlio Edoardo sono felice”.