Naturalezza. È questa la parola d’ordine che sembra “sfondare” in medicina. Oggi si cercano la naturalezza, l’anti-aging poco visibile, l’invecchiare con stile ed eleganza e soprattutto la prevenzione, che ha portato ad un sensibile ampliamento della fascia d’età dell’utenza, soprattutto nei confronti dei più giovani.
La filosofia del ‘less is more’ si impone dunque anche in medicina estetica e inaugura l’era dell’eleganza, delle ‘clean girl’ (dalla pelle naturale e dal glow luminoso). Su questo approccio incidono anche molto i social media, che portano, dalla generazione Z ai millennial, ad un marketing su misura declinato sui diversi social, a seconda della classe d’età. Attenzione però. Fondamentale è affidarsi sempre a professionisti. A lanciare il messaggio sono gli esperti presenti a Roma in occasione del Congresso della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME).
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Giovani sempre e comunque? Importante rispettare la psicologia di ognuno
Il rischio dell’abuso dei social è avvallare l’affermarsi di standard di bellezza non realistici, a volte pericolosi e associati alla pretesa di ottenere tutto e subito. L’empowerment derivante dalla conoscenza approfondita delle nuove tecniche andrebbe sempre calato nella realtà delle singole persone, che dovrebbero affidarsi al medico estetico per la scelta del trattamento da effettuare, senza interpretare il ricorso alla medicina estetica come un progetto on demand, dal menu offerto dai social. La psicologia dell’individuo, la sua personalità e le istanze del suo benessere interiore non dovrebbero mai essere sacrificate in nome dell’aspetto esteriore da sfoggiare in un selfie o in una clip su TikTok.
Le nuove tecnologie digitali e di Intelligenza Artificiale hanno messo a disposizione ‘app’ di face editing ed esperienze di realtà aumentate che stanno entrando sempre di più nelle dinamiche di consulto, preliminari al trattamento e che permettono al medico di fornire al paziente un’idea precisa dei risultati di una determinata procedura.
“Finalmente stiamo assistendo ad un ritorno alla normalità e alla naturalezza dei risultati della medicina estetica – commenta il presidente della SIME Emanuele Bartoletti – Ma ogni era ha la sua debolezza. Infatti se è vero che le donne dai 35-40 anni in su hanno iniziato a capire l’importanza della naturalezza, stiamo assistendo oggi ad una esasperazione del concetto di prejuvenation: un termine che traduce in linguaggio moderno il concetto di prevenzione che è il primo obiettivo della medicina estetica.
Infatti troppe giovani e molto giovani spinte da comunicazioni social troppo aggressive fatte da loro coetanee o, peggio, da medici o non medici con pochi scrupoli, ricercano delle modifiche non giustificate del loro corpo (labbra, zigomi, seno, naso). Non essendo giustificate da un inestetismo da correggere, se eseguite non fanno altro che portare ad una alterazione della naturalezza e della bellezza fisiologica che è propria dell’età adolescenziale e postadolescenziale. Ricordo che la prevenzione è soprattutto educazione allo stile di vita, non va confusa con la correzione. Dietro il termine prejuvenation troppo spesso si nascondono inutili correzioni su soggetti troppo giovani fatte con la scusa della prevenzione”.
Come è fatta la pelle e perché bisogna agire sul derma
La pelle è composta da tre strati sovrapposti. Profondamente si trova l’ipoderma, fatto soprattutto da grasso e tessuto elastico che ha azione azione isolante che il pannicolo adiposo riveste nei confronti degli organi interni. Questi così vengono protetti dalle variazioni ambientali legate al caldo e al freddo. Subito sopra si trova il derma, costituito soprattutto da tessuto connettivo muscoli e vasi sanguigni. Il derma rappresenta una sorta di “serbatoio” di sangue e nutrimento per la soprastante epidermide. In esso si trova anche uno strato di proteine speciali, che forma il tessuto collagene, strutturate in una rete che permette alla pelle di essere elastica ma nello stesso tempo compatta.
Quando si creano leggere lesioni in questa rete di supporto non appaiono lesioni esterne, ma possono comparire le antiestetiche smagliature. In media il derma è quattro volte più spesso dell’epidermide, lo strato più superficiale, che è a sua volta formato da cinque strutture sovrapposte. La parte più esterna dell’epidermide, che è del tutto priva di vasi sanguigni tanto che quando ci produciamo un sottile taglio molto superficiale non vediamo uscire sangue, si chiama strato corneo. È formato da pelle ormai “inutilizzabile” pronta a sfaldarsi. Ma sotto lo strato corneo si trovano strutture vive, che ricevono il nutrimento da parte del derma attraverso un processo che viene definito “diffusione” degli umori.
Il derma, ovvero lo strato mediano della pelle, per la sua funzione sta diventando sempre di più l’obiettivo di tante terapie di medicina estetica che trovano indicazioni diverse a seconda delle fasce d’età e del grado di invecchiamento. Esistono tre livelli diversi di azione a livello del derma, indicati in quest’ordine per classi d’età crescenti.
Quando è utile la biostimolazione
Con il termine biostimolazione si definisce tutto ciò che stimola i fibroblasti e questi si ottiene con piastrine (PRP), polinucleotidi e con l’acido ialuronico frazionato (a basso peso molecolare). “È il primo step della manutenzione, obiettivo primario, insieme alla prevenzione, della medicina estetica – sottolinea Bartoletti. Questa terapia permette di mantenere i fibroblasti attivi nella loro produzione di collagene, elastina ed acido ialuronico, attività che si traduce in una cute più tonica, elastica e, poiché le piastrine contengono anche fattori di crescita che stimolano la produzione di nuovi vasi sanguigni, più rosea e più ossigenata.
Ricordo che il PRP può essere eseguito esclusivamente in centri ospedalieri, o in studi medici autorizzati da un centro trasfusionale. In alternativa, l’infiltrazione di frazioni di acido ialuronico ha la capacità di stimolare i fibroblasti alla produzione di acido ialuronico perché è come se queste cellule, entrando in contatto con le frazioni, riconoscessero che l’acido ialuronico si sta degradando e quindi reagiscono di conseguenza con la sua produzione. I polinucleotidi invece aiutano, in via indiretta, i fibroblasti a mantenersi attivi nella replicazione e quindi nel numero, e nella loro capacità produttiva”.
Quando serve la biorivitalizzazione
Chiamata anche biosupplementazione, questa tecnica consiste nella somministrazione dell’acido ialuronico nella cute un po’ più avanti con l’età, per sfruttare le stesse funzioni dell’acido ialuronico prodotto dai fibroblasti, cioè legare molecole d’acqua per idratare e distendere il derma. “Quando i fibroblasti cominciano ad avere difficoltà nel produrre acido ialuronico o in pazienti con una cute molto secca e un derma molto sottile e poco elastico, può esserci indicazione a inserire nel derma dell’acido ialuronico puro associato più o meno a frazioni di acido ialuronico – dice il presidente SIME. Quello puro sostituirà l’azione di legare molecole d’acqua, e quindi idratare e inturgidire il derma, dell’acido ialuronico autologo, mentre le frazioni, stimoleranno comunque i fibroblasti a produrne di nuovo”.
Come si fa la bioristrutturazione
Si effettua utilizzando i cosiddetti filler dermici ristrutturanti a base di acido polilattico o idrossiapatite di calcio diluita che stimolano la produzione di collagene (e non di acido ialuronico e fibrina). Quello che viene prodotto è un collagene ‘fibroso’ che, sulle pelli più avanti con l’età, ha la capacità di dare un volume diverso da quello ottenibile con i classici filler ed è molto modulabile. Il riempimento si ottiene infatti nell’arco di varie settimane (c’è bisogno di 2-3 sedute a distanza di un mese, da ripetere eventualmente dopo un anno) e ci si può fermare quando si raggiunge un risultato valido.
È un riempimento ‘autologo’ ma solo con collagene prodotto dalle proprie cellule. “Si tratta appunto di una ristrutturazione – fa sapere Bartoletti. Andando avanti con l’età, la capacità di risposta dei fibroblasti alle stimolazioni analizzate finora ovviamente si riduce, per cui è necessario agire con un altro tipo di stimolazione che è quella di creare una reazione di leggera fibrosi che vuol dire riempire l’area stimolata con del collagene che occuperà spazio e aumenterà leggermente il volume dell’area trattata. Essendo una reazione progressiva, ci si può fermare quando si raggiunge il risultato idoneo.
L’indicazione è lo svuotamento delle parti molli del volto, come le guance e la regione al davanti delle orecchie, con il risultato di una distensione delle fini righe superficiali proprie di una età un po’ più avanzata. Ovviamente tutte queste terapie devono avere una indicazione clinica sul paziente data sempre da un check up di medicina estetica e devono essere eseguite da medici preparati che ne conoscano potenzialità, limiti e soprattutto che rispettino le controindicazioni”.