Elettrocardiogramma (ECG): cos’è e come si svolge

L'elettrocardiogramma (ECG) è un test diagnostico che registra l'attività elettrica del cuore per monitorare il ritmo cardiaco e rilevare irregolarità quali aritmie, ischemie o infarti

Pubblicato: 30 Aprile 2024 09:29

Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Il monitoraggio cardiaco è essenziale per l’identificazione di eventuali irregolarità che possono risultare in condizioni mediche serie. L’Elettrocardiogramma (ECG) si distingue come lo strumento preliminare per gli specialisti nell’esaminare le dinamiche cardiache. Utilizzando un elettrocardiografo, l’ECG è un’indagine rapida, non invasiva e di facile esecuzione che cattura con precisione l’attività elettrica del cuore, traducendola in un grafico interpretativo.

L’ECG trova ampia applicazione nel monitoraggio atletico, offrendo un’analisi sia a fini diagnostici che per valutare la risposta del cuore a terapie mediche, oltre a controllare la funzionalità cardiaca post-chirurgica.

Che cos’è l’elettrocardiogramma

L’Elettrocardiogramma (ECG) è una prova diagnostica fondamentale che registra l’attività elettrica del cuore attraverso l’uso di elettrodi posizionati sulla pelle. Questo esame non invasivo rileva le minuscole cariche elettriche generate dal battito cardiaco, le quali si propagano attraverso i tessuti cardiaci. Mentre il cuore si contrae e si rilassa, l’ECG traccia linee e onde su un grafico, che rappresentano le diverse fasi dell’attività cardiaca. Il pattern risultante fornisce al medico informazioni vitali sul ritmo e sulla struttura del cuore, nonché sulla presenza di eventuali ischemie, aritmie o danni al muscolo cardiaco. L’analisi di queste informazioni può indicare se il cuore funziona normalmente o se ci sono anomalie che richiedono ulteriori indagini o interventi.

Prima di capire precisamente come viene effettuato un ECG e quali sono le diverse tipologie è importante conoscere il funzionamento del cuore.

La contrazione cardiaca è chiamata sistole, mentre il rilascio è chiamato diastole. Il cuore è un organo costituito da tessuto muscolare, il miocardio, ed è divisibile in 4 cavità:

Il miocardio riesce a generare gli impulsi per la contrazione degli atri e dei ventricoli, come se fossero veri e propri impulsi elettrici. La sorgente di questi è il nodo seno atriale (che si trova nell’atrio destro), il quale scandisce la frequenza cardiaca di contrazione, creando il cosiddetto ritmo sinusale, cioè il ritmo cardiaco.

L’Elettrocardiogramma quindi, permette al cardiologo di individuare possibili anomalie nel funzionamento dell’attività cardiaca.

L’ECG viene quindi utilizzato per rilevare una serie di anomalie e condizioni cliniche, tra cui:

Come si svolge l’elettrocardiogramma?

La procedura per effettuare correttamente un ECG prevede che vengano applicati sulle braccia, sul torace e sulle gambe del paziente, il quale deve essere in uno stato normale di riposo, delle placche e delle piccole ventose (elettrodi). Attraverso questi supporti si registrano le variazioni le quali vengono tracciate su un supporto cartaceo e video.

Il tracciato poi deve essere controllato dallo specialista, che ne analizza i dettagli con l’obiettivo di escludere eventuali anomalie. Alcuni strumenti di ultima generazione restituiscono già in automatico il risultato dell’esame. Questo permette di avere una diapositiva precisa dello stato di salute del cuore del paziente, sia che si tratti di un semplice esame di routine ad esempio per gli sportivi, sia invece che si tratti di un monitoraggio costante a seguito di un intervento oppure di un trattamento farmacologico.

L’ECG è un esame indolore, rapido in quanto viene solitamente effettuato in pochi minuti e non è per nulla invasivo. Per tutta questa serie di motivi, non richiede alcun tipo di preparazione specifica da parte del paziente.

Strumenti e tipi di elettrocardiogramma

La durata dell’ECG in realtà dipende anche dalla tipologia di esame che viene effettuato. L’Elettrocardiogramma infatti, non è sempre uguale, ma esistono 3 diversi tipi di esame:

L’Elettrocardiogramma a riposo viene effettuato con il paziente a riposo, steso su un lettino. Vengono applicati gli elettrodi con placche metalliche su braccia, torace e gambe, solitamente vanno da 12 a 15. Gli elettrodi possono essere applicati tramite gel, adesivo o ventose.

Nel momento in cui si inizia la registrazione del ritmo sinusale, il paziente deve rimanere fermo e non può parlare.

L’ECG registra quindi eventuali anomalie quando il cuore è a riposo (in alcuni soggetti infatti tali anomalie non sono visibili sotto sforzo). Al termine dell’esame, il paziente può tornare alla propria routine.

L’Elettrocardiogramma sotto sforzo è quello che viene solitamente effettuato durante le visite mediche sportive. Serve per individuare cardiomiopatie latenti o per definire quali sono i limiti per l’attività sportiva per le persone affette da scompensi coronarici.

Il ritmo sinusale registrato in questo caso è sotto sforzo, quindi al paziente viene chiesto di effettuare attività fisica durante l’esame, come ad esempio camminare su un tapis roulant o pedalare su una cyclette.

Gli elettrodi in questo caso vengono applicati solo sul torace e viene chiesto al paziente di aumentare gradualmente l’intensità dell’attività fisica. Questo è un esame che ha alcune controindicazioni, in particolare per le persone che soffrono di insufficienza cardiaca. Il cuore viene sottoposto a stress e pertanto è necessario affidarsi al parere del cardiologo, il quale indicherà la fattibilità o meno dell’esame, secondo la storia clinica del paziente.

La terza tipologia è l’Holter cardiaco che individua aritmie discontinue, le quali compaiono in modo irregolare e possono pertanto non essere rintracciabili durante un normale ECG. L’Holter viene effettuato con un elettrocardiografo portatile che deve registrare l’ attività cardiaca per un minimo di 24 ore e per un massimo di 7 giorni.

Vengono quindi applicati sul torace del paziente 6-8 elettrodi collegati all’Holter portatile, il quale ha la dimensione di un cellulare. L’Holter funziona in modo continuo anche durante le ore notturne: il paziente deve proseguire con la sua quotidianità annotandosi però l’orario di inizio delle rispettive attività svolte. Ovviamente l’Holter non può essere bagnato e pertanto il paziente non dovrà fare la doccia durante l’esame.

Questo tipo di ECG viene utilizzato per individuare: aritmie, alterazioni discontinue del ritmo sinusale, ischemie e disturbi come il cardiopalmo, dolori al torace, perdita di coscienza e vertigini.

Come leggere l’elettrocardiogramma

L’Elettrocardiogramma viene letto dal cardiologo, il quale identifica i 6 diversi tipi di onde (P,Q,R,S,T).

Ogni ciclo cardiaco inizia con un impulso che proviene dal nodo senoatriale (pacemaker cardiaco). Questo impulso attiva le due camere superiori del cuore (atri). L’onda P che ne deriva rappresenta la contrazione degli atri.

Successivamente l’impulso elettrico si sposta verso il basso e provoca la contrazione dei ventricoli (rappresentata dal complesso QRS sul tracciato ECG).

Infine la corrente elettrica si retrodiffonde dai ventricoli in direzione opposta e questo provoca il rilassamento dei ventricoli (onda T).

Le onde tutte insieme costituiscono il complesso PQRST, ciascuna onda è divisa da un intervallo R-R che identifica il ciclo cardiaco. Inoltre esistono altri intervalli, quali l’intervallo PR (distanza fra l’inizio dell’onda P e l’inizio del complesso QRS, rappresenta l’intervallo necessario perché la depolarizzazione atriale raggiunga i ventricoli) e l’intervallo QT (distanza fra l’inizio del QRS e la fine dell’onda T, rappresenta l’intera attività elettrica ventricolare).

Come si fa a capire se ci sono anomalie? Il cardiologo identifica che uno o più di uno di questi elementi mancano o hanno morfologie insolite.

Ovviamente, i parametri da monitorare sono talvolta complessi e gli specialisti seguono i rispettivi standard di riferimento per determinare la presenza di possibili situazioni di rischio.

Fonti bibliografiche:

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