Dispepsia funzionale: sintomi, cause e cura

La dispepsia funzionale è un disturbo digestivo che causa sintomi come dolore o fastidio al tratto superiore dell'addome, spesso associato a nausea, gonfiore e sazietà precoce

Pubblicato: 22 Aprile 2024 10:32

Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

La dispepsia, detta anche dispepsia funzionale, è un disturbo molto fastidioso riconoscibile attraverso diversi sintomi come, ad esempio, il gonfiore addominale, il bruciore o il senso di sazietà. Questi segnali si possono manifestare solitamente quando il soggetto si trova a digiuno o subito dopo aver mangiato o indipendentemente dai pasti. Spesso è difficile interpretare le cause di questo malessere, molte persone soffrono di dispepsia senza comprenderne il motivo e di conseguenza non sanno bene come affrontarlo e risolverlo. Ma andiamo nel dettaglio, partendo dalla definizione esatta di dispepsia funzionale e passando poi ai suoi sintomi.

Cos’è la dispepsia funzionale

La dispepsia, conosciuta anche come “digestione lenta”, è definita dal punto di vista clinico “dispepsia funzionale”. Scopriamo perché. Con “dispepsia” si fa riferimento ad un disturbo della digestione, mentre con il termine “funzionale” si indica l’assenza di un danno o di una lesione evidente nell’organo. Questa caratteristica comporta, come conseguenza, il fatto che la sintomatologia sia causata solo da un’alterazione della funzionalità.

Quali sono i sintomi della dispepsia funzionale

Quali sono quindi i sintomi che possono far pensare ad un a dispepsia funzionale e quindi allarmare il soggetto che lamenta questi disturbi?

I segnali che il nostro corpo può lanciare in caso di dispepsia funzionale si presentano sotto varia natura. Si tratta prevalentemente di sintomi “localizzati” a livello dello stomaco e del duodeno. I più ricorrenti sono:

A questi possono aggiungersene altri come:

Soffermandoci su questi ultimi, all’eruttazione di aria può associarsi anche un vero e proprio rigurgito di materiale di natura acida che refluisce dallo stomaco fino alla bocca, dove si avverte una fastidiosa sensazione di liquido. Questa sensazione può portare alla necessità di vomitare per liberarsi dal malessere. Anche l’alito cattivo può essere un sintomo dispeptico. Il ristagno di cibo nello stomaco, infatti, già in parte digerito, produce cattivo odore che risale attraverso le vie respiratorie.

Oltre a questi disturbi tipici della dispepsia, in alcuni casi, possono manifestarsi anche alterazioni dell’alvo intestinale, che portano a stitichezza o diarrea. Si tratta di fastidi riferibili alla parte gastrointestinale, ai quali possono associarsene altri, di altra natura, come sonnolenza postprandiale, mal di testa, calo dell’attenzione e irritabilità.

Quali sono le cause della dispepsia funzionale

La domanda che sorge spontanea a questo punto è la seguente: com’è possibile che l’apparato gastrointestinale sia danneggiato nelle sue funzioni causando disturbi, pur non essendoci una causa organica? Le cause esatte della dispepsia funzionale non sono completamente comprese, ma si ritiene che siano multifattoriali e coinvolgano una combinazione di fattori, tra cui alterazioni nella motilità gastrica, ipersensibilità viscerale, infiammazione a basso grado e disfunzione della regolazione nervosa dell’apparato digerente. Inoltre, è ormai appurato che una delle motivazione di fondo della dispepsia funzionale sia proprio uno stato di malessere emotivo e psicologico, come per esempio:

Nelle persone più “sensibili” queste sensazioni e stati d’animo possono essere “somatizzati”,cioè trasformati dal cervello in veri disturbi fisici, localizzati nel corpo come in questo caso nell’apparato gastrointestinale, dando luogo ai tipici sintomi della dispepsia funzionale che si acutizzano in alcuni momenti, come dopo aver mangiato.

Possono esserci complicazioni?

La dispepsia funzionale generalmente non espone il soggetto a complicazioni, anche se il disturbo persistente potrebbe essere sintomo di altre patologie più gravi, come una gastrite, un reflusso gastro esofageo, un’ulcera gastrica, calcolosi biliare e addirittura in certi casi può essere segnale di un tumore allo stomaco. È bene, quindi, controllare sempre questo disturbo e non sottovalutarlo perché potrebbe determinare il peggioramento di una malattia già in essere.

Esistono rimedi naturali alla dispepsia funzionale?

Le cure in caso di dispepsia funzionale sono di vario genere. Prima di sottoporsi a trattamenti medici, sarebbe più opportuno recuperare un certo equilibrio psicologico, comprendendo quali sono le fonti che generano ansia e stress per poterle gestire e ridurre. Quindi si consigliano tecniche di rilassamento che possono dare una mano ad allentare le tensioni e così a digerire meglio il cibo. Tisane e infusi sono i rimedi naturali più classici per contrastare i più comuni disturbi e per favorire la normale funzione digestiva. Gli estratti vegetali tipici degli infusi e delle tisane anti reflusso o digestive sono:

Quindi tra le prime misure da adottare c’è sicuramente quella di correggere le proprie abitudini alimentari, mangiando lentamente, evitando gli eccessi alimentari ed eliminando dalla dieta cibi fritti e speziati, alcolici, caffè e bevande gassate e riducendo i cibi grassi e i dolci. È bene anche evitare gli alimenti molto caldi o freddi. Si consiglia anche di mangiare a orari fissi, magari lasciando passare 3/4 ore tra un pasto e un altro, per terminare la digestione prima di passare al nuovo pasto.

Evitare di fumare e fare sport

Un’altra buona prassi da adottare per allentare le tensioni legate alla digestione è quella di smettere di fumare e dedicarsi allo sport, perché l’attività fisica se svolta in modo continuativo stimola la peristalsi e aiuta a digerire meglio. L’ideale può essere, ad esempio, abituarsi a camminare dopo pranzo, meglio evitare, invece, un’intensa attività fisica dopo aver mangiato come altrettanto importante è cercare di non coricarsi a stomaco pieno.

Cura e trattamenti farmacologici della dispepsia

Come rimedi farmacologici, data la componente psicosomatica della patologia, possono essere indicati ansiolitici (benzodiazepine) o antidepressivi triciclici a bassi dosaggi, in associazione alla psicoterapia, in caso di dispepsia legata allo stress. Se il dolore diventa particolarmente acuto o si prolunga oltre i 10 giorni, con conseguente perdita di appetito e del peso o si manifesta vomito con tracce di sangue, è opportuno consultare subito il proprio medico.

Questi segnali potrebbero essere infatti un campanello di allarme che prelude altre patologie e quindi un problema più serio. Dopo aver effettuato un’attenta anamnesi, raccogliendo cioè tutte le informazioni utili sul paziente (storia clinica, aspetti dei dolori accusati, stile di vita in generale e alimentare), il medico eseguirà l’esame obiettivo. Questo può bastare per dare una diagnosi di dispepsia funzionale, ma non essere sufficiente per escludere una forma organica e così la presenza di un’eventuale patologia, che sia la causa della difficoltà legata alla digestione.

In base ai risultati dell’esame, il medico curante valuterà se prescrivere degli accertamenti come la ricerca dell’Helicobacter pylori, la radiografia con pasto di baritato, manometria esophagea, l’ecografia, un’endoscopia digestiva (in genere l’esofagogastroduodenoscopia), la TAC o la risonanza magnetica nucleare.

Se uno di questi esami dà riscontro positivo e cioè che sussiste una patologia, lo specialista può richiedere ulteriori accertamenti medici, di secondo livello, come una pH-metria in caso di reflusso, per caratterizzarne la severità. In questo modo si potrà valutare quale terapia consigliare al paziente, che permetterà di risolvere anche la dispepsia secondaria.

L’avanzamento nella ricerca sulle cause e sui trattamenti della dispepsia ha portato all’identificazione di nuove terapie mirate, tra cui l’uso di farmaci per ridurre l’infiammazione gastrica, diete specifiche e terapie psicologiche per gestire lo stress e l’ansia correlati alla dispepsia. Tuttavia, nonostante questi progressi, rimangono ancora molte domande aperte sulla patogenesi e sul trattamento ottimale di questa malattia comune.

Fonti bibliografiche:

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