Cardiopatia: cos’è, i sintomi, come curarla

La cardiopatia è un termine generale che indica qualsiasi malattia o condizione che colpisce il cuore, influenzando la sua struttura o funzionalità

Pubblicato: 21 Marzo 2024 10:17

Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Con il termine “cardiopatia” si intendono tutte le malattie che interessano il cuore, alterando la normale circolazione sanguigna e causando – conseguentemente – importanti ripercussioni sulla salute del paziente, il quale potrebbe soffrire di limitazioni nello svolgimento delle attività quotidiane.

Cardiopatie: cosa sono e quante ne esistono

Appartengono alla categoria delle cardiopatie le patologie che si sviluppano a danno delle valvole cardiache (stenosi o insufficienza), le malformazioni congenite e tutte le patologie che possono alterare la funzione della pompa cardiaca.

In base all’origine, le cardiopatie possono essere suddivise in congenite e acquisite.

Cardiopatie congenite

Le cardiopatie congenite sono presenti nel paziente fin dalla nascita. Alcune di queste, di particolare gravità, richiedono un intervento tempestivo per correggere chirurgicamente i difetti cardiaci del bambino entro poche ore dalla sua nascita; altre invece – la maggior parte– si manifestano solo successivamente e una buona parte di queste si risolve in maniera spontanea, senza intervento medico. Circa un neonato ogni 100 nati vivi in Italia presenta una cardiopatia congenita (pari a 4000 neonati l’anno), una anomalia del cuore e/o dei grandi vasi, già presente durante la vita fetale. Queste patologie rappresentano il 40% di tutti i difetti congeniti, provocando circa il 4% dei decessi in epoca neonatale (primi 28 giorni di vita).

Le cardiopatie congenite possono essere distinte in cardiopatie con cianosi e cardiopatie senza cianosi.

Le cardiopatie con cianosi sono le più gravi e complesse da trattare, in genere dovute ad una derivazione che mette in circolo il sangue nel sistema arterioso senza prima farlo passare dai polmoni, per essere riossigenato come dovrebbe. Tra le cardiopatie con cianosi si annoverano la tetralogia di Fallot (morbo blu), l’etresia della tricuspide, la sindrome del cuore sinistro ipoplasico e l’anomalia di Ebstein.

Le cardiopatie senza cianosi sono invece dovute alla stenosi dei vasi cardiaci o aortici o alla compromissione della comunicazione intracardiaca. Tra le cardiopatie senza cianosi si annoverano la coartazione dell’aorta semplice e localizzata, gli anelli vascolari, l’Ipoplasia dell’arco aortico, la stenosi aortica congenita, la stenosi mitralica congenita e insufficienza mitralica congenita.

Cardiopatie acquisite

Le cardiopatie acquisite non sono presenti nel paziente fin dalla nascita ma si manifestano nel corso della vita. Tra queste troviamo le cardiopatie ipertensive provocate dall’ipertensione arteriosa; le cardiopatie ischemiche provocate da un’ischemia per stenosi delle arterie coronarie; le cardiopatie valvolari provocate da alterazioni di una delle valvole cardiache; il cuore polmonare cronico dovuto ad una problematica polmonare i cui effetti si manifestano anche a livello cardiaco; le miocardiopatie e le malattie del pericardio, la membrana che avvolge il cuore.

Quali sono le cause della cardiopatia

Le cause dipendono dal tipo di cardiopatia manifestata dal paziente.

Se si tratta di una cardiopatia congenita, il suo sviluppo è imputabile a cause genetiche oppure all’esposizione della madre – precedentemente o durante il periodo della gestazione – a fattori ambientali avversi allo sviluppo di un feto sano: abuso di alcool o sostanze stupefacenti, abuso di farmaci, fumo, radiazioni oppure a malattie infettive contratte dalla madre durante i primi mesi di gravidanza. Un’altra possibile causa dello sviluppo di cardiopatie congenite è il diabete mellito.

Le cause delle cardiopatie acquisite durante il corso della vita di un individuo possono essere molto varie. La cardiopatia può essere frutto di infezioni virali o batteriche, di malattie reumatiche, di tumori, di intossicazioni o di una grave insufficienza renale. A concorrere allo sviluppo di una cardiopatia ci sono vari fattori di rischio, tra i quali l’obesità, il diabete, l’ipertensione ed uno stile di vita poco sano.

Cardiopatia: i sintomi

Le cardiopatie congenite possono manifestarsi – come accennato – con un colore cianotico della pelle del neonato, sintomo di una mancata ossigenazione corretta del sangue. All’auscultazione, una cardiopatia potrà essere identificata tramite il riconoscimento delle caratteristiche del soffio cardiaco. Il soffio non è sempre un campanello d’allarme, potrebbe semplicemente indicare un faticoso adattamento del neonato alla vita extrauterina.

Le cardiopatie acquisite, nonostante siano diverse per tipologie e cause, presentano una sintomatologia piuttosto simile: dispnea, ovvero difficoltà a respirare sia a riposo sia sotto sforzo; fame d’ariadolore toracico a seguito di un’aumentata richiesta di sangue da parte dell’organismo (attività fisica, freddo, ecc…); gonfiore e ritenzione idrica a livello degli arti inferiori; palpitazioni.

La diagnosi di cardiopatia

Per quanto riguarda la cardiopatia congenita in età neonatale, la diagnosi sarà fatta alla nascita. Se questo presenta evidenti segni di cianosi, l’auscultazione cardiaca sarà eseguita immediatamente. Se il neonato non presenta cianosi, l’auscultazione verrà eseguita ugualmente, in quanto parte della visita neonatale necessaria per accertarsi del buono stato di salute del neonato. Se è presente un soffio, il medico lo rileverà ed eseguirà i necessari approfondimenti diagnostici.

La diagnosi delle cardiopatie acquisite avviene quando un paziente in età adulta riconosce alcuni dei sintomi sopra descritti e decide di affidarsi alle cure del cardiologo. È di fondamentale importanza effettuare i check-ups frequenti per fare diagnosi prima possibile che questo potrebbe avere impatto sulla prognosi del paziente.

Durante la visita, il paziente sarà sottoposto ad un’accurata anamnesi, necessaria per indirizzare il sospetto diagnostico del professionista verso una cardiopatia piuttosto che un’altra. Le informazioni che vi verranno richieste sono: storia clinica familiare, storia clinica personale, abitudini, stile di vita e valutazione di eventuali fattori di rischio. Subito dopo, il cardiologo eseguirà un’attenta auscultazione cardiaca; in questo modo potrà rilevare eventuali segni di cardiopatia.

L’auscultazione – però – non è sufficiente alla formulazione di una precisa diagnosi: sarà necessario eseguire alcuni esami specifici tra i quali l’elettrocardiogramma per evidenziare anomalie nel ritmo cardiaco; l’ecocardiografia per individuare alterazioni alla struttura cardiaca; l’ecografia cardiaca con Doppler per la misurazione della velocità con cui il flusso sanguigno passa attraverso le valvole del cuore, così da evidenziare eventuali stenosi o insufficienze.

Soltanto dopo aver ottenuto i risultati di questi esami specialistici, il medico avrà tutti gli elementi necessari a fornire una corretta diagnosi, così da poter impostare la corretta terapia da seguire.

Cardiopatia: la terapia più adeguata

Come abbiamo visto, lo sviluppo di una cardiopatia in età adulta dipende, in buona parte, dalla presenza di fattori di rischio. Un corretto percorso terapeutico inizierà, dunque, con l’eliminazione delle cattive abitudini che potrebbero far insorgere la patologia e rallentarne o impedirne la guarigione. È necessario evitare fumo, gli eccessi di alcool, tenere sotto controllo il proprio peso, evitare uno stile di vita sedentario, praticare regolare attività fisica.

A seconda della gravità del quadro clinico e della diagnosi effettuata dal cardiologo, la corretta terapia potrebbe essere o farmacologica o – nei casi più gravi – chirurgica.

La terapia farmacologica per la cura delle cardiopatie è volta al trattamento della principale causa scatenante: l’ipertensione. Farmaci diuretici, ace inibitori, beta-bloccanti e sartani sono quelli più indicati per il trattamento dell’ipertensione in quanto questa determina, a lungo andare, importanti effetti sulle pareti delle arterie.

Nei casi di cardiopatia più grave – o nei casi di cardiopatie congenite che non regrediscono spontaneamente –, potrebbe essere necessario ricorrere alla terapia chirurgica con un’angioplastica (con o senza impianto di stent metallici) o con la realizzazione di by-pass aorto-coronarici.

Negli ultimi anni, si sono registrati significativi progressi nella terapia delle cardiopatie, con l’avvento di nuove tecnologie e trattamenti innovativi. Tra i progressi più rilevanti, spicca lo sviluppo di terapie farmacologiche sempre più mirate e personalizzate, in grado di intervenire su specifici bersagli molecolari coinvolti nella progressione delle malattie cardiache.

Inoltre, la chirurgia cardiaca ha beneficiato di avanzamenti tecnologici che hanno reso le procedure più sicure ed efficaci, con una minore invasività e tempi di recupero più brevi per i pazienti. Allo stesso tempo, la ricerca continua a esplorare nuove strategie terapeutiche, come la terapia genica e le cellule staminali, che offrono promettenti prospettive per il futuro trattamento delle cardiopatie.

Cardiopatia: come prevenirne la formazione

Se la cardiopatia è congenita, come suggerisce la parola stessa, deriva da cause genetiche e non c’è alcun modo per prevenirne la comparsa.

Il rischio di sviluppare una cardiopatia acquisita, invece, può essere ridotto conducendo una vita sana, attiva e seguendo un’alimentazione controllata. Evitare o limitare cibi conservati, in salamoia, in scatola, snack salati, merendine, insaccati, formaggi e dolciumi preferendo invece alimenti freschi, frutta e verdura di stagione cruda o cotta, fibre, cereali integrali, pesce azzurro e cotture al vapore o alla griglia.

Fonti bibliografiche:

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