Partiamo da un presupposto imprescindibile, ogni parto è diverso e nessuno di essi è privo di dolore. Siamo state condannate, da quel passaggio biblico “ Tu donna partorirai con dolore” e, da allora, nessuna di noi ha mai raccontato della fase espulsiva come una passeggiata di salute. Ciò su cui possiamo far leva, per abbassare l’intensità del dolore, è certamente l’epidurale che la scienza ha inventato, vista l’indifferenza della natura, verso il nostro stato fisico ed emotivo.
Dicevamo che ogni parto è diverso, come del resto l’intero travaglio e la gravidanza, e non solo da donna a donna. Una stessa mamma può vivere delle diverse esperienze, fisiche ed emotive, da gravidanza a gravidanza.
Con la dottoressa Elva Viora, specializzata in ginecologia, siamo andate a dipanare qualche dubbio e a fare un po’ di chiarezza sull’epidurale e sulle varie tecniche che permettono un parto meno doloroso.
Indice
Le tecniche per affrontare un parto meno doloroso
Sebbene si parli sempre e solo di epidurale, ci sono altre tecniche, messe a disposizione della scienza, che permettono alle donne di poter scegliere un parto meno doloroso. A parte queste, illustrate dalla dottoressa Viora, ci sono anche tecniche di respirazione, esercizi di yoga, posizioni, che consentirebbero alla donna di gestire e di controllare il dolore entro certi limiti. Alcune di queste si apprendono anche durante il corso preparto, tutte possono essere acquisite con tanto esercizio e dedizione, ma certamente, nessuna elimina del tutto il dolore.
“Intanto è fondamentale chiarire che la percezione del dolore è soggettiva e che le strategie per alleviare il dolore del travaglio e del parto sono molteplici. Vi sono diverse tecniche che aiutano ad affrontare meglio il travaglio senza ricorrere ai farmaci (sostegno emotivo, parto in acqua, massaggi e respirazione, possibilità di movimento), e poi ci sono farmaci molto efficaci che le donne possono scegliere in base all’approccio che preferiscono: naturale o farmacologico.
Nel caso si decida per un parto naturale, è necessario coordinarsi con l’ostetrica sul percorso da fare per arrivare preparate al travaglio. Ed ancora una volta, è fondamentale frequentare un corso pre-parto, anche sotto questo aspetto.
Nel caso si scelga, invece, la via farmacologica, l’approccio dipende da quali opzioni sono disponibili nella struttura ospedaliera dove andremo e sarà valutato insieme al ginecologo/ginecologa, al personale ostetrico ed all’ anestesista. Le opzioni possibili sono diverse: analgesia epidurale, analgesia spinale, protossido di azoto”.
Cos’è l’epidurale, come si pratica
Se c’è chi sposa l’idea che il parto debba essere il più naturale possibile, affidandosi anche al parto in casa, c’è chi vuole per sé un travaglio ed una fase espulsiva più controllata possibile, più gestibile, se così possiamo dire.
Ogni ospedale ha il suo protocollo e, quando andremo a decidere in quale ospedale partorire, anche questo sarà elemento determinante. Dobbiamo, però, conoscere prima le varie opzioni, approfondirle, par capire bene ciò che è meglio per noi. Ecco le parole della ginecologa Elsa Viora.
“L’analgesia epidurale è la tecnica più utilizzata e più efficace per ridurre il dolore, durante il travaglio ed il parto. Deve essere eseguita da un medico anestesista, e consiste in una puntura nella parte bassa della schiena (regione lombare) con la quale viene inserito un sottilissimo catetere. Esso viene lasciato per tutto il tempo necessario ed è attraverso questo che viene somministrato l’anestetico”.
Ovviamente, non sempre, pur avendo concordato e dichiarato, in forma scritta e previa una serie di indagini, di voler l’epidurale, essa possa essere effettuata. Per esempio, se si arriva in ospedale già molto dilatate, pronte alla fase espulsiva, essa non viene fatta.
È ad ogni modo necessario aver fatto, qualche settimana prima del parto, anche un colloquio con l’anestesista. Senza poi quel famoso consenso, anche se cambiassimo idea, durante il travaglio, non sarà tornare indietro. Per questo è importante informarsi prima e decidere serenamente ciò che si vuole per se stesse.
Pro e contro dell’epidurale
L’epidurale non elimina totalmente il dolore ma può ridurlo in modo significativo. Il pro, il vantaggio principale, è ovviamente questo. Dall’altro canto, ci sono dei contro, situazioni critiche che possono interferire durante il travaglio od il post parto. Per prima cosa, la donna, sentendo meno i movimenti del bambino, potrebbe non spingere bene, al momento giusto. È fondamentale avere accanto un qualificato ed esperto personale ostetrico, per aiutarci in questa fase.
Secondo inconveniente è quello, a parto avvenuto, di compromettere temporaneamente la funzionalità della vescica e questo potrà comportare la necessità di un catetere. Ovviamente è una situazione transitoria ma fastidiosa. Stesso discorso per la mobilità della donna, che potrebbe essere leggermente compromessa, nel post parto, seppur ancora una volta in modo transitorio.
Infine, ci potrebbero del rischi per la salute della donna, ma sono rarissimi, come difficoltà respiratorie, danni ai nervi o morte. Essi saranno ben spiegati in sede di colloquio (o nel corso pre-parto) dall’anestesista.
Alternative all’epidurale
Abbiamo anticipato che altre sono le tecniche da poter mettere in campo per un parto meno doloroso: sarà necessario informarsi su dove esse vengano effettuale, in quanto anche questo è un elemento importante per scegliere l’ospedale del parto. Ecco spiegate da Viora, le altre tecniche alternative all’epidurale.
“L’analgesia spinale è molto simile all’epidurale, ma il catetere è posto più vicino al midollo spinale ed è quella utilizzata nel caso di taglio cesareo.
L’analgesia con oppioidi, invece, prevede la somministrazione per via endovenosa di farmaci oppioidi (principalmente meperidina). E’ meno efficace della peridurale e può indurre sonnolenza, nausea e vomito. Anche sul neonato può provocare sonnolenza.
L’analgesia con protossido di azoto prevede la somministrazione, attraverso una mascherina, del gas analgesico. La donna aspira il protossido di azoto, ogni volta che sta per arrivare una contrazione. Il gas non è un anestetico, ma aiuta a ridurre il dolore, e a rendere le contrazioni più sopportabili. Questo tipo di analgesia è utilizzata soprattutto in Canada e in Regno Unito, in Italia è disponibile solo dal 2010”.
Epidurale sì o no
Ogni donna ha il diritto, ma anche il dovere, di informarsi il più possibile sulle proprie possibilità. Una volta effettuata la scelta, ella dovrà informarsi su quale tecnica è disponile nella struttura nella quale si è deciso di partorire. Ella dovrà anche sapere che potrebbero esserci delle circostanze che impediscano, nonostante la scelta fatta e la disponibilità iniziale dell’ospedale, la somministrazione della tecnica voluta.
Nessuno deve influenzare la sua scelta: i professionisti dovranno fornirci le informazioni e, se chiesti, potranno darci i miglioro consigli, ma ricordiamo che noi donne non dobbiamo fare le eroine, per cui siamo sempre e solo noi a dover decidere liberamente.
Seppur paia scontato, infine, è bene ricordare che non si è più o meno mamme in base al parto che si è fatto o in base al fatti se si abbia o meno allattato. Dobbiamo prendere le decisioni che meglio fanno al caso nostro, tutto qua. Senza giudizio alcuno su di noi o sulle altre.