La guerra la conosce da vicino, per questo ha deciso di protestare contro quello che sta succedendo in Ucraina, con un cartello in mano che spiega bene il suo pensiero: Yelena Osipova, quasi 80 anni, è scesa in piazza per manifestare i suoi ideali. E per questo è stata arrestata e portata via dalla polizia russa. La sua storia è drammatica, e narra un altro piccolo tassello degli orrori che il conflitto ha portato anche in Russia.
Yelena Osipova, arrestata a 80 anni
Yelena è una donna dal gran coraggio. Ne ha avuto tanto quando, ancora giovanissima, ha vissuto sulla sua pelle il terribile assedio nazista di Leningrado, che all’epoca della Seconda Guerra Mondiale ha provocato centinaia di migliaia di vittime. E ne ha ancor di più oggi, che non può sopportare l’idea di lasciar rivivere quell’orrore a persone innocenti, per di più per mano del suo stesso popolo. Così, indossato un pesante cappotto per proteggersi dai rigori invernali, è scesa in piazza nella sua amata San Pietroburgo, quella stessa città in cui era riuscita a sopravvivere ai nazisti.
Con un cartello in mano, ha sfidato l’esercito russo: “Soldato, lascia cadere la tua arma e sarai un vero eroe” – queste le parole che vi ha scritto sopra, un gesto bellissimo che sa di pace. Ma Yelena è finita schiacciata da quel sistema che vieta qualsiasi protesta, che mette a tacere ogni voce fuori dal coro. Ed è stata arrestata, nonostante i suoi 80 anni e la sua assoluta inoffensività. La donna, assieme a centinaia di altri manifestanti, è stata condotta via dalla polizia. Perché esprimere il proprio dissenso sulla guerra in Ucraina è ora diventato un reato, che in moltissimi stanno già pagando.
L’orrore della guerra in Ucraina
Ciò che sta succedendo in Ucraina non risparmia nessuno. Uomini, donne, bambini: questa guerra ha travolto tutti, mettendo in ginocchio intere città. Le immagini che arrivano dai seminterrati in cui molte persone hanno trovato riparo sono strazianti. I minuscoli neonati ricoverati in terapia intensiva in un ospedale di Dnipro, che i medici hanno dovuto spostare in un rifugio antiaereo privo di qualsiasi macchinario salvavita, sono ancora davanti ai nostri occhi. Così come i piccoli orfani che dolcissime tate cercano di intrattenere, distraendoli dal dramma che si abbatte a pochi passi da loro.
Chi può, sta cercando la fuga. Ma non è facile: si tratta di percorrere centinaia di chilometri, spesso a piedi, contando solo sullo sporadico aiuto di generosi abitanti che hanno aperto le loro porte ai profughi. Ovviamente, sotto un cielo rischiarato solo dalle bombe russe. E al confine con la Polonia, gli uomini dai 18 ai 60 anni lasciano le loro famiglie in mani sicure per tornare in città, pronti ad imbracciare le armi per combattere il nemico.
Anche il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky e sua moglie Olena hanno deciso di restare nel Paese, nonostante la chiara minaccia ricevuta. Il loro obiettivo è quello di rimanere accanto al loro popolo, di dare prova di grande coraggio e lealtà contro un invasore che, fin troppo spesso, manda allo sbaraglio giovanissimi soldati che della guerra, in realtà, non sanno nulla. In tutto questo, come sempre, a farne le spese sono i più deboli. E per molti questi terribili momenti rimarranno impressi per tutta la vita.