Oscar Pistorius, così il campione mondiale è diventato un assassino

Dopo 9 anni Oscar Pistorius lascia il carcere. Cosa ne sarà, adesso, del campione mondiale che poteva essere una leggenda ed è diventato un assassino?

Pubblicato: 8 Gennaio 2024 14:22

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Alla voce di Oscar Pistorius si legge campione. Perché in effetti, l’ex velocista sudafricano, campione lo è stato. E non abbiamo dubbi sul fatto che, se si potesse cancellare ciò che è successo quel giorno di San Valentino del 2013, lui sarebbe una leggenda vivente. Ma soprattutto Reeva, la sua fidanzata, sarebbe ancora viva.

Ma il passato, lo sappiamo, non si può cancellare. E quello che resta oggi di una dolorosa vicenda, che ha lasciato un vuoto assordante nella vita della famiglia Steenkamp e che ha scritto uno dei capitoli più neri della storia dello sport, è una vittoria amara suggellata dalla scarcerazione dell’uomo dopo 9 anni di carcere.

Cosa ne sarà, adesso, dell’ex velocista? E soprattutto come ha potuto un campione mondiale trasformarsi nel lucido assassino della sua fidanzata?

Chi è Oscar Pistorius: dagli esordi alla carriera

È il 22 novembre del 1986 quando Oscar Leonard Carl Pistorius nasce a Johannesburg, la città più grande del Sudafrica. La vita non è gentile con il figlio di Henke e di Sheila: Oscar, infatti, nasce con una grave malformazione e ha soli 11 mesi è costretto a sottoporsi a un intervento di amputazione delle gambe.

Ma ha una cosa che gli altri non hanno, quel bambino diverso da tutti gli altri, ed è la determinazione. Così, per superare quel trauma che lo accompagna dalla nascita, inizia a praticare rugby quando frequenta il liceo. Si avvicina poi alla pallanuoto e, a seguito di un piccolo infortunio, all’atletica leggera. La pratica per seguire un percorso di riabilitazione, Oscar, ma non ci vuole poi molto affinché, proprio in questa disciplina sportiva, trova la sua vocazione.

Così si allena, il futuro fastest man on no legs, e lo fa duramente. Al punto tale che nel 2004 sceglie di partecipare alla sua prima gara agonistica in occasione dei Giochi paralimpici di Atene. Non ha neanche 18 anni, Oscar Pistorius, quando guadagna i suoi primi premi: il bronzo sui 100 metri piani e l’oro sui 200 metri piani.

Ma ha un sogno ancora più grande e apparentemente irrealizzabile, Oscar, e decide di comunicarlo al mondo intero: vuole gareggiare nei Giochi olimpici di Pechino e farlo insieme ai normodotati.

Nel 2007, in occasione del Golden Gala di Roma, il velocista viene inserito nella competizione sui 400 metri piani. Oscar percorre lo Stadio Olimpico di Roma insieme agli atleti normodotati e guadagna la seconda posizione. Ma questo non gli basta: lui vuole conquistare Pechino.

La richiesta di gareggiare con gli atleti normodotati, però, viene respinta dalla IAAF con la motivazione che le protesi utilizzate dal velocista possano in qualche modo agevolarlo nella gara. Il suo sogno non si interrompe però, non in quel momento. Il tribunale sportivo gli consente di gareggiare ai Giochi olimpici di Pechino ritenendo le motivazioni della IAAF infondate o comunque non sostenibili scientificamente. Nonostante la possibilità concessa, Oscar non riesce a raggiungere i requisiti per la partecipazione.

Si rifà comunque ai Giochi paralimpici di Pechino, conquistando la medaglia d’oro per i 100 piani percorsi. Così, successo dopo successo, riceve l’appellativo di “the fastest man on no legs”, l’uomo più veloce senza gambe. Il campione conquista e detiene record mondiali, ma riscriverà la storia dello sport qualche anno dopo.

Nel 2012, partecipando ai Giochi olimpici di Londra, diventa il primo atleta paralimpico a gareggiare nell’atletica leggera. È un eroe Oscar Pistorius, per il suo Paese, per gli sportivi e per i bambini diversamente abili che lo guardano come un esempio da seguire. Una leggenda vivente che, però, sta per vedere la sua vita travolta e sconvolta per sempre.

Fonte: Getty Images
Oscar Pistorius

14 febbraio 2013: l’omicidio di Reeva

Tra una medaglia e un allenamento, Oscar non trascura l’amore. Non da quando, al suo fianco, c’è Reeva Steenkamp. Modella e assistente legale di origine sudafricana, la donna va a convivere con Pistorius nella sua casa di Pretoria. Sono insieme il giorno di San Valentino, quello in cui la vita di tutti verrà segnata da una dolorosa perdita.

Non ci sono candele, né decorazioni romantiche sparse per la casa per celebrare il giorno degli innamorati. Ma c’è il sangue, quello di Reeva che giace a terra, esanime, nella stanza da bagno. Tra le mani stringe il suo cellulare, forse perché voleva chiedere aiuto. Quello che succede quella notte è confuso, disordinato e inaccettabile, ma fatto di una sola certezza: Reeva Steenkamp è morta e a ucciderla è stata Oscar.

La mattina stessa, il campione del mondo viene arrestato dalla polizia di Pretoria. Lui non scappa e non nega: ha sparato 4 colpi della sua pistola, gli stessi che hanno trapassato la porta del bagno e il corpo della sua fidanzata. Lo ha fatto perché l’aveva scambiata per un ladro, per un intruso nella sua abitazione.

I legali della difesa sostengono la sua versione dei fatti, ma c’è chi non gli crede. La mamma di Reeva non lo fa, raccontando al mondo intero che sua figlia voleva lasciare Oscar a causa della sua gelosia e che, probabilmente, l’avrebbe fatto proprio la notte della sua morte.

Passano due anni, fatti di accuse e di difese. Il 3 marzo del 2014 inizia a Pretoria il processo e nel settembre dello stesso anno, Oscar Pretorius viene condannato a 5 anni di carcere per omicidio colposo grave e ad altri tre per detenzione illegale da arma da fuoco. La procura sudafricana non accetta la sentenza e fa ricorso, chiedendo di portare la pena a 15 anni.

Alla fine, nel novembre del 2017, è la Corte Suprema a stabilire la pena per il campione mondiale diventato un assassino. Pistorius viene così condannato a 13 anni e sei mesi di carcere, con il divieto di accedere alla libertà condizionale fino al 2023.

Il campione, l’assassino

All’alba del 7 gennaio del 2024 è il Ministero della Giustizia del Sudafrica a svelare il destino dell’ex velocista. Con un comunicato diffuso, l’istituzione ha confermato che Oscar Pistorius, dopo 6 anni di carcere, è in libertà vigilata e ci resterà fino alla fine della sua pena (2029). Attualmente l’atleta si è trasferito nella villa dello zio a Pretoria.

Per mantenere le sue condizioni, il campione del mondo dovrà seguire un programma sulla violenza contro le donne e dei corsi per imparare a gestire la rabbia. Una vittoria amara, quella del campione del mondo che è diventato un assassino, che non conosce vincitori.

“Il 14 febbraio 2013 è il giorno in cui la vita è cambiata per sempre” – ha dichiarato June Steenkamp, madre di Reeva, dopo aver appreso la notizia – “Il giorno in cui il Sudafrica ha perso il suo eroe, Oscar Pistorius, e il giorno in cui io e Barry abbiamo perso la nostra preziosa figlia, Reeva, per mano di Oscar”.

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