17 maggio 1990: una data storica contro l’omofobia

In questa data l'Oms ha cancellato l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali, definendola una variante naturale del comportamento umano. Ma a che punto siamo oggi?

Pubblicato: 17 Maggio 2021 13:14

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

La strada per la parità dei diritti, per l’uguaglianza e per l’eliminazione delle discriminazioni è ancora lunga, tortuosa e complessa. In questo percorso storico troviamo anche le battaglie volte a decriminalizzazione i comportamenti omosessuali che trovano nel 17 maggio del 1990 una delle date più importanti della storia contro l’omofobia.

Ma cos’è l’omofobia? È la paura e l’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità, della bisessualità e della transessualità e quindi delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali basata sul pregiudizio (Wikipedia).

Secondo la Risoluzione Sulla parità di diritti per gli omosessuali nell’Unione europea, approvata dal Parlamento europeo il 17 settembre 1998, questa è considerata al pari del razzismo, della xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo.

Il “rapporto” tra omosessualità e disturbo mentale

L’omossesualità si riscontra in molte specie animali mentre, nella specie umana, è riconosciuta fin dall’antichità. Tuttavia, nel corso della storia, molti degli aspetti legati all’omosessualità sono stati condannati, considerati peccati, per alcuni religiosi, o malati, a lungo proibiti e perseguiti dalla legge.

L’omossessualità è sempre stata descritta nella letteratura medica con un’inerente psicopatologia nella sua causa scatenante. Questo con il tempo ha dato vita ad alcune persecuzioni e violenze senza tregua che, inevitabilmente, hanno lasciato tracce indelebili nelle coscienze di gay e lesbiche, al punto tale che ancora oggi, questi, sono vittime in qualche modo consapevoli di un atteggiamento culturale fortemente discriminatorio.

In passato, l’omosessualità è stata al centro di un circolo vizioso buio e senza luce tra il giudizio della società eterosessista da una parte, l’influenza e le convinzioni di alcuni medici e psicologi dall’altra, e l’intolleranza generale che trovava legittimazione nelle teorie scientifiche, unita alla condanna morale e penale della religione.

Ipnosi, lobotomia, ricondizionamento masturbatorio, queste sono state solo alcune delle pratiche di terapia di conversione, detta anche riparativa o di riorientamento sessuale. Una terapia pseudoscientifica volta a cambiare l’orientamento omosessuale di una persona a favore dell’eterosessualità. A questa si sono aggiunge pratiche religiose come esorcismi o preghiere.

A partire dal XX secolo, però, qualcosa è cambiato. Prima il nascente associazionismo degli anni ’70 e ’80 poi, con il contributo di studi e ricerche, il 17 maggio del 1990 l’omosessualità è stata finalmente esclusa dalla International Statistical Classification of Diseases, Injuries and Causes of Death. Quella stessa data è diventata, universalmente, il simbolo della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. L’omosessualità è stata dissociata dai crimini e dai peccati da quasi tutti i Paesi sviluppati.

Nel 2000 l’American Psychological Association, ha emesso un documento, Position Statement on Therapies Focused on Attempts to Change Sexual Orientation – Reparative or Conversion Therapies, all’interno del quale ha disconosciuto qualsiasi terapia o trattamento per combattere l’omosessualità, indicata esclusivamente come un orientamento sessuale e non un disturbo mentale.

Sempre nello stesso anno, l’Apa, si è espressa a favore delle unioni civili tra persone dello stesso sesso come azione necessaria per consentire alle persone omosessuali di beneficiare degli stessi vantaggi affettivi delle coppie eterosessuali.

Il 17 maggio del 1990

Il 17 maggio del 1990 è una data storica per tutta la comunità, il giorno in cui l’Organizzazione Mondiale della Salute ha depennato l’omosessualità dalle malattie mentali, definendola una variante naturale del comportamento umano. Questa stessa data, coincide oggi con la Giornata internazionale contro l’omofobia, un occasione per ribadire il rifiuto contro le discriminazioni e l’intolleranza, e ribadire quindi i principi di uguaglianza riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Eppure, la storia stessa dell’omosessualità resta una ferita aperta e sanguinante nella nostra società. Molte persone, infatti, ancora oggi tendono a nascondere i loro veri sentimenti per la paura della disapprovazione degli altri, ma anche del giudizio e della violenza.

Nonostante i passi avanti fatti, l’omofobia oggi esiste e persiste, avendo un grande impatto anche tra i giovani. Questo causa difficoltà di socializzazione e conseguenze sul benessere personale e collettivo. Il riconoscimento di eguaglianza e la decriminalizzazione dell’omosessualità non bastano a risolvere i problemi che spesso affliggono la comunità di gay e lesbiche che, ancora oggi, si trovano a vivere all’interno di una società stigmatizzante e discriminatoria che li considera “diversi”.

Il problema parte sempre da lì, dall’interrogazione sulle origini delle preferenze sessuali degli altri che si tramuta molto spesso nel luogo comune di traumi precedenti o problemi in famiglia. A questo si aggiunge il fatto che è radicato il pensiero che esiste una sessualità normale, completa e compiuta che è, appunto, l’eterosessualità. Mentre il resto è considerato diverso.

A che punto siamo oggi in Italia e nel mondo?

Anche se di passi avanti ne sono stati fatti, la strada verso il punto d’arrivo è ancora lunga e non piena di insidie, come dimostra la situazione disomogenea che c’è ancora in tutto il mondo. L’omosessualità è ancora un reato per diversi Paesi al mondo. In particolare 5 nazioni, che sono rispettivamente l’Iran, l’Arabia Saudita, lo Yemen, la Nigeria e la Somalia, puniscono i comportamenti omosessuali con la pena di morte.

Nel 2002, il Pew Research Center, ha condotto la prima indagine sull’omosessualità e, mettendo a confronto i dati odierni, è emerso che molti Paesi si sono aperti accettando questo orientamento sessuale. Analizzare leggi e step legislativi in tutto il mondo risulta complicato, ma possiamo dirvi però che già nel luglio del 2020, 29 Paesi al mondo prevedevano il matrimonio tra persone dello stesso sesso e 28, altri tipi di unioni civili, inclusa l’Italia.

Sempre secondo il Pew Research Center, negli Stati Uniti, oggi il 72% delle persone afferma che l’omosessualità deve essere accettata, mentre nel 2007 era solo il 49%.

Anche in Italia la situazione sta cambiando. Dopo l’apertura da parte del Papa nei confronti delle unioni civili tra omosessuali, ecco il recente e discussissimo ddl Zan, sotto i riflettori anche grazie alle parole di Fedez che, in occasione del Concerto del 1 maggio, ha portato alla luce i contenuti del disegno di legge dopo lo stop legislativo.

La legge Zan, che prende il nome dal suo ideatore, il deputato Pd Alessandro Zan, si propone di prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità.

Il testo Zan prevede un’estensione dei cosiddetti reati d’odio per le discriminazioni razziali, etniche o religiose, previsti nell’articolo 604 bis del codice penale, anche a chi compie discriminazioni verso omosessuali, donne e disabili. Il ddl prevede la reclusione fino a 18 mesi e una multa fino a 6000 euro ai danni di chi commette o istiga a intraprendere qualsiasi atto di discriminazione, anche chi partecipa a organizzazioni che incitano alla violenza.

Se approvata, la legge, segnerebbe un grande passo in avanti contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, che si trasformerebbe nella possibilità di fatto di vivere in un Paese in cui il rispetto e l’inclusione sono, e saranno, sempre garantiti.

Fonte: iStock
Giornata internazionale contro l’omofobia

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