Chiamarla rivale storica di Elisabetta I d’Inghilterra è un eufemismo se pensiamo che lei, la regina della Scozia, fu mandata a morte proprio dalla sua acerrima regima. Proprio lei che aveva ereditato quel ruolo ingombrante a soli 6 giorni di vita a seguito della morte di suo padre, il re Giacomo V. Eppure il suo regno, quello di Maria Stuarda, non è mai stato dimenticato.
Maria Stuarda, la regina di Scozia
Nata a Linlithgow l’8 dicembre del 1542, Mary Stuart, è stata la regina di Scozia per 25 lunghi anni, nonché regina consorte di Francia tra il 1559 e il 1560. Un destino, il suo, segnato precocemente dalla morte del Re di Scozia e dall’assenza di eredi legittimi al trono. Sua madre Maria di Guisa, seconda moglie del re, era già conosciuta alla cronaca mondana dai tempi per aver rifiutato di sposare il sovrano inglese Enrico VII.
Il 9 settembre del 1543, a soli nove mesi dalla sua nascita, Maria viene incoronata regina anche per volere divino nella cappella reale del castello di Stirling. Presa in carico l’ingombrante eredità, la ragazza per scappare dalle guerre anglo scozzesi si rifugia tra la regale corte francese di Caterina de’ Medici. Diventa la regina consorte di Francia con tanto di eccezionale educazione in ambito culturale, un po’ meno in quella politica. Del resto il suo ruolo era quello di restare al fianco del suo promesso sposo.
Bella, gentile e curiosa, così la descrivono le cronache del tempo, con lunghi capelli dal colore biondo cenere, gli occhi nocciola e una pelle bianca e candida. Il 24 aprile del 1558 Maria diventa la moglie di Francesco II. Ancora una volta il destino sceglie per lei: diventa regina prematuramente insieme a suo marito a seguito della morte di Enrico avvenuta il 10 luglio dell’anno successivo alle nozze.
Il ritorno in Scozia
A causa di una grave infezione all’orecchio il re di Francia muore e Maria Stuarda si ritrova da sola, di nuovo costretta a prendere le redini della sua vita. Torna in Scozia ma lo scenario della sua terra madre è profondamente cambiato: è in corso uno scontro tra religioni.
La regina, nonostante sia devotamente cattolica, è tollerante nei confronti di quelle nuove dottrine ideologiche e religiose calviniste, ma questo non gioca a suo favore e, anzi, aumenta il potere dei lord protestanti che trasformano la regina in un acerrima nemica. Con la delusione dei sudditi cattolici, Maria si ritrova a riconoscere la supremazia protestante istituita nel territorio trovando un alleato in Giacomo Stewart, suo fratellastro, che aveva già aderito alla fazione protestante e che diventa il suo consigliere ufficiale.
Maria Stuarda è l’anima di quella rivoluzione e del cattolicesimo inglese, ma qualcun altro le rema contro approfittando delle sue chiacchierate scelte sentimentali. Si trattava di Elisabetta I, sua cugina, l’erede al trono d’Inghilterra che portava addosso un altro peso, quella di diventare fautrice della condanna a morte di una regina consacrata da Dio.
Dopo la sconfitta della battaglia di Langside, è Maria stessa che si getta inconsapevole tra le braccia del nemico trovando rifugio proprio da quella cugina che le aveva promesso aiuto e riparo. Ma quando la regina di Scozia arriva in Inghilterra il 19 maggio viene imprigionata nel paese e lì resta fino alla fine dei suoi giorni.
La trappola inglese
Compresa la trappola, Maria Stuarda ha accettato il suo destino non cedendo mai al ricatto della sovrana inglese. Sceglie consapevolmente di non riconoscere mai il potere di Elisabetta I e, durante i lunghi anni di prigionia, non potè mai più vedere suo fratello Giacomo, incaricato di guidare la Scozia in sua assenza, né tutti gli altri suoi alleati, neanche quando fu portata in tribunale per il processo.
Per quasi vent’anni, strettamente sorvegliata, resterà in prigione, nonostante i numerosi complotti organizzati dai cattolici per liberarla. A Elisabetta, invece, non restava che confermare la condanna a morte della sua rivale di sangue. L’accusa del resto era servita su un piatto d’argento ed era quella del complotto.
L’8 febbraio, il giorno dell’esecuzione, Maria venne portata nella sala del castello di Fotheringhay. Prima di ucciderla, il suo boia, le chiese scusa e iconiche sono le parole del suo perdono: “Vi perdono con tutto il mio cuore, perché spero che ora porrete fine a tutte le mie angustie”.
Di fronte alle numerose proteste dell’esecuzione di una regina consacrata da Dio, Elisabetta I cercherà di far cadere la colpa su un suo funzionario definendo la morte della regina di Scozia come un tragico errore.