Insieme a un disastro nucleare mai visto prima al mondo, si sono consumate le tragedie di tante persone. Stiamo parlando di Chernobyl e della tragedia che si è consumata a seguito dell’incidente nucleare avvenuto la notte del 26 aprile 1986. Notizie e testimonianze di quel terribile accaduto sono ancora vivide nella memoria collettiva, così come sono vivi i ricordi dei sopravvissuti.
Vigili del fuoco e primi soccorritori hanno sacrificato se stessi per contenere le conseguenze dell’esplosione del radiatore numero 4, quello che ha dato vita a una vicenda senza precedenti. A distanza di 35 anni Chernobyl fa ancora parlare di sé, toccandoci il cuore quando sentiamo i racconti di chi lo ha vissuto in prima persona.
Tra questi c’è Lyudmilla Ignatenko, la moglie del vigile del fuoco Vasily Ignatenko, la cui storia è stata raccontata anche nella mini serie televisiva creata e scritta da Craig Mazin, e diretta da Johan Renck per HBO e Sky Atlantic, Chernobyl
Chi è Lyudmila Ignatenko
La vita di Lyudmila Ignatenko era semplice e ordinaria, ma piena di amore. Con il suo Vasily, un pompiere giovane, forte e bello, viveva all’interno di un appartamento a Pripyat, città nei pressi del confine tra Ucraina e Bielorussia, con vista sulla grande centrale nucleare. Lei, che era nata sulle rive del Dnestr, era arrivata in città qualche anno prima dopo essersi diplomata e aveva trovato lavoro come pasticciera. Lui, il suo Vasily, era un vigile del fuoco.
Forse, appena trasferita, non immaginava che il suo futuro sarebbe stato qui, almeno non fino all’incontro con Vasily. Dopo tre anni di fidanzamento e una convivenza consolidata i due scelgono di convolare a nozze. E lo fanno due volte. Prima in Bielorussia, terra di origine di Vasily e poi a casa dei genitori di Lyudmila.
I giorni trascorrevano felici a Pripyat, complice la lieta notizia di una gravidanza: Luda e Vasily sarebbero diventati presto genitori. Poi ecco arrivare la primavera e quel maledetto 26 aprile, il giorno che ha distrutto ogni sogno e ha trasformato la vita di Lyudmila in un incubo di dolore e disperazione.
L’amore oltre il disastro
Di quella notte, del 26 aprile, Luda ricorda probabilmente tutto. Vasily la saluta, spiegandole che deve correre in centrale a causa di un emergenza. Lui e i suoi colleghi, infatti, sono chiamati a spegnere l’incendio causato dal reattore 4. Solo un incendio, precisano. Nessuno in quel momento immagina che il giovane Ignatenko, e gli altri suoi colleghi, stanno andando incontro alla morte.
Ma Vasily quel giorno a casa non fa più ritorno, così Luda esce alla ricerca del suo amato. Chiede di lui e alla centrale non lo trova, le dicono che è in ospedale e lei corre da lui. Non sapeva nulla di radiazioni e di contaminazioni, come tutto il resto della città, mentre dall’altra parte, chi sapeva, cercava di mettere a tacere, ancora per poco, un disastro senza precedenti.
Ma quel prezzo di quell’ingenua inconsapevolezza Luda lo ha pagato sulla sua stessa pelle. La figlia che portava in grembo, morì dopo sole 4 ore dalla nascita per una cardiopatia congenita. Per Vasily, invece, ci sono voluti 17 giorni di agonia prima di riposare in pace.
Dopo l’insorgere dei primi sintomi, da parte di tutti i pompieri intervenuti quella mattina, gli stessi vengono portati a Mosca in elicottero. Diversi sono i tentativi di salvare Ignatenko, tra questi anche un trapianto di midollo osseo. Luda resta sempre al suo fianco e, contro il parere di tutti, parte per Mosca insieme al suocero mentre la città di Pripyat viene evacuata, tra elicotteri in arrivo e autobus in partenza. Terrà la gravidanza segreta per entrare in ospedale e restare al fianco di suo marito, ancora una volta non consapevole di ciò che stava realmente accadendo.
Il 13 maggio del 1986, dopo 17 giorni dal disastro, Vasily muore all’età 25 anni dopo aver inalato i gas del bitume in fiamme. Nessuno li aveva avvisati della gravità della situazione, come riportano le testimonianze, si era parlato solo di un incendio. Insieme ai suoi 27 colleghi è stato sepolto in una bara saldata al cimitero di Mitino a Mosca.
La serie tv e il personaggio di Luda
Quei capelli biondi e gli occhi cerulei pieni di dolore e di sofferenza li abbiamo ritrovati in Chernobyl, la serie tv Hbo trasmessa in Italia da Sky Atlantic e poi da La 7. La sua triste storia ha ispirato uno dei personaggi principali della pellicola, interpretato dall’attrice irlandese Jessie Buckley.
La mini serie racconta la storia del disastro nucleare e degli uomini e le donne che si sono sacrificati per salvare il territorio, o almeno per provarci, dalle catastrofiche conseguenze di quell’evento. Le vicende che si snodano nelle serie televisiva sono state quasi tutte riprese dal libro Preghiera per Černobyl della dalla scrittrice Premio Nobel per la letteratura Svetlana Alexievich, che ha raccolto le storie degli abitanti di Prypjat. Tra queste, anche quella di Luda e Vasily.
Lyudmila Ignatenko: le verità svelate
Dopo la messa onda della serie televisiva e la risonanza mediatica che questa ha avuto, Lyudmila Ignatenko ha scelto di raccontare la sua vera storia in un’intervista concessa alla BBC. Nella sua prima dichiarazione dopo la messa in onda, Luda si è detta piuttosto scossa nell’aver rivisto la sua tragedia sul piccolo schermo.
“Ho sentito il dolore riaffiorare. Sono stata assediata dai giornalisti, hanno preso a calci la mia porta. Volevano a tutti i costi un’intervista.”
Luda ha raccontato anche di aver subito critiche e accuse rispetto alla scelta di restare accanto al suo Vasily nei giorni successivi allo scoppio della tragedia: “In tanti poi mi hanno accusato per aver messo a rischio la vita del mio bambino. Ma ai tempi non sapevamo nulla delle radiazioni, pensavo fosse al sicuro dentro la mia pancia”.
Lyudmila ha scelto, poi, di guardare alcuni pezzi della miniserie e di commentare le vicende portate sullo schermo. Ha notato, per esempio, un’accuratezza magistrale nella scelta degli abiti confermando di avere un maglione grigio identico a quello indossato da Jessie Buckley.
Ma ha anche fornito alcuni dettagli della sua vita dopo l’incidente. La donna, infatti, ha affermato di non essersi mai sposata, né tanto meno di aver avuto un figlio anni dopo la tragedia. Al contrario, il grande amore nei confronti di Vasily, e il ricordo di quella breve, ma intensa stria d’amore, sono più che mai vividi nel suo cuore e nella memoria: “Poco prima di morire mi ha regalato tre fiori, li teneva sotto il cuscino del suo letto d’ospedale. È stato il nostro ultimo momento romantico”.