Imane Khelif parla dopo le polemiche: “Con Angela Carini ci conosciamo da anni”

Dopo giorni di polemiche, parla la pugile algerina Imane Khelif, che interviene accusando l'azzurra Carini di poca sportività, dato che si conoscevano

Pubblicato: 5 Agosto 2024 18:25

Francesca Secci

Giornalista

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, da maggio 2023, scrive soprattutto di argomenti che riguardano l’attualità.

Da giorni non si parla d’altro, è il vero e proprio drama delle Olimpiadi di Parigi 2024. Imane Khelif, pugile algerina di straordinario talento, si è trovata al centro di una tempesta mediatica che avrebbe potuto abbattere chiunque. Ma non lei. La sua è una storia di sport, di lotta per l’uguaglianza e di una donna che ha deciso di non piegarsi ai pregiudizi.

Imane Khelif è diventata un nome familiare grazie alle sue straordinarie performance sul ring. Dopo aver battuto l’ungherese Hamori, assicurandosi la medaglia di bronzo, i riflettori sono ancora accesi su di lei, ma non solo per i successi sportivi. La giovane atleta è stata investita da una raffica di accuse, poi scoperte infondate, sulla sua identità sessuale.

Imane Khelif: “Contro di me un bullismo ingiustificato”

A seguito del match con l’italiana Angela Carini che ha scatenato numerose polemiche a livello mondiale, Khelif ha deciso di affrontare pubblicamente la questione. In un’intervista all’emittente Sntv, ha espresso il suo disappunto verso la situazione vissuta, definendola una forma di bullismo e attacco personale. “La pugile italiana mi conosce bene da anni”, ha affermato Khelif, “ho trascorso tanto tempo ad allenarmi in Italia, a fianco di Carini e di molti altri atleti. Eppure, è stata lanciata questa campagna per screditarmi”. Secondo lei, la campagna diffamatoria è stata orchestrata per minare la sua fiducia e la sua carriera sportiva.

Khelif ha inoltre ribadito che le accuse sulla sua condizione biologica sono infondate e prive di qualsiasi supporto scientifico o forense, e ha espresso gratitudine a chi l’ha sostenuta in questo difficile momento. “Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto”, ha dichiarato, lodando il supporto ricevuto dalla sua nazione e dal mondo arabo, ma anche da molte persone a livello internazionale.

Il Comitato Olimpico Internazionale ha confermato la sua legittima partecipazione, respingendo qualsiasi insinuazione, ma la ferita della diffamazione rimane.

Imane Khelif ora guarda avanti, preparandosi per il suo prossimo incontro con la thailandese Janjaem Suwannapheng, un match che potrebbe coronare il suo sogno d’oro.

Quando le polemiche diventano veicoli propagandistici

In generale, la vicenda di Imane Khelif è diventata un campo di battaglia simbolico tra due visioni del mondo opposte. Da un lato, c’è chi vede nella sua partecipazione una minaccia all’integrità dello sport femminile, mentre dall’altro c’è chi la difende come un esempio di inclusività e lotta contro il pregiudizio.

Alcuni politici e figure pubbliche hanno utilizzato la storia della pugile algerina per attaccare le politiche di inclusione negli sport femminili. Il Presidente serbo Aleksandar Vucic, per esempio, ha criticato la partecipazione di Khelif, definendo la sua presenza “una follia” e un “esperimento” che consente agli uomini di competere nelle categorie femminili. Anche Donald Trump è intervenuto, sostenendo che “gli uomini dovrebbero essere tenuti fuori dagli sport femminili”.

La nota scrittrice J.K. Rowling ha espresso la sua opinione, sostenendo che la competizione tra Khelif e Angela Carini rappresenta un’ingiustizia per le atlete donne e contribuendo a far circolare sui social l’hashtag “IStandWithAngelaCarini”. Insomma, chiunque ha dovuto dire la propria, anche di fronte all’evidenza del fatto che Imane Khelif sia effettivamente una donna dotata di attributi femminili, ma con un’alta concentrazione di testosterone.

Dall’altro lato c’è la sinistra che ha utilizzato la storia di Khelif non solo per denunciare la discriminazione e la transfobia, ma soprattutto per andare contro il governo italiano, che è un governo di destra, e quindi antagonista.

Il risultato è stato un attacco continuo e mediatico anche nei confronti dell’altra pugile Angela Carini, accusata di aver esagerato la situazione per guadagnare simpatia e supporto, nonostante le scuse giunte il giorno successivo. I critici hanno suggerito che il ritiro dal match fosse una mossa strategica per attirare l’attenzione su di sé e mettere in cattiva luce Khelif, approfittando del dibattito sulla sua identità di genere.

Benvenga parlare di intersessualità e del fatto se sia giusto o meno far gareggiare le persone intersessuali in un’altra categoria, ma la vera questione qui è come la vicenda di Imane Khelif e di Angela Carini sia stata trasformata in un campo di battaglia politico. Mentre c’è spazio per un dibattito onesto sulla parità nelle competizioni sportive, è inaccettabile che atlete come Khelif diventino bersagli di una retorica piena di odio e pregiudizio. L’indignazione selettiva e l’ipocrisia delle fazioni politiche che usano le vite delle persone come strumenti per le proprie agende non fanno altro che ostacolare il progresso.

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