La borsa di Brigitte Macron? Un messaggio silenzioso a Diana sotto gli occhi di Camilla

Brigitte Macron sfoggia una Lady Dior durante la visita a Windsor: un gesto elegante e simbolico verso Diana, tra le braccia del ricordo

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Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

Nel cuore raffinato di Windsor, tra aiuole in fiore e le mura secolari del castello reale, c’è stato un dettaglio che ha rubato la scena più di ogni cerimoniale. Mentre Charles e Camilla accoglievano Emmanuel e Brigitte Macron in occasione della visita di Stato del presidente francese, gli occhi più attenti non hanno potuto ignorare la scelta dell’accessorio della Première dame: una Lady Dior. Non una borsa qualsiasi, ma un simbolo intriso di storia, affetto e (perché no) sottile provocazione.

Una mossa di diplomazia sartoriale, calibrata e intenzionale, sotto lo sguardo sereno della regina consorte Camilla. Perché quando si tratta di stile, Brigitte Macron sa bene cosa comunicare – anche senza parlare.

Brigitte Macron, un tailleur sobrio e una borsa che parla

Brigitte Macron ha scelto un look minimalista ma potentissimo: tailleur color sabbia con doppio petto, gonna appena sopra al ginocchio, décolleté in tinta e gioielli discreti. Un’eleganza pulita, lineare, che fa della silhouette e dei tagli sartoriali il punto di forza. Ma è nella borsa che tutto prende vita.

Appesa con grazia al braccio, la Lady Dior in versione bicolore – nude con manici neri – è molto più di un complemento. È un messaggio. Un omaggio. Un rimando diretto a colei che ha fatto la storia di quel modello: Lady Diana Spencer. Un accessorio che non solo porta il suo nome, ma che esiste proprio grazie a lei.

Fu nel 1995, infatti, durante una visita di Diana a Parigi, che la Première dame dell’epoca, Bernadette Chirac, le regalò una borsa Dior ancora inedita, chiamata allora “Chouchou”. Diana se ne innamorò all’istante, e da quel momento la portò con sé ovunque: eventi ufficiali, serate di gala, uscite private. Il suo affetto fu tale che la Maison decise di ribattezzarla “Lady Dior”, in onore della principessa. E fu così che nacque una leggenda.

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Re Carlo, Emmanuel Macron, Brigitte Macron e la Regina Camilla

Un gesto sartoriale sotto lo sguardo di Camilla

A rendere il momento ancora più carico di sottotesto è stata la presenza di Camilla, moglie di Carlo e nuova regina consorte. Entrambe vestite di beige, entrambe con borse chiare al braccio, entrambe impeccabili. Ma se Camilla ha scelto il modello Andiamo Medium in intrecciato beige di Bottega Veneta – raffinato e contemporaneo – Brigitte ha preferito attingere alla memoria e alla simbologia.

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Emmanuel Macron e Brigitte Macron

Un gesto garbato, certo. Ma anche una frecciatina elegante, silenziosa, precisa. Soprattutto perché avviene a Windsor, tra le mura che ancora sussurrano la storia di Lady D. E mentre Camilla sorride nella sua stampa floreale, perfettamente primaverile e britannica, Brigitte Macron sembra ricordare – con classe tutta francese – che certi miti non passano mai di moda.

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Lady Diana, 1995

Quando la moda è un linguaggio: da Kate a Brigitte

Non è certo la prima volta che un abito diventa un gesto. Lo sanno bene anche a Buckingham Palace. Basti pensare a Kate Middleton, vera maestra nell’arte della “wardrobe diplomacy”.

Durante la stessa visita di Stato, la principessa del Galles ha omaggiato la Francia indossando – per la prima volta – un completo Dior per accogliere il presidente Macron, e una Givenchy rossa firmata da Sarah Burton per il banchetto. Una dichiarazione d’amore alle maison d’oltre Manica, ma anche un modo sottile per rispondere a chi, come Brigitte, affila lo stile con grazia.

E proprio la scelta della Lady Dior, da parte di una donna che è quasi sempre fedele a Louis Vuitton – la sua maison prediletta, che firma gran parte dei suoi outfit ufficiali – suona come un gesto intenzionale. Un cambio di rotta studiato. Perché abbandonare per un giorno le linee rigorose di Nicolas Ghesquière, per abbracciare l’eleganza iconica di Dior, significa scegliere con il cuore (e con la memoria). E la memoria, quel giorno, si chiamava Diana.

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