Nuovo grande successo televisivo per Gabriella Pession che è tornata nei panni di magistrato Anna Mayer, moglie del commissario Leonardo Cagliostro (Lino Guanciale), intrappolato tra la vita e la morte. Stiamo parlando della terza stagione de La porta rossa, in onda in prima serata su Rai 2 il mercoledì.
La porta rossa 3, una coproduzione Rai Fiction – Garbo Produzioni, con la regia di Gianpaolo Tescari, si avvicina al gran finale e Gabriella Pession ci ha raccontato del suo personaggio, del lavoro sul set con Lino Guanciale e dei suoi sogni nel cassetto.
Grande successo per la terza stagione de La porta rossa: è davvero un nuovo inizio per Anna?
Non posso, ovviamente, come tu sai, spoilerare troppo. Per cui, abbiamo già visto che Anna sta, diciamo, organizzandosi per andare a vivere a Siena e poi accade un qualche cosa che, appunto, la stuzzica… la mette, insomma, in allarme perché non crede che Eleonora Pavese si sia suicidata o che sia stato un incidente. Crede, invece, che sia stato qualcuno. Arriva questa mail in cui le viene detto “è stato Cagliostro”. Per cui, diciamo, si riaccende in lei questa speranza… anche se vuoi, timore barra speranza, che Cagliostro sia presente in qualche modo. Per cui questa ossessione – che poi ossessione non è perché in effetti lui appunto è presente sennò la serie non esisterebbe – le si riaccende. Per cui è un nuovo inizio nella misura in cui ricomincia un’altra volta a creare, a cercare questa connessione con Cagliostro. Poi, se sarà un nuovo inizio, per lei, al di là di Cagliostro, questo non te lo posso dire…dovremmo vedere la puntata di mercoledì.
Che cosa simboleggia “la porta rossa”?
Per me ha simboleggiato indubbiamente il continuare a far parte della televisione generalista alla quale sono legatissima e alla quale le devo tanto dei miei successi e l’affezione per il pubblico, ma indubbiamente ha significato un passaggio di linguaggio. Perché ‘La porta rossa’ è stato un po’ uno spartiacque nel panorama televisivo italiano e per cui per me pure ha significato provare a fare un qualche cosa più in linea di più ai miei gusti. Perché poi, io, insomma… a me piacciono i racconti moderni della scrittura approfondita dei personaggi, mai stereotipati. Per cui, la scrittura così tridimensionale dei sceneggiatori, legata anche a una cifra stilistica di regia molto realistica, niente caramellosa, anche scomoda delle volte, scura, dark.. con una Trieste vista come non si era mai vista prima. Per cui, tutta l’originalità, era un qualche cosa alla quale io aspiravo e questo progetto è arrivato in un momento in cui dopo tanta generalista, diciamo, più tradizionale su Rai1 volevo cimentarmi in un racconto che avesse un elemento nuovo come quello del paranormale in questo caso. Per cui, diciamo, ha tutte le caratteristiche che io cercavo per fare un passo in avanti rispetto a una maniera di far televisione un po’ più moderna per il panorama italiano. All’estero già si faceva, ma in Italia ancora no.
La fiction tratta di temi difficili: il legame vita-morte, il lutto. Come ti sei preparata per interpretare il tuo personaggio e quanto hai portato di te?
Mah sai, ogni volta che interpreto un personaggio, inevitabilmente, al di là del renderti conto razionalmente che porti delle tue cose dentro i personaggi. Credo che il lavoro dell’attore sia strettamente legato anche alle emozioni, all’emotività dell’attore che le porta. È come dire: “un pittore che dipinge un qualcosa che è completamente scevro dalla sua interiorità” Non è mai così. Per cui c’è indubbiamente un qualche cosa, come una cassa di risonanza, che riecheggia quando interpreti un personaggio e degli aspetti della tua personalità, piuttosto che del tuo passato, dei trigger magari del tuo passato vengono riportati in superficie. Io, nello specifico, stavo passando l’elaborazione della perdita di papà per cui è stato un set molto magico in questo senso e molto intimo. Un viaggio attraverso il non verbale e un viaggio attraverso quella speranza che ci sia un qualche cosa oltre la morte. Questo mettersi in ascolto di un qualche cosa che non è tangibile, di un qualche cosa che è prettamente etereo e spirituale.. è una dimensione che mi affascina molto, che cerco di coltivare e che mi è piaciuto poter raccontare.
Come è stato ritrovarsi sul set con Lino Guanciale? Con lui hai lavorato anche a teatro
Si, con lui ho lavorato su Il Sistema, innanzitutto, che era una serie che io ho fatto come protagonista insieme a, eravamo io e Claudio Gioè e Lino era all’inizio della sua carriera televisiva perché a teatro era già un attore molto avviato nel teatro. Per cui con Lino ci vogliamo un gran bene e siamo amici nella vita. C’è un’enorme complicità, rispetto. Per me.. insomma, tornare con Lino è facile perché ci conosciamo molto molto bene al di là del lavoro, per cui conosciamo i nostri punti deboli, i nostri punti di forza, abbiamo un enorme rispetto per il mestiere e per quello che facciamo. Siamo creativi, ci poniamo in ascolto. C’è proprio tutto un discorso legato anche ad un’affinità umana tra me e lui, che credo questa cosa poi si legga sul piccolo schermo.
Hai lavorato in tante fiction e film di successo: da Orgoglio a Lo smemorato di Collegno, da L’amore è eterno finché dura a Ex- Amci come prima, solo per citare qualche titolo. C’è un personaggio di quelli che hai interpretato che ti è rimasto particolarmente nel cuore?
Sì, Tosca in Oltre la soglia la serie che ho interpretato per Canale5 dove interpretavo una psichiatra schizofrenica. E il cercare di portare sul piccolo schermo le malattie mentali e il disagio negli adolescenti era proprio un qualche cosa che io sentivo la necessità di portare in scena, un personaggio di questo genere. Cioè un personaggio che convive con una malattia e che ha una sua dignità e che fa fatica a vivere. Mi piaceva raccontare un personaggio che anziché essere un’eroina, perché le v a tutto bene nella vita. Uno è anche un’eroina quando le cose invece sono messe male deve andare avanti! Vai avanti con coraggio e dignità e anche con un po’ di politically s-correct. Cioè alla fine un personaggio bruto, se vuoi, niente caramelloso, zero stereotipato per cui quello è il personaggio che ho amato di più. E poi ho amato molto Sabrina Monti in Oggi sposi, la commedia.
Dell’esperienza americana invece cosa ci racconti?
Dell’esperienza americana, sai, potremmo veramente fare un’intervista solo su quella. È stata un’esperienza di enorme formazione per me, un grande cambiamento. Un’esperienza che mi ha portato ad avere una volontà lucida di tornare nella mia Italia con degli amici meravigliosi oltre oceano, con un legame lavorativo, anche, che continuo ad avere oltre oceano, c’è una continuità di lavoro all’estero. Però mi sono resa conto che, nonostante il mio passaporto blu, io sono fortemente italiana. Cioè nel momento in cui la società americana è molto arrabbiata, mi fa molta paura, la questione delle armi mi spaventa. Mi spaventa l’instabilità politica, è un paese dove io ho fatto molta difficoltà a pensare di poter crescere mio figlio per sempre. È stata un’esperienza meravigliosa, io amo molto Los Angeles. È un posto molto difficile, è una città molto ostile e ostica. Bisogna conquistartela Los Angeles, io ci ho messo un anno e mezzo. Poi abbiamo vissuto lì quasi tre, per cui, un anno e mezzo me la sono veramente goduta, però è una città molto complessa, è una città che non ha un cuore, non ha un centro. Devi trovare tu la tua Los Angeles senza l’aiuto di nessuno. È una città fatta molto però di una scoperta personale. Io ho fatto meditazione trascendentale, ho iniziato a fare yoga, ho iniziato a scrivere. Tutta una serie di cose che, probabilmente, se fossi vissuta solo nel benessere a Roma – che amo follemente – forse non avrei avuto la spinta ad approfondire“.
Ho letto che hai fatto 23 traslochi in 10 anni: è vero?
Sì, è verissimo. Stiamo in procinto di fare il 24esimo e poi vorrei fermarmi perché siamo molto stanchi. Eh si, perché mio marito è irlandese io sono nata negli Stati Uniti. Abbiamo vissuto in Irlanda, in Inghilterra, in America, in Italia tra Milano e Roma. Mio marito adesso è tornato dalla Nuova Zelanda, l’anno prossimo lo raggiungeremo per un periodo. Cioè siamo veramente cittadini del mondo. Mio figlio è un bambino che ha visto già non so quanti paesi, per la sua giovane età. Tiene un diario di tutti i posti in cui va e per cui gli piace molto, riesce già a fare i paragoni, sta già sviluppando il suo gusto delle cose. Però, insomma, siamo indubbiamente una famiglia… quando uno dice “cittadino del mondo”, ecco siamo proprio noi.
Il tuo sogno nel cassetto professionalmente parlando?
Riuscire a concretizzare questa mia volontà di creare dei progetti miei, cioè essere una persona che stimola dei gruppi di lavoro, che riesca a lavorare in una dimensione di una comunità. Essere un po’ una realtà indipendente dove tu puoi comunque sviluppare dei progetti che partano da te e non solamente essere scritturata come attrice, lo sto già facendo per altro, però mi piacerebbe, come sogno nel cassetto che questa diventasse la mia nuova realtà. Fare dei progetti miei, con sceneggiatori con i quali mi trovo, produttori, attori. Insomma, creare un mio gruppo di lavoro, quasi una compagnia proprio: dove ci si trova, dove ci si diverte, dove si condivide l’amore per questo meraviglioso mestiere però in una maniera più personale, più creativa e più attiva e meno passiva.
Dopo La porta rossa 3 dove ti vedremo nel 2023?
Allora, io ho tre film per il cinema: uno si chiama La seconda chance ed è una commedia che amo, un film delizioso che ho fatto insieme a Max Giusti, la regia è di Umberto Carteni, prodotto da Rodeo Drive e Rai Cinema. Andrà prima nelle sale e poi in televisione. Poi ho fatto un altro film, molto molto buffo e carinissimo che si chiama Una commedia pericolosa dove sono protagonista insieme a Enrico Brignano per la regia di Alessandro Pondi. Poi uscirà un film che ho girato nel 2019, al quale sono molto legata, ispirato alla vita di Troisi tratto dal romanzo di Anna Pavignano Da domani mi alzo tardi. Io interpreto Anna Pavignano nel film e John Lynch, l’attore di In the name of the father, Sliding doors… un sacco di film interpreta Massimo, però non è assolutamente uno scimmiottare il meraviglioso Massimo ma abbiamo solo raccontato la grande storia d’amore tra Massimo ed Anna. E questo è un altro film molto più di nicchia, più attoriale per il cinema al quale sono molto legata. Poi sto scrivendo la mia prima serie televisiva per Endemol, per Rai, insieme ad altre tre sceneggiatrici. Per questo sono co-autrice della mia prima serie e poi, insomma, un’altra cosa, che sto concretizzando in questi giorni, internazionale.”