Beatrice Venezi, il direttore d’orchestra donna che non nasconde la sua femminilità

Intervista a Beatrice Venezi che non rinuncia ad abiti da favola e tacchi per salire sul podio. E soprattutto lotta per promuovere la musica classica contro i cliché

Pubblicato: 18 Ottobre 2019 11:08

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Il Maestro Beatrice Venezi, classe 1990, di Lucca, è tra le poche donne al mondo a dirigere orchestre a livello internazionale: dall’Italia al Giappone, dalla Bielorussia al Portogallo, dal Libano al Canada fino all’Argentina.

Bella, di successo e soprattutto impegnata a promuovere la musica classica tra i giovani e a lottare concretamente per la parità tra i generi, Beatrice è stata inserita da Forbes tra i 100 under 30 più influenti d’Italia.

Paladina della femminilità e della italianità, diversi sono i riconoscimenti ottenuti nel settore per la sua brillante carriera. Ha ricevuto lo scorso 3 ottobre alla Fondazione Feltrinelli il Premio LEONIA, che il Marchese Lamberto Frescobaldi ha consegnato personalmente ad una donna che si è distinta particolarmente per l’audacia e la capacità di innovare.

Dal 18 ottobre è disponibile il suo primo album, “MY JOURNEY – Puccini’s Symphonic Works”, realizzato con l’Orchestra della Toscana su etichetta Warner Music Italia.

Noi abbiamo chiesto al Maestro Beatrice Venezi di raccontarci il suo lavoro e le sue battaglie, svelandoci anche qualche curiosità sui suoi segreti di bellezza.

Come ci si sente a essere il più giovane direttore d’orchestra donna vivente?
Io non vorrei essere la più giovane. Mi auguro che ci sia qualcuno che stia iniziando e che piano piano si stia affermando. Spero che siano sempre più donne e sempre più giovani che si avvicinino alla musica classica, sia come compositori che come produttori.

Perché hai scelto proprio Puccini per il tuo primo album, MY JOURNEY – Puccini’s Symphonic Works?
Direi che è stata quasi una scelta obbligata. Innanzitutto condividiamo le origini, perché siamo entrambi di Lucca. Puccini è poi la figura che ha segnato certi momenti fondamentali del mio percorso artistico.

Ti sei affermata in un mondo prettamente maschile, per arrivare dove sei ora hai dovuto affrontare molti pregiudizi?
Sì, sia perché sono donna sia perché sono giovane. Ma soprattutto perché non ho voluto nascondere la mia femminilità, a partire da come mi presento sul palco. E poi c’è il fatto di aver voluto popolarizzare la musica classica mentre è sempre stata appannaggio di pochi, di un’élite.

A proposito di femminilità, è vero che sei stata criticata proprio da una collega donna per come ti vesti mentre dirigi?
Sì è vero. Ha polemizzato sui social, dicendo che lei quando dirige si veste con lo smoking, insomma in modo classico, per non distrarre il pubblico dal’ascolto della musica. Come se bastasse un vestito per distogliere l’attenzione da certi capolavori immortali. Non ci voglio credere.

Parlando di vestiti, qual è il tuo stilista preferito?
Solo uno?! [ride ndr]. In generale amo gli stilisti italiani, da Valentino ad Alberta Ferretti. Ma anche Dolce & Gabbana, Trussardi.

Ti definiresti femminista?
Dipende in che senso. Se s’intente il femminismo sessantottino, direi di no. Ma se s’intende il femminismo come lotta per la parità tra i generi, effettiva e non a parole, perché trovo ridicolo fare il femminile di una professione e affermare di avere raggiunto la parità, allora direi che sono femminista.

Forbes ti ha inserita tra i 100 under 30 più influenti d’Italia: oltre alla parità di genere, quali sono le tue battaglie?
Sicuramente la divulgazione della musica classica. Si è persa la comunicazione tra il mondo della musica classica e il suo pubblico e quindi sto cercando nel mio piccolo di recuperare questa comunicazione.

La tua opera preferita?
La prima che mi viene in mente, perché ci sono molto affezionata è la Manon Lescaut.

La tua canzone pop preferita?
Wannabe [ride ndr]. Perché mi riporta negli anni ’90, io sono nata in quegli anni.

Sei anche molto influente sui social, quale messaggio vuoi comunicare? Ti senti un po’ Chiara Ferragni per la musica?
Al di là della divulgazione della musica classica, voglio dimostrare che c’è un altro modo di pensare, che c’è un’alternativa ai modelli che vengono proposti solitamente. Direi che questo è il messaggio chiave. Se sarò come la Ferragni nella musica classica, non lo so. Lei nel suo ambito ha avuto grande successo, quindi io me lo auguro.

Il tuo segreto di bellezza?
In generale cerco di prendermi sempre cura appena posso, le pause non sono molte. Comunque, faccio esercizio fisico, bevo molto e mi concedo qualche massaggio ogni tanto, perché non sembra ma il mio lavoro è impegnativo dal punto di vista fisico. Sono spesso soggetta a contratture.

Il tuo sogno nel cassetto?
La Scala di Milano.

Beatrice Venezi – Fonte: Ufficio stampa

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