Antonella Ruggiero: “Altrevie? Una nuova musica. Matia Bazar? Vissuti intensamente”

Antonella Ruggiero ci racconta del suo nuovo progetto "Altrevie". Esclude di tornare al Festival di Sanremo: "È per i giovani". E ricorda i Matia Bazar

Pubblicato: 28 Marzo 2024 16:51

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Presentare Antonella Ruggiero è difficile, perché è un’artista così completa e dalla voce unica che dire qualcosa di lei e del suo lavoro significa limitarla, tanto ha fatto e sperimentato nella sua vita professionale.

Per questo abbiamo deciso di lasciare a lei il compito di raccontarsi, dai Matia Bazar agli ultimi lavori, e di raccontarci il suo nuovo progetto, Altrevie, realizzato insieme a Roberto Colombo, una ricerca artistica a più voci che si sviluppa nel suono, nella carta e nel web. Dodici brani inediti, in un linguaggio immaginario, altamente suggestivo, reso tale anche grazie alla magnifica voce di Antonella Ruggiero.

Altrevie è molto più di un album musicale, è un progetto artistico: che cosa vi ha ispirato nella sua realizzazione?
Roberto Colombo: Nel dicembre 2022 in un momento di tranquillità da impegni contrattuali di Antonella, mi è venuta l’idea di provare a prendere la voce da dal suo primo disco da solista, che s’intitola Libera, del 1996. Ho rilassato il suono, ovvero l’ho fatto andare al contrario come si usava una volta, specialmente negli anni Sessanta e Settanta. La tecnica consisteva nel registrare normalmente le voci o gli strumenti sul nastro magnetico che successivamente veniva trasferito su vinile facendolo girare al contrario là dove serviva. L’effetto ottenuto era estremamente innovativo e straniante. Le chitarre e il pianoforte suonano come se provenissero da un altro mondo. Sono infatti suoni molto liquidi. Ovviamente oggi si fa tutto in digitale, mentre una volta era analogico. In Altrevie ho utilizzato la stessa tecnica applicandola alla voce di Antonella, ho scelto le porzioni che mi sembravano più adatte a diventare delle nuove melodie, anche ripetendole più volte, in modo da andare a creare un effetto quasi ipnotico. Ho poi realizzato nuove proporzioni armoniche e accordi, discostandomi dal materiale originale. Ho fatto sentire ad Antonella il risultato e ne è stata entusiasta. Da lì siamo partiti, abbiamo lavorato su tutti i 12 brandi di Libera e li abbiamo trasformati in 12 nuove composizioni musicali.

Fonte: Ufficio stampa - Antonella Ruggiero
Antonella Ruggiero e Roberto Colombo

Antonella Ruggiero: Questi 12 brani contengono dei frammenti di Libera, del canto. Quelle che compongono Altrevie non sono solo canzoni riversate, ma c’è un grande lavoro di Roberto che potremmo definire artigianale, perché i suoni sono curatissimi, così come gli arrangiamenti. Il risultato sono 12 piccole colonne sonore, non sono semplici canzoni, ma creazioni suggestive, nate all’interno di un progetto davvero innovativo e inusuale.

Antonella Ruggiero ci ha raccontato anche di molte altre curiosità del suo nuovo lavoro, Altrevie. E ha anche ricordato il periodo coi Matia Bazar e poi la voglia di sperimentare tanto e sempre con la musica.

Come ci si accosta all’ascolto di queste composizioni musicali?
Bisognerebbe predisporsi all’idea che ci si trova di fronte a qualcosa di forse mai ancora ascoltato. Bisognerebbe ascoltarlo con molta calma, quando se ne ha voglia. Come detto, non si tratta di semplici canzoni. Poi ovviamente ognuno vive la musica in modo del tutto personale. Per esempio, io amo ascoltare le cose che mi piacciono prendendomi il tempo necessario, con calma, senza fretta e senza gente intorno. Dovrebbe accostarsi a questa musica con un senso di curiosità e poi valutare se arriva piacevolmente o respingerla, perché ci può essere anche una reazione di questo tipo, vista la sua stranezza di fondo.

Altrevie è anche accompagnato da un importante lavoro grafico
Sì, la grafica è sempre stata una mia passione e il primo lavoro che ho fatto nella vita. In questo caso, il progetto come fusione della mia passione per i libri d’epoca e la collaborazione con il collettivo Libri Finti Clandestini. Da decenni raccolgo volumi antichi, soprattutto rivolti all’infanzia e all’adolescenza. Ho centinaia di questi libri, spesso ricchi di illustrazioni e disegni meravigliosi. Io ho fornito 110 dei miei volumi e Libri Finti Clandestini hanno estrapolato qua e là ciò che hanno ritenuto giusto per creare la storia della copertina, del libretto e dell’intero progetto grafico. È stato molto bello per me ed è stato piacevole scoprire che persone appartenenti a generazioni più giovani della mia condividano la mia stessa passione e i miei gusti. È stato come se si azzerassero gli anni e le differenze di età e fossimo tutti presi nella stessa dimensione di ricerca e di bellezza del lavoro manuale e grafico che non ha nulla a che vedere con la tecnologia. Insomma, c’è ben altro da fare, basta avere voglia. I lavori artigianali si staccano dalle mode del momento e per questo sono secondo me molto preziosi.

Fonte: Piero Biasion
Antonella Ruggiero

Direi che c’è una consonanza tra generazioni perché Altrevie vuole essere un progetto universale?
È esattamente così, hai detto bene.

Guardando indietro, invece, che cosa ti resta dell’esperienza dei Matia Bazar?
Sono stati 14 anni vissuti intensamente. Eravamo tutti giovanissimi quando da Genova siamo andati a Milano per far ascoltare alcune canzoni. E lì nel giro di pochi mesi abbiamo avuto un grande successo di pubblico e da lì è partita la nostra storia musicale, in Italia e in diverse parti del mondo. Abbiamo viaggiato molto. Ricordo molto intensamente i viaggi, perché sono sempre stata interessata a vedere cosa accadeva fuori dalla mia città e dalla mia regione e poi fuori dall’Italia. Sono stati 14 anni di grande lavoro che poi si sono conclusi con la mia decisione di fermarmi per 7 anni e poi di riprendere per confrontarmi con altre sonorità e collaborando con musicisti che provengono da dimensioni e territori musicali completamente diversi, ma molto affascinanti, dal sacro alla classica, ai cori di montagna. Ho fatto moltissime esperienze e ne continuo a fare estremamente interessanti. L’ultima è stata coi grandi organi che si trovano nelle cattedrali, ossia concerti di voce e organo. Sono incontri molto piacevoli e intensi, come spesso mi dice il pubblico, perché le sonorità sono molto suggestive.

Sicuramente la tua estensione vocale ti ha dato la possibilità di fare cose molto diverse
Naturalmente, la voce è importante. È uno strumento che lavora e si esprime. Ma poi c’è anche la mia curiosità, perché fermarmi a un genere o ripetere sempre lo stesso repertorio, per me è un limite. Nell’arte bisogna spaziare, bisogna provare, altrimenti non c’è evoluzione e tutto diventa una specie di routine. E questo non mi interessa.

Allora non torneresti al Festival di Sanremo?
Ormai sono diversi anni che evito proprio di pensarci. Ci sono andata molte volte e mai come quest’anno ho capito che è giusto che al Festival ci vadano le nuove generazioni, perché hanno il loro modo di esprimersi, hanno i loro testi. alcuni tra l’altro legati al sociale. E questo lo trovo molto interessante. Se non hanno Sanremo per esprimersi e farsi conoscere, cosa altro hanno in Italia? Non ci sono altre possibilità per avere una vetrina così importante. Penso sia giusto che vadano loro.

Forse oltre a Sanremo, ci sono i talent
Quello secondo me è un territorio che esula dal fare musica veramente. I talent sono una specie di grande macchina dove ti ritrovi davanti alle telecamere, alle luci, al pubblico e se non hai esperienza, giovane o meno che tu sia, ti ritrovi in mezzo a una dimensione così impattante che può dare anche un disturbo, specialmente se non vieni scelto e vieni scartato. È una cosa che proprio a me non piace.

In generale cosa ne pensi della musica italiana oggi?
Alcune produzioni sono sicuramente interessanti. Ci sono tanti artisti giovani che hanno l’intelligenza di parlare di problematiche che hanno in comune coi loro coetanei, raccontando di cose importanti e senza sprecare l’opportunità che hanno avuto. Senz’altro è molto difficile l’ambiente musicale, è molto difficile avere successo, anche perché non ti danno più il tempo di maturare artisticamente. O si ha successo subito, o si viene emarginati. Questo è un peccato perché non si ha la possibilità di essere maturi subito.

Hai sperimentato tanto, c’è qualcosa che vorresti fare, un sogno che vuoi realizzare oggi?
Non parlerei di sogni, ma di progetti. Quelli che ho realizzato sono progetti che si sono trasformati in un lavoro da presentare al prossimo. Non sono grandi sogni irrealizzabili. Intanto, stiamo lavorando a delle canzoni inedite che prima o poi usciranno. Adesso ci siamo dedicati ad Altrevie.

Hai un artista preferito?
Ce ne sono tantissimi, fin da quando ero piccola ho ascoltato tantissimi artisti di generi diversissimi. Non ce ne può essere uno. So solo che c’è un patrimonio mondiale legato alla buona musica e alle belle voci che abbiamo tutti a disposizione. Basta andarsele a cercare.

 

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