La morte di Margaret Spada si poteva evitare? Parla una ex paziente

Margaret aveva solo 22 anni ed è morta dopo 3 giorni di agonia per una rinoplastica finita in tragedia. La testimonianza di una ex paziente

Pubblicato: 22 Novembre 2024 11:47

Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

La storia e la drammatica maledetta morte di Margaret Spada, la ragazza di 22 anni, arrivata da Lentini a Roma, insieme al ragazzo, per sottoporsi ad un intervento di rinoplastica parziale nello studio medico della famiglia Procopio (padre e figlio, Marco e Marco Antonio Procopio) ormai è conosciuta dalla maggior parte degli Italiani. Arrivata il 4 di novembre dalla Sicilia per farsi operare da un medico che si faceva pubblicità su TikTok con sponsorizzate a pagamento, dopo tre giorni giorni di coma, non si è più risvegliata.

La domanda che a distanza di due settimane tutti si fanno è: si sarebbe potuta salvare? È quello che stanno cercando di appurare gli inquirenti e le ipotesi per la tragica morte sono varie, si va dalla cardiopatia congenita della ragazza ad un dosaggio eccessivo e sbagliato dell’anestetico, al mancato preavviso del fatto che dovesse stare a digiuno, fino alle possibili allergie alle sostanze iniettate, e non ultima la mancata tempestività delle manovre di rianimazione. Per conoscere la verità comunque bisognerà aspettare l’esito dei referti dell’autopsia, in cui il corpo della giovane riuscirà a gridare la sua verità, perché la paura, come sostengono gli inquirenti, è che padre e figlio nei due giorni post operazione della Spada, possano in qualche modo aver inquinato le prove.

Una collaboratrice dello studio nega che lì dentro si siano mai realizzati interventi, sostenendo che  venissero solo effettuate le prime visite, per poi venire dirottate alla clinica, quella in possesso dei permessi per operare. Addirittura nel caso della povera Margaret questa collaboratrice aveva sostenuto davanti alle telecamere Rai, di non averla mai vista nello studio, per poi sostenere che ad operarla fosse stato un altro medico e che avesse avuto problemi antecedenti non dichiarati. Situazione smentita anche dal video dello stesso fidanzato della Spada, che è riuscito a riprendere in un video di pochi secondi gli attimi concitati dei medici e delle persone intorno alla ragazza all’interno dell’ambulatorio prima che venissero allertati i soccorsi.

Questa voce, in ogni caso, è stata smentita più e più volte dalla voce di ex pazienti, che proprio in quell’appartamento adibito ad ambulatorio, si sono sottoposte ad interventi anche più invasivi di una parziale rinoplastica, come la testimonianza che abbiamo raccolto anche noi, in forma anonima, e che chiameremo Emma (nome inventato) per motivi di privacy.

Emma tu hai avuto esperienze con il dottor Procopio?
Sì, io sono stata operata sia in clinica che nell’ambulatorio che è stato messo sotto sequestro, nella prima per un intervento abbastanza importante e nel secondo per un intervento più piccolo, ma che comunque necessitava di anestesia locale.

Quindi in ogni caso si può dire che tu sia stata operata in un luogo dove non c’erano i permessi adeguati per farlo?
A questo punto credo proprio di sì, anche se io devo essere onesta ho avuto rapporti solo con il padre, il dottor Marco Procopio, e le operazioni da lui effettuate sono state realizzate perfettamente, il figlio veniva solo a guardare (Marco Antonio), non mi ha mai toccata.

Ma perché la gente si faceva operare in ambulatorio (sicuramente più a rischio e più pericoloso) invece che in clinica, era una scelta o un suggerimento?
Sicuramente per una questione di soldi, per risparmiare. Loro ti facevano dei preventivi, e se l’operazione era piccola, o mini invasiva, conveniva l’ambulatorio, perché nella clinica i prezzi raddoppiavano (e ci sentiamo di aggiungere che forse raddoppiava anche la sicurezza però), perché nel conto veniva messo l’anestesista, la sala operatoria, la degenza, e quindi alla fine, in ambulatorio spendevi la metà.

Ma di che interventi parliamo (effettuati in ambulatorio)?
Liposuzione, liposcultura, mini lifting ad una mia amica hanno anche “risistemato” un seno che precedentemente avevano operato in clinica. Poi ho anche il tariffario per le operazioni che mi interessavano, girato su whatsapp, da effettuare in ambulatorio: blefaro superiore 1.800, lifting completo (viso e collo) con sedazione 6.000, semi lifting (solo viso) con sedazione 3,000.

Un’altra questione riguarda i pagamenti che secondo molte testimonianze sarebbero avvenuti in nero, qual è stata la tua esperienza?
In clinica pagavi una metà in nero, l’altra parte dovevano per forza fatturarla, per lasciare traccia dell’operazione effettuata, in ambulatorio, pagavi sempre cash. Almeno io posso parlare della mia esperienza

Adesso al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche la mancanza della cartella clinica della ragazza, il foglio del consenso informato e soprattutto una mancata sterilizzazione dell’ambulatorio. Ti ricordi come è stata gestito il tuo intervento?
Certamente, questa è una cosa che adesso a ripensarci non va affatto bene. Ti facevano entrare con le tue scarpe ed i tuoi vestiti, non davano né camice, né parascarpe, ti facevano appendere la borsa e la giacca in un appendiabiti, nella stessa stanza dove poi ti operavano. Entravi, ti stendevi sul lettino ed uscivi con gli stessi abiti.

Voglio ringraziare Emma per aver deciso di confidarsi con noi, eppure dopo aver messo nero su bianco le sue parole, ed avere finito di scrivere questo articolo mi è passata davanti ancora una volta la foto di Margaret Spada, in tutta la sua bellezza, ed allora ho pensato che non è vero che la domanda che tutti si fanno sia solo solo se questa piccola donna si sarebbe potuta salvare, ma anche e soprattutto perché decidere di sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica visto il suo splendore e la sua giovane età. Viene da chiedersi quanto alto sia il prezzo da pagare per inseguire un canone di bellezza irraggiungibile, una perfezione estetica che chi soffre di dismorfia corporea, o di dipendenza dai filtri dei social, non potrà mai raggiungere.

Forse alle nuove generazioni andrebbe insegnata la bellezza delle imperfezioni, quelle che rendono unico ed inimitabile ogni essere umano, perché no, non stiamo parlando di correzioni di difetti che possano inficiare il rapporto con se stessi e con gli altri (oppure no, perché il rapporto con il proprio corpo rimane unico e scevro dai giudizi), mi vengono in mente le orecchie a sventola, un naso aquilino che ti impedisca di respirare bene, il linfedema che ti impedisca di camminare, ma di un viso che splendeva già di luce propria, dato dalla bellezza di un’età meravigliosa, che solo con il tempo, forse, Margaret avrebbe capito.

Ad oggi però rimane solo il dolore per una morte ingiusta, dolorosa e devastante, dei genitori orfani di una figlia che non potranno più accompagnare in nessuna delle fasi della sua vita, ed una domanda a cui nessuno potrà dare risposta: perché? Per la giustizia invece aspettiamo gli esiti delle indagini e le conclusioni degli inquirenti, con una sola richiesta, chi ha sbagliato, dovrà pagare.

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