Tutte le ore passate davanti al computer, a guardare il cellulare, la televisione o a guidare per diverse ore provocano un affaticamento oculare causato da un sovraccarico lavorativo dell’apparato muscolare del bulbo oculare. Ogni volta che si osserva un oggetto vicino si mettono in moto i muscoli sia esterni che interni all’occhio proprio per mettere a fuoco, sottoponendolo a uno sforzo che, a lungo andare, può portare affaticamento. Può quindi insorgere lacrimazione associata anche a bruciore o secchezza oculare, sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio oppure anche fastidio alla luce, mal di testa, visione annebbiata e perfino visione sdoppiata. È comunque fisiologico che, con il passare del tempo, anche gli occhi possano perdere tono e flessibilità come succede del resto per il fisico.
È però possibile curare molte problematiche con alcuni semplici esercizi che, collegando corpo e mente, possono aiutare a rallentare l’azione del tempo e degli sforzi a cui si sottopongono costantemente gli occhi e ritrovare così una vista perfetta. Questa semplice tecnica viene denominata “Metodo Bates”.
Quando si presenta qualche disturbo alla vista si pensa sempre che le uniche soluzioni possibili siano quelle esterne e si ricorre quindi a colliri, occhiali, lenti a contatto senza considerare che ci possa essere una alternativa che allena l’occhio attraverso semplici e specifici esercizi.
Questa teoria fu perseguita all’inizio del 1900 da un oftalmologo americano di nome William Bates che creò un training specifico dedicato proprio agli occhi.
Indice
In cosa consiste il metodo Bates
Il metodo Bates consiste in una metodica alternativa che ha l’obiettivo di curare alcuni difetti visivi, per i quali non esistono soluzioni, solamente attraverso specifici esercizi e tecniche. Bates considerava inutile, e talvolta anche dannoso, l’utilizzo di occhiali e di interventi chirurgici in quanto, chi inizia a usare gli occhiali non può che essere destinato a peggiorare nel tempo. Questi, infatti, imporrebbero uno sforzo continuativo che tende a bilanciare quello delle lenti e porta un inevitabile peggioramento dell’imperfetta visione e del benessere generale della persona. Bates inoltre ipotizzava un ruolo funzionale della memoria e dell’immaginazione come più importanti della luce stessa nel fenomeno della visione. La vista sarebbe proprio condizionata dal cervello e questa affermazione è stata anche confermata dal fatto che i non vedenti che riacquistano la vista a seguito di un intervento chirurgico devono imparare a vedere o ad allenare il cervello a vedere. È proprio il cervello, infatti, che deve attuare un processo di confronto, valutazione e immaginazione che gli permetta di dare senso a ciò che si vede. Solo se mente e occhi sono in accordo tra loro la visione risulta perfetta.
William Bates ha espresso la sua teoria nel libro “Il metodo Bates per vedere bene senza occhiali” dove ha dichiarato che è lo stress mentale la vera causa di molte patologie visive. Proprio da questo presupposto è nato un vero e proprio programma di allenamento per i bulbi oculari e che Bates stesso sperimentò in prima persona, arrivando a risolvere gran parte dei problemi della vista. Egli era convinto che l’utilizzo eccessivo di occhiali e lenti a contatto li rendesse maggiormente pigri.
Come è intuitivo pensare, la reazione della classe medica non fu certo allineata a questa sua teoria tanto che i colleghi di Bates misero in ridicolo il suo lavoro, screditandolo a tal punto che egli dovette abbandonare la professione.
Col passare del tempo, però, le teorie di Bates sono state ampiamente rivalutate tanto che oggi proprio queste tecniche di allenamento per gli occhi godono di una nuova popolarità e sono perfino integrate in alcune tipologie di yoga come lo Sivananda.
Secondo William Bates vedere bene non dipende solamente dalla pura capacità di leggere una tabella oculistica sia da vicino che da lontano: un’ottima vista è strettamente legata allo sviluppo di una serie di capacità ben più ampie e con molteplici fattori coinvolti che sono per lo più ignorati o sottovalutati da molti ottici o oculisti. Il suo metodo è di fatto una sintesi degli studi, ricerche approfondite e intuizioni a cui il medico oculista e scienziato ha dedicato tutta la sua vita.
Ha evidenziato l’influenza delle componenti psicologiche sul sistema visivo a causa della evidente connessione tra il sistema nervoso e gli occhi.
Secondo lui il processo della visione può essere suddiviso in tre processi:
- Sensazione: tutto il complesso di sensi o di chiazze colorate che si trovano in un determinato campo visivo.
- Selezione: il processo per cui una parte del campo visivo viene separata dal complesso e ha una base psicologica perché in ogni determinato momento vi è qualcosa che si distingue più chiaramente rispetto a tutto il resto.
- Percezione: il processo finale che comporta il riconoscimento di ciò che è stato selezionato come apparenza di un oggetto fisico.
Il Metodo Bates è un vero e proprio sistema olistico in quanto ha l’obiettivo di evidenziare le cause che hanno provocato nella persona i problemi visivi. Le attività proposte non sono riconducibili a una semplice ginnastica visiva ma favoriscono la visione naturale attraverso il lavoro con gli occhi e con la mente. Il metodo propone infatti un insieme di pratiche finalizzate a una maggiore coscienza della vista attraverso il rilassamento, respirazione, equilibrio, armonizzazione, attenzione, centralizzazione, memoria visiva, movimento oculare e apparente. Questo perché la visione è influenzata da meccanismi neurofisiologici che influiscono sulla percezione: alcuni di natura fisiologica, altri attinenti alla sfera psicologica come, ad esempio, gli interessi, i bisogni, l’esperienza pregressa che determina aspettative, la personalità e lo stato emotivo sia personale che quello determinato dal contesto, oltre ad aspetti di natura sociale come la cultura dominante e i preconcetti.
Benefici e controindicazioni
Partendo dal presupposto che il metodo Bates sostiene che la causa principale dei problemi di tipo visivo sarebbe proprio la tensione o lo sforzo per vedere, la perdita della vista sarebbe dovuta allo stress o, in alcuni casi, a dei traumi psicologici. Proprio per questo motivo il recuperare il corretto utilizzo della vista si basa principalmente sull’intervenire sul rilassamento dei muscoli oculari tramite esercizi quotidiani e consiste in una vera e propria rieducazione muscolare.
Le controindicazioni sono svariate: una persona con problemi di vista potrebbe causare un peggioramento delle sue condizioni, oltre a possibili mal di testa qualora fossero trascurati i relativi controlli periodici dall’oculista o non portando gli occhiali che sono banditi dal Metodo.
A chi è consigliato
Il metodo Bates si rivolge a tutti coloro che hanno problemi di vista come miopia, ipermetropia, astigmatismo, presbiopia e anche strabismo. I fondamenti del metodo si basano su tre pilastri: movimento, centralizzazione e rilassamento. Il dottor Bates notò come gli occhi di chi ha problemi alla vista si muovono meno rispetto a quelli di chi ha una vista normale e sembrano cercare costantemente un ambiente sicuro dove le cose subiscono pochi cambiamenti e dove le attività non sono intense. Questo porta ad una visione del mondo rigida in cui si cerca di fermare la realtà. Gli occhiali, inoltre, limitano i movimenti degli occhi e proprio per questo motivo peggiorerebbero la situazione dell’individuo a scapito dell’acutezza visiva. Chi fissa lo sguardo, condizione tipica di chi ha problemi visivi, cerca comunque di vedere tutto il viso ma, poiché è impossibile, finirà per sfocare lo sguardo e quindi vedrà peggio. Per innescare il meccanismo della centralizzazione è importante che gli occhi si muovano e quindi non rimanere fissi. Il rilassamento svolge un ruolo centrale in quanto migliora la vista e permette allo sguardo, con il movimento e la centralizzazione, un netto cambiamento nel vedere il mondo.
Gli esercizi da effettuare
L’occhio funziona proprio come una macchina fotografica. Nel caso della miopia la messa a fuoco è eccessiva e l’immagine cade in avanti rispetto alla retina. Nella presbiopia, invece, l’immagine cade troppo indietro. È fondamentale imparare a utilizzare gli occhi rieducandoli e acquistare nuovamente anche la capacità di messa a fuoco. In caso di miopia, ad esempio, bisognerebbe imparare a rilassare i muscoli dell’occhio in modo da diminuire la deformazione eccessiva del cristallino.
Ci sono alcuni esercizi principali promossi da Bates: il palming, lo shifting/swifting, il sunning e il blinking.
Palming
Il palming consiste in un riposo oculare: davanti a una scrivania, coprire gli occhi con le mani e appoggiare tutto il peso del capo sui palmi delle mani. Restare così per 2-3 minuti respirando tranquillamente mentre si osserva come l’oscurità davanti agli occhi diventa via via più profonda. Si può terminare visualizzando paesaggi naturali e tranquilli. Questo esercizio si può ripetere spesso proprio per far riposare gli occhi. Sviluppa inoltre un senso di calore sull’organo della vista che ne trae giovamento favorendo anche il rilassamento della muscolatura intrinseca ed estrinseca dell’occhio.
Shifting
Lo shifting è un esercizio di dondolio e oscillazione e per eseguirlo è sufficiente fissare alcuni caratteri scritti su un pannello facendo oscillare la testa. Per un allenamento all’accomodazione basta anche solo avvicinare e allontanare dagli occhi una penna o qualsiasi altro oggetto colorato mentre lo si osserva. Respirare e battere le palpebre. L’allontanamento e l’avvicinamento alternati di un oggetto porta a una contrazione e rilassamento del muscolo dell’accomodazione che altrimenti rimarrebbe contratto nella stessa posizione per troppo tempo, causando affaticamento visivo. Ammiccare con le palpebre inoltre porta alla fuoriuscita del film lacrimale che lubrifica, disinfetta e nutre la cornea, mentre l’esercizio respiratorio ossigena il sangue e quindi anche l’occhio. Un altro esercizio utile per gli occhi rimasti fermi e fissi troppo a lungo si esegue ruotando lentamente il corpo, da destra a sinistra e viceversa e spostando il peso da una parte all’altra osservando quello che c’è attorno senza cercare di vedere nulla. Ripetere l’oscillazione almeno un centinaio di volte.
Sunning
Il Sunning promuove l’esposizione alla luce solare in quanto, secondo il medico statunitense, gli occhi sono gli organi della luce e questa sarebbe loro necessaria. Bisogna però prestare molta attenzione perché è ampiamente riconosciuto come fissare il sole senza proteggere in modo appropriato gli occhi sarebbe estremamente dannoso e può causare anche lesioni irreversibili alla retina. Per eseguire in maniera sicura l’esercizio è sufficiente togliere gli occhiali e, a occhi chiusi, direzionarli al sole per qualche istante. Mentre si respira, immaginare una profondità infinita pensando di assorbire il calore per distribuirlo dentro gli occhi, dietro e anche verso la nuca. Questo per 5-10 minuti. Muovere poi gli occhi in grandi cerchi per permettere alla luce di toccare ogni parte della retina.
Blinking
Procedere quindi al blinking che serve per dare movimento, relax alla muscolatura oculare e per inumidire e pulire la cornea. Prevede che si sbattano le palpebre (senza strizzare l’occhio) per almeno 20 secondi e il più velocemente possibile. Dopo una piccola pausa ad occhi chiusi di almeno 5 secondi, ripetere l’esercizio per un totale di 7-8 volte.
Le teorie di Leo Angart e gli esercizi per migliorare la vista
Il collegamento tra occhi e mente è un dato di fatto acquisito e inequivocabile. Il 40% del lavoro cerebrale è infatti assorbito proprio dalle funzioni visive e quindi, per potersi rilassare, si ha bisogno di chiudere gli occhi e andare a dormire per molte ore. Proprio da questo concetto è partito Leo Angart, autore di interessanti seminari sul miglioramento della vista oltre che di un libro dal titolo “Dimentica gli occhiali”.
È partito sviluppando il lavoro di William Bates ma concentrandosi in modo specifico sulla dimensione spirituale del training visivo. Nel suo libro dimostra come sia possibile migliorare la vista in autonomia, grazie a semplici e veloci esercizi volti a rafforzare i muscoli oculari, favorire il rilassamento degli occhi e trasmettere loro energia.
Tali esercizi aiutano a capire proprio la connessione tra occhi e mente. Osservando infatti delle figure ambigue che agli occhi degli osservatori possono sembrare immagini differenti, ogni persona può incorrere in difficoltà nel discriminare le immagini rappresentate e si possono presentare diverse interpretazioni. Questo spiega il modo in cui il cervello, attraverso i processi percettivi, dà vita a delle immagini visive coscienti. La mente umana opera attivamente sulle percezioni sensoriali piuttosto che limitarsi a recepirle in modo passivo. Quindi, ciò che si vede e si sente dipende sia dalle caratteristiche individuali e dall’attività mentale che è diversa da persona a persona sia dalla natura stessa di ciò che si sta vedendo e sentendo. Questo è infatti evidente in quanto la stessa figura può avere una duplice interpretazione e varia in base all’osservatore. A vedere, quindi, sono gli occhi o il cervello?
Un team internazionale di ricercatori ha scoperto come la corteccia prefrontale mediale del cervello ha un ruolo attivo nella memoria a breve termine e nel processo decisionale. Ha anche la funzione di ricordare ciò che si è appena visto e sovrappone l’immagine alle zone scure durante il battito delle palpebre in modo da creare un’immagine continua. È quindi impossibile determinare dove finisce il ruolo degli occhi fisici e dove interviene il cervello, proprio perché esiste una stretta connessione tra i due.
Ciò che si vede, dunque, è condizionato dalle condizioni ambientali e si percepisce attraverso gli occhi solo ciò che lascia passare il filtro interno.
Leo Angart stesso ha portato gli occhiali per oltre 25 anni fino a quando, circa dieci anni fa, è riuscito a non averne più bisogno. E proprio da questa sua esperienza personale ha sviluppato un approccio teso al potenziamento della vista.
È riuscito a spezzare la sua dipendenza dagli occhiali e curare la miopia attraverso specifici esercizi e grazie alla “forza vitale” per equilibrare, armonizzare e trasformare i processi energetici del corpo, proprio come insegnato dalle discipline orientali.
La sua tecnica prevede la visualizzazione di una sequenza di luci colorate, atte a purificare e rivitalizzare gli occhi. Agendo poi a livello olistico e coniugando la sfera fisica con quella spirituale di ogni individuo, prevede attività fisica e una dieta sana composta da cibo biologico e l’assunzione di vitamine A e C. Un ruolo fondamentale lo svolge la luteina, una sostanza di origine naturale, nota per le sue proprietà antiossidanti e protettive sulla vista. Tra i cibi più ricchi di questo carotenoide ci sono i kiwi, con una presenza che può arrivare fino al 54%, il mais che raggiunge anche il 60% e i vegetali a foglia verde, come spinaci, cavolo nero, cavoletti di Bruxelles o broccoli la cui quantità può variare dal 15 al 47%. Poi si trova in buone quantità anche nel tuorlo d’uovo, uva, cipollotti, sedano, zucca, zucchine e peperoni.
La meditazione Trataka
Anche la meditazione Trataka si basa su un concetto similare. Tale pratica è molto utilizzata nello yoga e invita a fissare un oggetto ripetutamente, per poi chiudere gli occhi e riprodurlo nella mente proprio all’altezza del terzo occhio. Questo permette di liberarsi dai pensieri ricorrenti e dalle ansie ed è talmente potente da creare un vero flusso di energia in grado di eliminare qualsiasi elemento negativo. Le credenze limitanti, l’inadeguatezza e i pensieri depotenzianti così svaniscono lasciando invece posto alla calma e tranquillità ed elevando il proprio spirito a un livello superiore.
Da qui si può intuire come ci sia una forte relazione proprio tra occhi e cervello (mente) anche perché la retina e il nervo ottico si sviluppano proprio come un vero prolungamento del cervello oltre al fatto che la vista è talmente importante che quasi la metà del cervello è proprio dedicata alla visione.
Alla base della meditazione Trataka c’è il concetto che gli occhi fanno costantemente dei movimenti microscopici a scatti per assicurare che l’immagine cada sulla retina in modo che gli oggetti nel campo visivo continuino a essere registrati dal cervello. Utilizzare troppo i computer e smartphone rende sempre più irrequieti a livello oculare e questo porta a una diminuzione della capacità di attenzione. Praticando questa tecnica, gli yogi hanno visto come, calmando questi micromovimenti degli occhi è possibile anche indurre la quiete della mente anche se effettivamente non c’è stata un’ampia ricerca scientifica a tal proposito. I benefici riportati sono però numerosi: una migliore concentrazione, memoria e forza di volontà, migliore capacità di visualizzazione e funzioni cognitive. Permette anche di avere occhi più forti, combatte l’insonnia, porta in superficie i pensieri repressi, aumenta la stabilità nervosa, riequilibra l’attività nei due emisferi del cervello, migliora la visione al buio (se praticata alla fiamma di una candela) e una migliore fiducia in sé stessi. La mente risulterà quindi più calma e la messa a fuoco e le prestazioni della vista subiranno un netto miglioramento semplicemente allenando lo sguardo a soffermarsi su un oggetto.
Fonti Bibliografiche
Miopia, percezione e personalità di Lupelli L., Medical Books, 2015
Tesi di Laurea “Gli aspetti psicologici della visione: come il sistema nervoso interagisce con il sistema visivo” Università degli Studi di Napoli “Federico II”
The Effect of Lutein on Eye and Extra-Eye Health, PMC (nih.gov)
A Comparative Study on the Effects of Vintage Nonpharmacological Techniques in Reducing Myopia (Bates eye exercise therapy vs. Trataka Yoga Kriya) – PMC (nih.gov)
Esercizi del metodo Bates (scienzaeconoscenza.it)