Addio alla moglie di Dodi Battaglia, il dolore dei Pooh

Addio alla moglie di Dodi Battaglia, il dolore dei Pooh che si stringono intorno all'artista

Pubblicato: 6 Settembre 2021 16:25

DiLei

Redazione

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I Pooh piangono la morte di Paola Toeschi, moglie di Dodi Battaglia. Ad annunciare la scomparsa della donna, che da tempo lottava contro la malattia, è stato proprio l’artista che sui social ha pubblicato un messaggio breve e intriso di dolore. “È con straziante dolore che vi comunico che questa mattina mia moglie Paola ci ha lasciati dopo una lunga malattia”, ha scritto.

Si tratta dell’ennesima prova difficile per Dodi che solo qualche mese fa aveva affrontato la morte improvvisa di Stefano D’Orazio, batterista dei Pooh con cui aveva condiviso anni splendidi, fra palco e vita lontano dai riflettori. Come già accaduto in passato, i Pooh si sono stretti attorno a Dodi, mostrando tutto il loro dolore per la morte di Paola, grande amore dell’artista.

Roby Facchinetti in particolare ha pubblicato su Instagram uno scatto in cui Paola sorride. “Profondamente addolorati, ci sentiamo vicinissimi a Dodi e alla figlia Sofia in questo dolorosissimo momento per la prematura scomparsa della loro amata Paola – ha scritto -. Cara Paola, che tu possa riposare in pace e in serenità eterna. Roby, Giovanna e figli”.

51 anni, volto noto della pubblicità, nel 2011, Paola Toeschi aveva sposato Dodi Battaglia, regalando all’artista dei Pooh una figlia, Sofia. Coraggiosa e forte, qualche anno fa Paola aveva raccontato la sua battaglia contro il tumore che le era stato diagnosticato. Lo aveva fatto in un libro in cui, con grande sensibilità, aveva parlato dei momenti difficili affrontati accanto al marito che non l’aveva mai lasciata sola.

Ad aiutarla anche la fede, che l’aveva spinta a fare un viaggio di pellegrinaggio sino a Medjugorje. “Pensavo a mia figlia, che era piccolina e sarebbe rimasta sola – aveva spiegato in un’intervista toccante -, e mi chiedevo perché fosse capitato a me. Non ero una credente, o meglio avevo una fede superficiale. Poi un giorno, dopo l’intervento, leggo il libro di uno psichiatra francese, David Servan-Schreiber, che consigliava la preghiera come strumento terapeutico: scandisce il tuo respiro, ti aiuta a tranquillizzarti […] Ci sono andata la prima volta nel giugno del 2013 – aveva aggiunto parlando di Medjugorje -, non so cosa mi sia successo. So però che da quel momento ho iniziato ad avere una gioia intensa, quel luogo mi ha trasmesso un’energia enorme”.

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