Pietro Valsecchi su Checco Zalone: “Qualcosa si è rotto. Era diventato ossessivo e attento ai soldi”

Pietro Valsecchi, storico produttore di Checco Zalone, svela un aspetto inedito del comico.

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Valentina Vanzini

Content Editor e Lifestyle Specialist

Cacciatrice di storie, esperta di lifestyle e curiosa per natura. Scrivo con e per le donne. Autrice del bestseller Mia suocera è un mostro.

Pietro Valsecchi storico produttore cinematografico che ha lanciato la carriera di Checco Zalone, racconta un ritratto inedito del comico pugliese. Un’immagine lontana da quella che tutti conoscono, dominata dall’ossessione per il successo e da un’eccessiva attenzione al denaro.

Il primo incontro di Checco Zalone e Pietro Valsecchi

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Pietro Valsecchi ha parlato del suo legame con il comico pugliese incrinato da alcune questioni legate ai soldi e ai film realizzati da Checco Zalone.

Un rapporto, come ha raccontato Valsecchi, nato grazie al figlio Pietro, fan di Zelig, il programma televisivo in cui Zalone era nel cast. Il produttore ha ricordato il primo incontro con il comico che lo raggiunse a Cortina insieme al suo regista, Gennaro Nunziante.

“Mi raggiungono, dalla Puglia a Cortina, lui e Gennaro Nunziante, il suo amico e regista – ha spiegato -. Loro portarono la mozzarella, io li accolsi col tartufo”. Da lì sarebbe nata l’idea del primo film di Zalone, Cado dalle Nubi.

“Incassò 18 milioni – ha ricordato Valsecchi -. Poi le cose si complicarono. Tutti volevano rubarmi Zalone. Abbiamo fatto cinque film insieme. Gli abbiamo trasmesso l’amore per l’arte e per il collezionismo, e affinato il gusto per il vino. Abbiamo condiviso serate di musica, risate e leggerezza: momenti preziosi che porterò con me. Fino a quando qualcosa si ruppe”.

La verità su Tolo Tolo

Secondo il produttore ad allontanarlo dal comico sarebbe stato il suo cambiamento. “Lui è diventato ossessivo, vinto dall’ansia del primo posto – ha raccontato -. Ma nel cinema è normale, l’invidia è ovunque, tutti vogliono essere unici. E Luca lo era davvero. Il secondo film ha fatto 45 milioni, il terzo 52, quello che è andato ‘male’, Tolo Tolo, ne ha incassati 48”.

Proprio il film Tolo Tolo avrebbe segnato un punto di rottura: “Il film più difficile. Luca e Nunziante non riuscivano a venire a capo della storia – ha spiegato -. Lo vedevo spaesato. ‘Non mettermi ansia, Pietro’ mi diceva. D’accordo, ma un’idea va trovata. Intanto Gennaro mi chiese una cifra assurda. ‘Stai scherzando?’. ‘No, sono serio’. ‘Ma tu non sei Zalone, tu sei il regista di Zalone’. La discussione degenerò. Lo cacciai dal mio ufficio in malo modo, urlandogli dietro fino in strada. Non l’ho più visto. A quel punto, ho lasciato Luca libero di fare il suo film”.

Da quel momento tutto sarebbe cambiato. “Luca non voleva più far ridere – ha rivelato Valsecchi -, ogni volta che gli mandavo un autore nuovo per affiancarlo lo snobbava. Aveva bisogno di essere accettato dall’intellighenzia di sinistra, che non l’aveva capito. È un democristiano fino al midollo, voleva il riconoscimento di quel mondo e quando l’ha avuto l’ha snobbato. Solo che a me questo suo riconoscimento è costato 24 milioni di euro. Mi disse, con tutti i soldi che ti ho fatto guadagnare, ora te li faccio spendere. Una sorta di vendetta poetica. Ma ero d’accordo con lui, dopo tutti i successi, aveva il diritto di prendersi la sua libertà”.

Poi una riflessione su Checco Zalone e su quanto abbia portato di diverso: “Un nuovo linguaggio, restando sempre molto attento ai soldi. Mi diceva ridendo: ‘Se canto la terza canzone nel film voglio un cachet a parte’. Non scherzava. Ma abbiamo fatto un lungo viaggio insieme ed è stato indimenticabile”.

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