Matteo Evandro Manzini si racconta: dallo scandalo di Venezia al look perfetto

Intervista a Matteo Evandro Manzini, lo stilista di alta moda, che scandalizzò la Mostra del Cinema di Venezia con Giulia Salemi

Pubblicato: 21 Gennaio 2020 18:12

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Matteo Evandro Manzini, fashion designer e stilista d’alta moda, ha lavorato con brand esclusivi, veste le donne più belle dello spettacolo e fondatore del marchio che porta il suo nome, ci racconta come realizzare il look perfetto e quali sono le prossime tendenze.

Matteo ci svela in questa intervista anche cosa accadde quando scandalizzò la Mostra del Cinema di Venezia assieme a Giulia Salemi grazie alle sue creazioni di alta sartoria.

Come nascono le tue creazioni di moda?
Prima faccio ricerche sui trend chiave del prossimo anno, poi mi dedico ai tessuti ed è da lì che mi vengono le idee principali. Realizzo quindi un mood-board dove amplifico il concetto cui voglio arrivare. Qui raccolgo immagini emozionali che provengono dalla natura, dalla storia e soprattutto dalla storia della moda. Mai da giornali e da riviste, perché la prima cosa che ti insegnano nel mio campo è che tutto quello che si trova sui giornali è già morto. Tu invece devi creare delle novità e per poterlo fare devi ispirarti alla storia per poi costruire qualcosa di migliore.

Ci puoi anticipare i trend del 2020?
C’è un grande ritorno allo stile della fine degli anni ’90 e dell’inizio 2000. Ci sono linee più pulite e più sensuali, i colori sono molto più forti e accesi. Tanto animalier, lo streetwear sta scomparendo per lasciare spazio a look più sofisticati.

Hai una musa ispiratrice?
In realtà no. Chi mi ispira di più sono le persone che mi circondano, amiche, donne con cui lavoro. Soprattutto in questo periodo storico, le donne dimostrano una forza che noi uomini non sempre abbiamo. Questo effetto si esprime anche nello stile, come era accaduto negli anni ’80 quando i look femminili molto forti esprimevano l’aspetto più autoritario delle donne. Posso dire che prendo ispirazione da tutte le donne che mi circondano.

Come Giulia Salemi?
Sì, assolutamente. Giulia è una cara amica e siamo arrivati a Milano nello stesso momento storico, quasi 5 anni fa. Abbiamo fatto il primo lavoro insieme, lei è stata la mia prima modella. Dovevo scattare la mia prima campagna e mi presentarono lei. Mi piacque subito. O meglio, all’inizio non andavamo molto d’accordo, perché entrambi abbiamo un bel caratterino. Ci siamo scontrati, ma essendo entrambi emiliani siamo persone molto veraci e spontanei, diciamo quello che pensiamo. E una volta che io e Giulia ce lo siamo detti, ci siamo “innamorati” (tra virgolette) l’uno dell’altra.

Ma è vero che la scorsa estate c’è stato un flirt tra te e Giulia Salemi?
No, assolutamente no. Solo amicizia.

Nel 2016 prevedevi lo scandalo che i tuoi abiti hanno suscitato alla Mostra del Cinema di Venezia?
A dir la verità no. All’epoca avevo appena terminato una consulenza molto importante per un marchio di alta moda e fui contattato da alcuni degli sponsor della Mostra del Cinema di Venezia e mi chiesero di fare una sfilata sul red carpet. Era la prima volta che facevano una cosa di questo tipo e si raccomandarono che se ne doveva parlare. Io ho accettato la sfida. Ero partito dall’idea di abiti d’alta moda, con degli spacchi molto provocanti. E poi inaspettatamente l’immagine di questi abiti ha fatto il giro del mondo. Alla fine non siamo riusciti a gestire la situazione che si è creata. Tutti i telegiornali del globo contattavano me e Giulia Salemi per parlare di questo scandalo. Ma non sapevamo cosa fare né cosa dire. All’epoca ebbi una grossa richiesta di ordini, ma avevo appena cominciato e non avevo la forza di soddisfarli tutti, di produrre le quantità che mi chiedevano. Questo scandalo inizialmente ci ha molto destabilizzato ma poi ha portato dei frutti.

Ha avuto dunque dei risvolti positivi per la tua carriera?
Sicuramente, ma non è stato per niente facile da gestire.

Cosa distingue un look di successo dagli altri?
Una bella giacca che magari diventi anche un mini abito. Questo secondo me è il pezzo iconico che ogni donna dovrebbe avere in questo momento.

E un look seducente?
Se una donna vuole sedurre un uomo deve indossare un capo accollatissimo ma molto aderente.

C’è una star che vorresti vestire?
Sicuramente Kim Kardashian. Quando scoppiò lo scandalo di Venezia, pubblicò sui suoi social una foto di me e Giulia. All’epoca non sapevo come contattarla e da lì mi è rimasta l’idea fissa che appena il mio marchio avesse avuto successo, avrei dovuto vestire lei.

Qual è il tuo rapporto con Taylor Mega?
Siamo stati molto amici, ma ultimamente ci siamo allontanati. Abbiamo preso due strade totalmente differenti. Mi aveva colpito molto la dolcezza del viso di Taylor.

Come stilista, cosa pensi dei look di Meghan Markle?
Direi molto moderni e attuali, anche sensuali. Ma senza essere mai volgari.

Quindi la preferisci a Kate Middleton?
Diciamo che Kate Middleton rappresenta la ragazza perfetta, perché viene da una famiglia per bene, sempre col look giusto al momento giusto. Invece, Meghan ha portato un po’ più di pepe a Corte. Quindi io sono molto dalla parte di Meghan. I suoi outfit sono promossi. Lei ha proprio uno stile iconico con le sue camicie che indossa spesso insieme a delle gonne a tubino. La trovo super sensuale.

C’è un’icona di stile del passato da cui prendi ispirazione?
Ce ne sono due Cher e Sophia Loren. Sono molto differenti, ma entrambe hanno dato una comunicazione forte, hanno avuto consapevolezza del proprio corpo e questo è molto importante per una donna. Cher, che ha una figura androgina, si è distinta per le sue piume, le paillettes, le scollature vertiginose. Mentre la Loren è sempre stata procace e mediterranea ma molto più elegante dell’altra.

Hai uno stilista di riferimento?
Non ho uno stilista di riferimento, perché penso che ognuno debba avere il proprio messaggio da comunicare. Agli inizi prendevo spunto un po’ da tutti e in particolare dagli stilisti degli anni Novanta, come Ungaro e Valentino. Però adesso non ho un punto di riferimento, perché sono io che devo creare il mio stile senza che venga associato a qualche altro nome.

 

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