Chiara Ferragni, una memoria difensiva per chiudere il caso Pandoro (e uova)

L'obiettivo è quello di cancellare l'accusa di truffa aggravata: la strategia dei legali di Chiara Ferragni

Pubblicato: 26 Novembre 2024 07:45

Martina Dessì

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È passato quasi un anno dallo scandalo del pandoro griffato e ora Chiara Ferragni si trova alla resa dei conti. La data è quella del 26 novembre, giorno in cui si attende l’arrivo delle memorie difensive sul tavolo dei pm della Procura di Milano, e siamo finalmente a un punto di svolta. Il tentativo degli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana è quello di smontare l’accusa di truffa aggravata legata alle pratiche commerciali scorrette per il dolce di Natale Pink Christmas e per la vendita delle uova di Pasqua. Ma a che punto siamo arrivati?

Le accuse contro Chiara Ferragni

L’accusa di truffa aggravata si basa sulla presunta violazione dei diritti dei consumatori in relazione ai prodotti commercializzati da Ferragni e dai suoi partner. In particolare, i contestatori sostengono che le promesse relative alla finalità benefica di una parte dei ricavi siano state disattese o comunicate in modo ambiguo, lasciando così spazio a un potenziale inganno ai danni degli acquirenti.

La difesa, dunque, punta a dimostrare che la vicenda non ha alcuna rilevanza penale. Secondo gli avvocati, Chiara Ferragni non avrebbe commesso alcuna truffa, sottolineando che tutte le attività promozionali e le relative dichiarazioni pubbliche erano conformi alle normative. Inoltre, nella memoria difensiva viene evidenziato che eventuali controversie amministrative sono state già affrontate e risolte. Tra queste, il confronto con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), che aveva sollevato dubbi sull’adeguatezza delle informazioni fornite ai consumatori.

I punti più importanti della memoria difensiva

La memoria difensiva redatta dai legali di Chiara Ferragni si concentra su diversi aspetti, con l’obiettivo di chiarire ogni ombra sulla gestione delle iniziative benefiche e commerciali. I legali metteranno in evidenza diversi punti. Sarà ribadito che eventuali irregolarità riscontrate in passato sono già state sanate in sede amministrativa e non sussistono più elementi di contestazione rilevanti. E ancora, i legali sottolineeranno la rilevanza dei versamenti effettuati all’Ospedale Regina Margherita di Torino e all’associazione Bambini delle Fate. Tali contributi, promessi nell’ambito delle campagne promozionali, rappresenterebbero una prova concreta dell’impegno di Ferragni a rispettare le finalità benefiche dichiarate.

I difensori contestano inoltre la procedibilità della presunta truffa, sottolineando come non siano state presentate querele da parte di singoli consumatori. La memoria difensiva potrebbe infine includere un’analisi sull’impatto che la vicenda ha avuto sull’immagine pubblica di Ferragni e del suo business, argomentando che la narrazione mediatica è stata amplificata senza adeguati fondamenti.

Il caso coinvolge anche altri indagati, tra cui Fabio Maria Damato, ex collaboratore di Ferragni, Alessandra Balocco, amministratrice delegata dell’omonima azienda dolciaria, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID. Tutti sono accusati di essere stati parte attiva nell’organizzazione e promozione delle iniziative contestate. Le rispettive memorie difensive saranno esaminate insieme a quella di Ferragni, e i pubblici ministeri dovranno decidere se procedere con una citazione diretta a giudizio.

Parallelamente, il caso ha scosso il settore imprenditoriale legato al personal branding e alla promozione di prodotti associati a cause benefiche. Le accuse mosse contro l’imprenditrice digitale hanno alimentato il dibattito sulla trasparenza delle campagne marketing in ambito sociale, modificando completamente il rapporto tra gli influencer e le aziende che collaborano con loro. Ora non resta che aspettare.

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