Alena Seredova: «Sono una donna all’antica»

Le sue scatole dei ricordi, il suo essere mamma "vecchio stampo", la nuova sfida creativa, il traguardo dei 40 anni e un curioso soprannome che non conoscevamo: la showgirl si racconta a DiLei

Pubblicato: 20 Febbraio 2018 10:38Aggiornato: 20 Novembre 2023 18:51

Alessandra Del Re

Giornalista esperta di Costume&Società

Scrive per necessità e passione. Ama le storie degli altri, famosi e non, leggerle e raccontarle


Capelli sciolti, completo giacca pantalone, poco trucco e tronchetto in vernice: Alena Seredova è semplice e allo stesso tempo bellissima. Impossibile per lei passare inosservata: svetta da suo metro e novanta e oltre (è alta 181 cm, potete immaginare coi tacchi). L’abbiamo incontrata a Milano per il lancio della capsule collection di gioielli che ha creato in esclusiva per Diamonique, in vendita dal prossimo 4 marzo 2018 su QVC Italia (canale 32 Digitale Terrestre e tivùsat, 475 Sky e sito http://www.qvc.it). Come ogni donna ama i gioielli, e ha voluto creare una linea che fosse alla portata di tutte: i prezzi sono accessibili e partono da 49,90 euro. Per la prima volta Alena si è cimentata in una sfida creativa e lo ha fatto con entusiasmo: «Bello fare la mamma e la donna di casa, ma ogni tanto una boccata d’aria fresca ci vuole», dice con sincerità.

“La semplicità è preziosa”, recita il claim della tua capsule collection. Rappresenta anche te stessa?
Lo slogan rappresenta totalmente la mia vita, il mio modo di essere, il mio modo di vestire. Ho voluto che questa fosse una collezione semplice proprio perché credo che nella semplicità ci sia tanto: più si tende alla semplicità più si riesce a gioire delle piccole cose ed essere felice nella vita. I gioielli semplici da portare tutti i giorni mi sono sempre piaciuti. Questa è stata una bella sfida per me, spero che le donne possano affezionarsi ai pezzi che ho creato.

Qual è il monile più prezioso che hai e quello dal quale non ti separi mai?
Quello a cui tengo di più sono gli orecchini della mia nonna di Praga, che erano l’unico gioiello che lei abbia mai posseduto nella sua vita. Li custodisco gelosamente perché hanno un valore affettivo inestimabile per me. Quello che più amo indossare invece è una placca con inciso sul retro i nomi dei miei figli e del mio cane Sprint. La sfoggio soprattutto d’estate e mi piace indossarla anche con gioielli più importanti, magari da sera. Amo mischiare cose preziose e cose semplici che hanno un significato prezioso.

Ricordi invece il primo gioiello che ti hanno regalato?
Con tutti i trilogy che ho ricevuto nella mia vita potrei fare un tennis (ride, ndr.). Certo che me lo ricordo, è un anello del mio primo fidanzatino di Praga, tantissimi tantissimi anni fa. Adesso non so dire esattamente se si trattasse di un trilogy o di un anello semplice, ma lo conservo ancora in qualche scatola dei ricordi. Non mi ha mai chiesto di restituirlo e quindi l’ho tenuto.

Conservi molte cose, oltre ai gioielli anche i diari e le agendine
Sì, dico sempre che un giorno quando sarò all’ospizio la mia scatola dei ricordi sarà uno spunto per chiacchierare con le altre vecchiette ricordando quello che ho vissuto. Mi piace scrivere tutto a mano sulle mie agende, lo faccio da sempre perché non voglio perdermi niente. Mi ricordo tutto della mia vita. Scatto tantissime fotografie, faccio tanti album. Si dice che fino a una certa età i bambini non si ricordano niente di quello che hanno visto, fatto, se hanno viaggiato… Invece i miei figli si ricordano tantissime cose di quando erano piccolissimi grazie a questi album. Ogni tanto li tiriamo fuori e passiamo delle domeniche pomeriggio a sfogliarli, a ricordaci “Dove eravamo qui”, “Cosa stavamo facendo”. Ricordare, non cancellare quello che abbiamo fatto in passato, ti nutre la vita di cose belle.

Che mamma sei oggi che i tuoi bambini stanno crescendo? (Louis Thomas è nato il 28 dicembre 2007 e David Lee il 32 ottobre 2009, ndr.)
A 10 anni oggi i bambini non sono più quelli di 10 anni di quando ero piccola io. È diventato tutto un po’ più difficile. Andando a scuola si confrontano con altri bambini che hanno un vissuto diverso da loro, un’educazione differente. Oggi tutti hanno il telefono e io non glielo voglio dare. A scuola li accompagno e li vado a prendere io, non vedo la necessità di avere il telefono con sé. Crescerli oggi è diventato più complicato anche per tutta questa tecnologia e per internet, che spesso fa scoprire loro cose delle quali non dovrebbero neanche sapere l’esistenza, alla loro età. Io da mamma provo sempre a fargli vivere il bello delle cose semplici che dovrebbero fare parte dell’infanzia di tutti i bambini.

Sei una mamma vecchio stampo, quindi
Sono molto all’antica, me lo dicono tutti che sono antica. Ma voglio che i miei figli abbiamo delle regole e dei valori, perciò provo a indirizzarli a quello.

Hai insegnato loro la tua lingua, il ceco?
I miei bimbi hanno la doppia cittadinanza e sono trilingue. Fanno la scuola inglese, parlano ceco, studiano italiano con me… e mi riprendono per quello che scrivo. Io non uso le doppie, per me non esistono, non le sento. Oppure le sento dove non ci sono. Per esempio posso scrivere che “sono stata a un evento dove c’erano tanti giovanni”. Louis Thomas e David Lee parlano il ceco, ma non sanno scriverlo. Mi sembra esagerato farglielo studiare, sono capaci di comunicare coi loro nonni che stanno a Praga e questo per me è sufficiente. I bambini di oggi sono già così impegnati, vanno a scuola fino a tardi e tornano a casa con i compiti. Poi ci sono le mamme che gli riempiono la vita di attività extra… così arrivano a casa alle otto di sera e sono sfiniti. Io non amo sovraccaricarli di cose da fare, preferisco che abbiano lo spazio per giocare.

Quest’anno, il 21 marzo, compirai 40 anni. Cosa vorresti ricevere?
Niente, io sono contenta così. Ho le mie cose che funzionano, i miei bambini stupendi e sani, i miei genitori che stanno bene… e spero che continui così perché gestire certi problemi a distanza diventa più difficile e mi spaventa. Non ho tanto da sognare su cosa vorrei mi regalassero. Se poi uno riceve un paio di pantaloni o un vestito ben venga, ma non sono cose senza le quali non potrei stare.

Hai paura del tempo che passa?
Penso che se avessi paura mi vedreste in questo momento con un lifting, acido ialuronico, filler, riempimenti ovunque nella faccia. Ho la sensazione che non mi piace invecchiare ma non faccio niente contro il tempo che passa. A volte ci provo tentando di condurre una vita sana e mangiando bene, ma dall’altro canto mi piace bermi un bel bicchiere di vino, mangiare le cose buone e non sgranocchiare l’insalata verde. Quello che riesco lo faccio e va bene così. Faccio tanto sport e tanta attività fisica. E se questo non dovesse servire al corpo di sicuro servirà alla testa, ne sono convinta.

Come ti tieni in forma?
Non corro perché una volta qualcuno mi ha detto che correndo scende il sedere (ride, ndr.). Cammino di buon passo in salita, così almeno sale. Cammino moltissimo d’estate, d’inverno una o due volte a settimana, faccio pilates e qualche volta yoga, vado in palestra. Mi piace giocare a tennis e sciare, anche se è uno stress farlo coi bambini perché sono sempre in allerta: controllo dove sono, che nessun matto sulle piste li investa. Siamo una famiglia attiva, ci piace provare cose nuove come l’aero gravity. Devo essere sincera, quando l’ho provato sono andata in crisi perché avevo il timore che col mio peso non potessi restare sollevata in aria. La prima volta l’ho fatto a Praga, dove mettono anche il cartello con scritto il nome di chi sta “volando”. Poi sai, il casco sicuramente non abbellisce. E poi sei in un grosso tubo trasparente e ti vedono tutti. Ma è stata un’esperienza divertente. Alla fine visto che ho due figli maschi mi tocca provare anche le cose più avventurose che non sono propriamente nella mia indole, perché da quando sono mamma la vita mi è più preziosa. Almeno fino a quando David Lee e Louis Thomas non saranno maggiorenni.

Porti i tacchi solo per gli eventi e ami invece moltissimo le sneakers. Sei alta 181 centimetri: questo ti ha mai creato problemi?
Da adolescente avevo due problemi: che ero alta e che avevo le tette grosse. Ero soggetta alle prese in giro dei maschietti e questa attenzione non mi piaceva per niente. Devi sapere che da un certo punto in poi nelle scuole ceche era obbligatorio seguire delle lezioni di ballo, e io mi sono inventata una scusa pazzesca per non farle perché non sopportavo l’idea di ballare con qualcuno di più basso. Mi immagini, io che sono già alta con indosso i tacchi, ballare con uno che rispetto a me sembra un nanetto?

Nel 2005 hai posato per il calendario di Max. Con molta sincerità hai ammesso di averlo fatto per la notorietà e per i soldi
Nell’epoca del boom dei calendari le protagoniste amavano dire la stessa cosa: “Questo non è nudo, è nudo artistico”. Ma dai! Io penso di aver fatto un bel calendario, mi sono divertita. Ho dovuto superare me stessa perché sul set c’erano cinque uomini. Mi sono porta con me la mia truccatrice Letizia e una maestra di yoga che tutte le mattine mi accompagnava in riva al mare a respirare lo iodio per aprirmi la mente, rilassarmi e liberarmi dell’imbarazzo. Per me in quel momento il problema erano le cinque persone sul set, non pensavo che dopo il calendario sarebbe finito dal tabaccaio e lo avrebbero visto tutti. Da lì il fotografo Giovanni Cozzi, che oggi non c’è più, s’è inventato il mio soprannome “Prosciuttina”. Credo che c’entri qualcosa il mio sedere.

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