8 falsi miti sulla masturbazione femminile da sfatare subito

Informazioni confuse, spesso censurate. Eppure la masturbazione femminile serve, alle donne e alle coppie. Sfatiamo i falsi miti, subito.

Pubblicato: 13 Giugno 2022 22:11

Alfonsa Sabatino

Lifestyle e Sex editor

Da anni ricopre la professione di giornalista pubblicista e ufficio stampa, come freelancer. Di recente, sta esplorando il mondo dei podcast, per dare nuova forma ai suoi approfondimenti. Per DiLei si occupa di sessualità, benessere e lifestyle.

Nonostante le giovani donne siano sempre più sicure nel mostrarsi senza vergogna, nell’accettare il proprio corpo e la propria natura -difetti inclusi- e nel mettersi nelle relazioni decise a non sottomettersi e a non rinunciare alla propria essenza, il tema della masturbazione femminile è ancora un grande tabù. Ci sono informazioni, poche a dire il vero, confuse. Se ne parla poco, si ammette con difficoltà. Eppure l’autoerotismo è un grandissimo regalo che la donna può fare a sé e pure al proprio partner. Perché? Abbiamo chiesto a Elisa Caltabiano, Sex & Sensuality coach di Milano di sfatare i falsi miti della masturbazione femminile.

Falsi miti? Meno che per gli uomini

Si diceva che la masturbazione maschile potesse provocare nei ragazzi cecità, mani pelose, calvizie, acne, caduta di denti e persino il cancro. Per la masturbazione femminile invece non ci sono tutte queste dicerie: perché? “È una domanda interessante -dice sorridendo la Sex coah- che risveglia la mia parte combattiva legata al riconoscimento e al rispetto del femminino sacro. Credo se ne parli molto poco e molto meno perchè è un tabù pazzesco e lo è sempre stato. È assodato che l’uomo in qualche modo lo faccia, si masturbi, si tocchi e si possa provocare piacere da solo. Hanno cercato con tutte quelle dicerie di farlo fare un po’ meno, come sempre attraverso la politica della paura, ma senza mai nascondere la masturbazione maschile come dato di fatto. Per la donna invece è stato proprio repressa l’opzione che possa prodursi piacere in autonomia. C’è un enorme potere, d’altronde, dentro alla possibilità che la donna si conosca e prenda in mano il proprio piacere, che sappia davvero come darsi godimento. Autobastarsi, considerando la presenza dell’uomo come un di più e non indispensabile, è un’affermazione che in una società fallocentrica non è mai stata accettata. Ed è stata sotterrata. Oltre a questo c’è l’aspetto legato al peccato, alla vergogna, al tabù che continua ad avvolgere la sessualità”.

1. Non è una cosa da grandi

Da che età è giusto o possibile masturbarsi? “Dalla nascita” è la risposta decisa di Caltabiano. “Si dice che addirittura in utero della madre i bimbi si tocchino e si esplorino. Ci si rende conto già in giovanissima età che c’è una zona molto sensibile e piacevole laggiù. Man mano che si cresce ovviamente questa curiosità verso la sensazione di piacere aumenta e intorno ai 2-3 anni non è raro vedere bambini e bambine con le mani nelle mutandine. I genitori, per pudore e educazione, spesso bloccano questi atteggiamenti, sbagliando perché da questo loro NO inizia a nascere il concetto di sporco, di tabù e vergogna”. Ma la clitoride, nel caso delle bambine, viene stimolata continuamente, anche se in maniera involontaria: basta un jeans stretto, il sellino bici, e il riconoscimento di uno stimolo è forte e chiaro. Lasciare le bambine libere di percepire quelle sensazioni è indispensabile per la conoscenza e consapevolezza del loro corpo. “Conoscere e sperimentare quel piacere le rende più forti quando poi è ora di cercarlo”.

2. Intanto, la clitoride o il clitoride?

Secondo l’Accademia della Crusca “Clitoride deriva dal greco clitoris e in italiano è registrato a partire dalla IV edizione del Vocabolario della Crusca (1729-1730), che ne parla al femminile. Dall’800 i dizionari iniziano registrare anche la forma maschile, che nell’uso comune è stata quasi sempre dominante”. Un po’ per riprendere il genere originario della parola, un po’ per valorizzare e rimettere al centro un organo così tanto importante per il corpo e il piacere delle donne in una sessualità decisamente fallocentrica, molti gruppi di femministe, professioniste della salute e promotrici del benessere delle donne hanno ricominciato a usare il femminile: la clitoride. Oggi sono usate le due forme e sono entrambe giuste, ma a livello simbolico è senz’altro il femminile che prende il sopravvento, anche con un certo orgoglio.

3. Davvero conosciamo la clitoride?

La clitoride oggi è diventata protagonista di diverse forme artistiche femministe, che hanno creato installazioni, quadri e sculture in giro per mezzo mondo. È successo a Parigi pochi mesi fa, quando per l’8 marzo al Trocadero, davanti alla Tour Eiffel, è comparsa una clitoride gonfiabile alta più di 5 metri. “Denunciamo pubblicamente il ritardo nella ricerca della medicina sessuale sul clitoride. C’è chiaramente una disparità di trattamento con il pene. Un quarto delle ragazze non sa di avere un clitoride e l’82% non sa nemmeno che è un organo erettile ed erogeno”, ha dichiarato  Julia Petri, la fondatrice del gruppo  “La Gang du Clito”, che ha voluto l’installazione.

4. Clitoride, non solo un bottoncino

Nell’immaginario comune la clitoride ha la forma di un bottoncino, delle dimensioni di un’uvetta più o meno. Si trova in alto, protetta, nella congiunzione delle due piccole labbra. “Quel bottoncino è solo la punta di un iceberg. È la parte esterna di una muscolatura molto più estesa, che si sviluppa verso l’interno del bacino, verso il basso, su ciascun lato della vulva”. La sua forma è una Y rovesciata, e la parte visibile, l’uvetta per internderci, è chiamata glande o testa della clitoride. In poche lo sanno ma la clitoride è fatta dello stesso tessuto erettile del pene, e diventa turgida se stimolata. “La clitoride contiene ben 8mila terminazioni nervose, 5mila solo nella testa”, specifica Elisa Caltabiano, “che sono lì per il piacere e il godimento della donna. Il glande del pene ne ha 3mila, tanto per fare un paragone”. Vista la natura di questo organo, così tanto più grande di quanto si possa immaginare, il piacere da stimolazione della clitoride è un piacere diffuso, molto intenso e esteso.

5. Non solo penetrazione

In tanti pensano che la masturbazione femminile sia principalmente penetrativa, con dita o toys, e da stimolazione interna. “Questo è uno degli errori che maggiormente viene fatto dalle donne, e poi anche dagli uomini nel rapporto sessuale. E non è escluso – continua la coach, che propone diversi percorsi tematici dedicati alle donne per una maggiore conoscenza e consapevolezza- che alcuni dei problemi delle donne legati alla penetrazione arrivi proprio dal petting e dalla penetrazione troppo decisa”. Ma non esiste una ricetta precisa per il raggiungimento del piacere e del godimento. “La masturbazione femminile è fondamentalmente legata all’essere connesse con il proprio corpo e il proprio piacere, che sia esso interno, esterno, in profonda connessione con la propria anatomia. Il vero problema è che conosciamo molto poco il nostro corpo e le zone erogene che provocano il noi il piacere”. Le zone erogene, d’altronde, sono diverse da donna a donna. Per alcune può essere la vagina, per altre però il collo, il seno, per altre ancora i piedi. “L’orgasmo non è solo vaginale, ma ce ne sono di tantissimi tipi. Ci sono orgasmi che si possono ragiungere anche con la stimolazione di altri punti del corpo, come un massaggio alla testa”.

6. Orgasmo, Must have

In un’esistenza costantemente performante anche la sessualità perde il suo fine ultimo, che è il piacere e non il raggiungimento dell’orgasmo. “Si tende a rendere l’esperienza sessuale molto legata alla performance sessuale e al raggiungimento di un traguardo. C’è troppa attenzione all’orgasmo, quando la percezione del piacere non è per forza legata a quello, anzi, a volte ci si concentra sulla meta perdendosi completamente il bello del viaggio. Io spesso consiglio alle donne di mettere un timer di 20-30 minuti. L’unico obiettivo di quel tempo è sentire il proprio corpo e le sensazioni corporee, lasciando da parte l’orgasmo. Questa pratica rende molto più consapevoli, elimina l’ansia da orgasmo e indubbiamente rende più piacevole tutto il processo di sperimentazione e scambio”.

7. Una questione di abitudine

Abitudine e sessualità non sono parole amiche. Troppo spesso i problemi e la noia che subentrano nell’intimità della coppia derivano proprio dalla poca fantasia. Ma la monotonia è controproducente anche nella masturbazione. “Io consiglio sempre di alternare i metodi di stimolo. Se si usa un vibratore, è meglio alternarlo alle dita, al dildo, perchè il vibratore spesso provoca una vibrazione e un piacere differente da quello che può generare un pene o la mano”. È importante imparare a darsi piacere in tanti modi diversi, variando, senza rischiare di godere solo ed esclusivamente in una determinata situazione.

8. Non è debolezza

Masturbarsi non fa male e non è segno di solitudine o debolezza, anzi. “Questa è l’altra cosa che ci vogliono far credere. Tantissime donne vengono da me anticipandosi con un timido: “eh, sai, sono da sola”. A me viene da consolarle e da dire: meglio! A volte essere dentro a una relazione sentimentale e sessuale limita l’esplorazione e la scoperta, perché può essere difficile trovare un linguaggio comune, di corpi che parlano, o uscire dalle abitudini, o semplicemente mettersi al centro”. L’autoerotismo invece è un regalo che la donna fa a sé e anche al/alla partner. “È fondamentale che l’approccio sia quello della consapevolezza e conoscenza, che la masturbazione sia lo strumento per essere padrone di se stesse, nella piena centratura di sé. Non possiamo più permettere, e lo facciamo troppo spesso, che siano gli altri a dire cosa ci piace o no. Quindi non è debolezza, ma sicurezza e forza, di una donna che si conosce, che si ama e che non delega la propria felicità sessuale”.

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