Lupus eritematoso sistemico: sintomi e terapie

Il lupus eritematoso sistemico, una patologia autoimmune di lunga durata, si caratterizza spesso per eruzioni cutanee e problemi articolari.

Carlotta Dell'Anna Misurale

Laureanda in Medicina e Chirurgia

Studentessa di Medicina appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Il lupus eritematoso sistemico, abbreviato in LES e più semplicemente noto come lupus, è una malattia cronica di tipo autoimmune e di natura infiammatoria che – a seconda della sua gravità – può colpire diversi organi e/o tessuti. Attualmente, non è stata identificata una causa ben precisa, ma si ritiene che una predisposizione genetica unita a fattori scatenanti di tipo ormonale e/o ambientale (es raggi UV, infezioni) possa determinarne l’insorgenza.

A livello di incidenza, è noto come il lupus colpisca prevalentemente le giovani donne: il picco lo si osserva tra i 15 e i 40 anni, con un rapporto femmine-maschi di 6-10:1. Più predisposta è la popolazione afro-caraibica, con 207 casi ogni 100.000 individui, seguita dalla popolazione asiatica con 50 casi ogni 100.000 individui e da quella caucasica con 20 casi ogni 100.000 individui.

Spesso la diagnosi di lupus eritematoso sistemico è tardiva a causa del fatto che la malattia può colpire diversi apparati ed organi, con diversi gradi di severità.

È possibile identificare tre livelli di gravità del LES:

Con l’utilizzo di farmaci immunosoppressori adeguati, i sintomi possono essere tenuti sotto controllo.

Che cos’è il lupus eritematoso sistemico

Il lupus eritematoso sistemico è una malattia autoimmune che può causare l’infiammazione della pelle e delle articolazioni e progredire ulteriormente interessando le cellule del sangue, i polmoni, i reni, il cuore e il sistema nervoso.

Sebbene sia stata identificata verso l’inizio dell’XIX secolo, già Ippocrate parlava di una malattia che causava ulcere cutanee, definendola “herpes esthiomenos”.

Il suo nome si compone di tre parole:

L’origine del termine lupus viene fatta risalire al XII secolo, quando il medico parmense Rogerio Frugardi lo utilizzò per descrivere una manifestazione cutanea. Nel 1872, poi, il dermatologo ungherese Moritz Kaposi identificò le manifestazioni sistemiche e ancora dopo, nel 1948, vennero identificate le cellule LE, ossia i granulociti neutrofili caratteristici della malattia.

A partire dalla fine del 1800, il lupus veniva trattato con il chinino, poi in associazione all’acido salicilico, con risultati evidenti; fu però nel corso del XX secolo che si cominciarono ad utilizzare i farmaci corticosteroidi per la gestione della malattia.

Come tutte le malattie autoimmuni, anche il lupus eritematoso sistemico deriva da una disregolazione del sistema immunitario. Nei soggetti che soffrono di malattie di questo tipo il sistema immunitario invece che aggredire solamente virus e batteri riconosce come estranei e quindi “nemici” alcuni organi o tessuti, producendo una risposta infiammatoria che ne determina il danno- di diverso tipo e gravità.

Lupus eritematoso sistemico: i sintomi

Definire un quadro di sintomi tipico e preciso per il lupus eritematoso sistemico è molto complicato; le manifestazioni possono infatti essere diverse da paziente a paziente, ma soprattutto possono essere aspecifiche e comuni a quelle di altre malattie autoimmuni o altre condizioni patologiche. Per tale ragione il lupus viene talvolta definito “il grande imitatore”.

Esistono però dei sintomi più comuni e che possono manifestarsi progressivamente, ossia:

Le lesioni cutanee nello specifico si distinguono in:

Nei casi più gravi la malattia colpisce anche le cellule del sangue, i polmoni e i reni e – successivamente – il sistema nervoso. Ma ci sono pazienti che, per via del LES, soffrono anche di disturbi alla milza, al fegato, ai linfonodi, all’apparato digerente, ai vasi sanguigni e alle ghiandole salivari. E c’è infine chi sviluppa nel corso del tempo altre malattie autoimmuni, come ad esempio l’artrite reumatoide o la sindrome di Sjögren.

L’insorgenza dei sintomi può avvenire in modo improvviso, talvolta in associazione a febbre così da far sospettare una infezione, oppure in maniera graduale e nel corso di mesi o persino anni, con fasi silenti alternate a fasi di riacutizzazione. Nel 70-90% dei casi all’esordio della malattia vi è una astenia talvolta invalidante, sebbene vi siano pazienti che soffrono ad intermittenza di disturbi articolari per anni, prima dell’insorgenza di altri sintomi tipici.

Se il LES diventa sistemico: i sintomi

Qualora il lupus eritematoso sistemico interessi il rene, può manifestarsi una patologia chiamata glomerulonefrite, ossia una infiammazione dei glomeruli renali (la rete di capillari arteriosa che filtra il sangue per produrre urina). In questa condizione, gli esami ematici e delle urine consentiranno di fare diagnosi. La diagnosi precoce di questa malattia e la possibilità quindi di trattarla tempestivamente consente di ridurre il rischio di insufficienza renale acuta a meno del 5%.

L’interessamento delle cellule del sangue comporta l’insorgenza di piastrinopenia (riduzione della conta piastrinica) o leucopenia (riduzione del numero di globuli bianchi), oppure di alterazioni della coagulazione. Il coinvolgimento polmonare del lupus eritematoso sistemico può invece provocare pleuriti (infiammazione acuta della pleura), polmoniti, interstizio patie, ipertensione polmonare o quadri di tromboembolia. Se il LES colpisce il cuore, il paziente può lamentare sensazione di dolore al petto, cardiopalmo o sintomi respiratori, che potrebbero essere suggestivi di patologie quali l’endocardite, la pericardite, la miocardite o l’aterosclerosi fino, nei casi più gravi, all’infarto del miocardio.

Il coinvolgimento del sistema nervoso (encefalo e/o i nervi periferici) si manifesta di solito con forti mal di testa, stati confusionali, deficit di memoria, disturbi dell’umore e del comportamento, epilessia, convulsioni, problemi cognitivi, disturbi della vista o polineuropatia. Nei casi più gravi sono stati osservati dei casi di ictus.

Altri sintomi di lupus eritematoso sistemico possono essere:

Lupus eritematoso sistemico: le cause e la diagnosi

Ad oggi, non è ancora stata identificata una vera e propria causa per l’insorgenza del lupus eritematoso sistemico. Secondo le teorie più accreditate, esistono dei fattori predisponenti all’insorgenza della patologia:

Per porre diagnosi di lupus eritematoso, è necessario soddisfare almeno 4 di 11 criteri diagnostici redatti nel 1982 dall’American College of Rheumatology e revisionati nel 1997:

Laddove vengano soddisfatti almeno quattro di questi criteri, sarà necessario effettuare esami ematici di approfondimento. In primo luogo, si indagherà la presenza di anticorpi antinucleo (ANA): sebbene questi possano essere rilevati anche in presenza di altre malattie, la maggior parte delle persone affette da LES li ha. Una volta individuati, lo specialista prescriverà in genere un esame per gli anticorpi anti-DNA a doppia elica (anti ds-DNA) e per altri autoanticorpi (es. pannello ENA). Con gli esiti, e con ulteriori indagini sierologiche (emocromo, VES, funzionalità renale, analisi delle urine), sarà quindi possibile fare diagnosi con certezza.

I soggetti affetti da lupus, in genere, possono presentare diverse di queste condizioni:

Una volta fatta la diagnosi, lo specialista eventualmente prescriverà ulteriori indagini con lo scopo di valutare l’estensione e la gravità della malattia:

Lupus eritematoso sistemico: la cura

Il lupus eritematoso sistemico è una patologia da cui non si può guarire, ma che è possibile controllare farmacologicamente. La terapia varia di paziente in paziente, ed è volta al controllo dei sintomi e alla prevenzione di ulteriori complicanze.

Se il paziente soffre di una forma di LES lieve spesso è sufficiente l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), al fine di controllare il dolore (specie alle articolazioni e ai muscoli) e il rialzo termico, e di farmaci antimalarici (idrossiclorochina), allo scopo di alleviare i sintomi della cute e delle articolazioni e per ridurre la frequenza delle riacutizzazioni. Anche la fototerapia è un trattamento utile al controllo delle eruzioni cutanee, così come le creme o gli unguenti a base di corticosteroidi. È inoltre sempre raccomandato l’uso di una crema solare con un SPF di almeno 30.

Nelle forme più gravi, il lupus viene invece trattato con farmaci corticosteroidi, in dosi e modalità di somministrazioni (topica, orale, endovenosa) variabili a seconda della severità della malattia. I farmaci corticosteroidei riducono le mialgie (dolori muscolari), i disturbi articolari, controllano i sintomi a livello cutaneo e prevengono l’insorgenza di complicanze come la pleurite, la pericardite e la vasculite.

Nelle forme più severe assumono un ruolo importante anche i farmaci immunosoppressori che, sopprimendo il sistema immunitario, ne controllano la eccessiva reattività in questa malattia e di conseguenza riducono l’infiammazione; accanto a questi, soprattutto negli ultimi anni è emersa l’importanza degli anticorpi monoclonali.

È diventato sempre più rilevante l’uso di terapie biologiche (grazie ad anticorpi monoclonali ad hoc) come il belimumab (Benlysta), un anticorpo monoclonale che inibisce la proteina BLyS, ritenuta importante nella patogenesi del LES. Questo farmaco, somministrato per via endovenosa, ha mostrato di ridurre l’attività della malattia e migliorare la qualità di vita dei pazienti, soprattutto in quelli con malattia attiva nonostante il trattamento convenzionale.

Recenti studi hanno anche valutato l’efficacia di nuovi farmaci come l’anifrolumab, un anticorpo monoclonale che inibisce il recettore dell’interferone di tipo I, mostrando risultati promettenti nel controllo dell’attività della malattia. Tuttavia, la necessità di una gestione personalizzata del trattamento è fondamentale, dato che la risposta ai farmaci può variare notevolmente tra i pazienti. Nei pazienti con lupus affetti da problemi vascolari può esserci inoltre l’indicazione all’assunzione di terapia anticoagulante per prevenire fenomeni tromboembolici.

Di norma in un primo momento la terapia consiste nel controllo dello stato infiammatorio acuto e, una volta ottenuto, nell’utilizzo di farmaci che possano prevenire l’insorgenza di sintomi e complicanze; in alcuni casi i farmaci, a seconda dell’andamento della malattia, possono essere ridotti nella loro posologia o essere sospesi.

Esistono poi norme di comportamento che il paziente deve seguire per evitare che i sintomi del lupus eritematoso sistemico peggiorino; tra questi:

È consigliato anche monitorare attentamente qualsiasi nuovo sintomo o cambiamento nelle condizioni di salute e discuterne tempestivamente con il proprio medico, per poter adeguare il piano di trattamento se necessario.

Lupus eritematoso sistemico: la prognosi

A differenza degli anni Cinquanta, in cui l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da lupus eritematoso sistemico era cinque anni, oggi la malattia può essere trattata con successo, con una aspettativa di vita quasi sovrapponibile a quella della popolazione non affetta -a patto di assumere le terapie in modo adeguato e di osservare linee di comportamento atte a prevenire potenziali ricadute.

La prognosi è più favorevole nelle donne, piuttosto che negli uomini e nei bambini. Quando il LES insorge dopo i 60 anni, il decorso è generalmente benigno. È inoltre fondamentale tenere sotto controllo le comorbidità dei pazienti (es. ipertensione, ipercolesterolemia).

Fonti bibliografiche:

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