Frattura scomposta: cos’è e come si cura

Una frattura scomposta è una rottura ossea in cui i frammenti non sono allineati correttamente, richiedendo spesso un intervento chirurgico

Pubblicato: 9 Maggio 2024 08:02

Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Una frattura ossea è una lesione di origine traumatica o patologica, che può interessare qualsiasi parte dello scheletro. Esistono diversi tipi di frattura ed è possibile classificarle sulla base della loro eziologia o in base al posizionamento dei monconi a seguito dell’evento lesivo. In particolare, una frattura scomposta è un tipo di lesione in cui la rottura dell’osso porta alla formazione di due o più segmenti ossei che migrano dalla loro posizione fisiologica; si tratta di una condizione molto delicata che richiede particolare attenzione da parte dello staff medico.

Quando un paziente riporta una frattura scomposta, è estremamente importante intervenire tempestivamente, al fine di ripristinare completamente le funzionalità dell’area interessata: se non trattata adeguatamente, infatti, una frattura può comportare una serie di complicazioni anche gravi. Il trattamento di una frattura, in genere, prevede l’immobilizzazione dell’area lesionata tramite tutori esterni oppure dei dispositivi di contenimento interni. Per quanto riguarda, invece, i tempi di guarigione, una frattura scomposta può impiegare dalle 2 alle 16 settimane per guarire completamente.

Cos’è una frattura scomposta e a cosa è dovuta

Una frattura ossea è una lesione scheletrica che comporta la rottura totale o parziale di un osso. Quando l’osso viene lesionato si possono formare due o più frammenti, che vengono definiti monconi di frattura; lo spazio che si viene a creare fra di essi è, invece, definito rima di frattura. Nel caso di una frattura scomposta, i monconi della frattura subiscono uno spostamento rispetto alla loro fisiologica posizione e richiedono, pertanto, un riallineamento.

La rottura di un osso può avvenire a seguito di diversi meccanismi lesivi, che possono essere di flessione, torsione, compressione o da avulsione. Nelle fratture da flessione, la rottura è provocata da una curvatura innaturale dell’osso, mentre nel caso di fratture da torsione, l’osso subisce un brusco movimento rotatorio; le fratture da compressione si verificano quando il tessuto spugnoso di un osso viene schiacciato tra diafisi e cavo articolare.

Per quanto riguarda, invece, le fratture da strappamento o da avulsione, esse sono causate da violente contrazioni muscolari che comportano un distacco osseo in corrispondenza dell’inserzione tendinea del muscolo interessato.

Fratture da trauma e fratture patologiche

Una frattura scomposta può avere diverse cause: traumatica, patologica o da stress. Nel dettaglio:

Sintomi principali di una frattura scomposta

I pazienti che riportano una frattura scomposta possono presentare sintomi d’intensità diversa, a seconda del tipo di trauma, della gravità dei danni riportati nonché in base alla zona corporea interessata. In generale, si tratta di una condizione particolarmente dolorosa, in quanto comporta una stimolazione delle terminazioni nervose deputate alla ricezione del dolore, ossia quelle nocicettive.

In molti casi, i pazienti possono essere soggetti ad uno shock traumatico che comporta astenialipotimia, sincope, abbassamento della pressione arteriosatachicardia e dispnea proprio a causa del dolore intenso. I sintomi principali associati ad una frattura scomposta sono:

Come già anticipato, se non si interviene rapidamente con adeguate misure, le fratture ossee possono essere soggette a complicazioni che possono minare la salute del paziente. Innanzitutto, possono verificarsi delle lesioni nervose: se un nervo rimane compresso a lungo sotto un frammento osseo, il paziente può andare in contro a paralisi sensitive e motorie che pregiudicano la funzionalità dell’area colpita.

Inoltre, quando si verifica una frattura scomposta, può verificarsi un gonfiore e un aumento della pressione all’interno del compartimento muscolare circostante, che può compromettere la circolazione sanguigna e danneggiare i tessuti nervosi e muscolari. Questo aumento della pressione può portare a sintomi come dolore intenso, sensazione di tensione e rigidità nel muscolo colpito, nonché a compromettere la funzione del nervo e del muscolo. La sindrome compartimentale richiede un trattamento urgente e può richiedere un intervento chirurgico per alleviare la pressione e ripristinare la circolazione sanguigna.

In più, se non si provvede tempestivamente all’immobilizzazione dell’area fratturata, c’è il rischio che l’osso non si rimargini correttamente, comportando deformità e dolore permanente. A tal proposito è bene sottolineare che è assolutamente sconsigliato tentare manovre per sistemare l’arto lesionato, spostare il paziente oppure massaggiare la zona colpita, per evitare di aggravare i danni riportati.

Le fratture, infine, presentano un elevato rischio di provocare fenomeni tromboembolici che, entrando in circolo attraverso il flusso sanguigno, possono arrivare a compromettere le funzionalità neurologiche, polmonari cardiache del paziente, come nel caso di embolie adiposetrombosi venose ed embolie polmonari. A tal fine vengono prese misure preventive, prescrivendo al paziente una terapia farmacologica a base di anticoagulanti.

Classificazione delle fratture

Le fratture ossee possono presentare diverse caratteristiche in base alle quali è possibile proporre una distinzione in diversi tipi di fratture.

Scomposta o composta

Una prima distinzione riguarda l’eventuale movimento dei monconi derivanti dalla lesione: come già anticipato, nelle fratture scomposte i segmenti ossei subiscono uno spostamento rispetto alla loro sede anatomica e, pertanto, i monconi perderanno il loro fisiologico allineamento; in base al movimento che i frammenti compiono, si possono avere fratture lateraliangolari, longitudinali rotatorie.

Se, invece, la rottura non provoca nessuna alterazione nella posizione abituale delle ossa, la frattura viene definita composta, ed ha in genere un decorso più rapido ed agevole.

Esposta o chiusa

Se la frattura provoca una lacerazione della cute, si parla di frattura esposta, in cui i monconi ossei e i tessuti sottostanti sporgono all’esterno; una frattura esposta presenta numerosi rischi per il paziente, in quanto si tratta di una lesione molto instabile che aumenta il pericolo di un’emorragia nonché di contrarre infezioni.

Se al contrario, a seguito di un trauma, la pelle che ricopre l’osso rimane integra, si parla di fratture chiuse; è bene tener presente, tuttavia, che anche nel caso di fratture chiuse, possono verificarsi emorragie di tipo interno o altre complicazioni.

Semplice o pluriframmentaria

In base all’area lesionata è possibile distinguere poi fratture complete, in cui il segmento osseo viene lacerato in tutto il suo spessore, e fratture incomplete che invece interessano solo una porzione dell’osso.

A seconda del tipo di trauma, inoltre, l’osso può subire danni di diversa entità: se la lesione provoca un distacco in due segmenti distinti si ha una frattura semplice, se invece la lesione origina più frammenti ossei si ha una lesione pluriframmentaria o comminuta, nel caso in cui si formino più rime di frattura.

Diagnosi e trattamento di una frattura scomposta

La diagnosi di una frattura scomposta si basa su una serie di esami specifici, ossia radiografiaTAC risonanza magnetica: questi accertamenti sono indispensabili al fine di stabilire con accuratezza il tipo di frattura, la localizzazione e l’estensione della lesione. In linea generale il trattamento di una frattura prevede, innanzitutto, l’immobilizzazione dell’area soggetta a trauma.

Nel caso di una frattura scomposta, per favorire il processo di guarigione è necessario che le estremità dell’osso vengano riallineate. Questo procedimento è detto intervento di riduzione, e può essere effettuato mediante manipolazione esternariduzione chiusa  intervento chirurgico. Una volta riallineati i frammenti ossei, essi vanno mantenuti  in sede tramite dei tutori esterni come gesso e stecche, oppure tramite mezzi di contenimento interni quali piastre, chiodi metallici viti endomidollari.

La durata dell’immobilizzazione dipende dall’osso fratturato, dalla presenza di eventuali complicazioni, dall’età del paziente e dal tipo di lesione: in media la frattura viene immobilizzata per almeno 2-8 settimane. Se un osso rotto è stato allineato correttamente e viene mantenuto immobile, il processo di guarigione è solitamente semplice ed avviene spontaneamente, attraverso la formazione di un tessuto calloso temporaneo che viene trasformato gradualmente in nuovo osso grazie all’azione degli osteoblasti.

Cosa fare se la frattura non guarisce

In alcuni casi l’osso può faticare a risanarsi o a consolidarsi completamente, e i frammenti della lesione risultano uniti da un tessuto molle di cicatrizzazione: la mancata guarigione di una frattura viene detta pseudoartrosi. Esistono diversi trattamenti a cui è possibile ricorrere per risolvere questa condizione, essi includono: terapia ad ultrasuoniinnesto osseo oppure trattamento con cellule staminali. Dopo il consolidamento della frattura potrebbe essere necessario ripristinare la forza muscolare e la funzionalità dell’area interessata attraverso un percorso fisioterapico.

Fonti bibliografiche:

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