Il flutter atriale è un’aritmia cardiaca che può insorgere a livello degli atri, caratterizzata da contrazioni frequenti, battito irregolare e manifestazioni improvvise. In base alle modalità di insorgenza, si possono distinguere due forme di flutter atriale: una forma parossistica, con episodi bruschi e di breve durata, ed una forma permanente. Le cause del disturbo possono essere di natura fisiologica, possono essere dovute a patologie sottostanti oppure possono dipendere da fattori esterni.
La diagnosi di flutter atriale si basa su un’accurata visita cardiologica che comprende l’elettrocardiogramma. Il suo trattamento può variare da paziente a paziente.
Indice
Cos’è il flutter atriale
Il flutter atriale è un’alterazione del ritmo cardiaco che ha origine nell’atrio e può trasmettersi fino al ventricolo, arrivando a compromettere la gittata cardiaca e la circolazione sanguigna; data l’area di insorgenza, esso è classificato come un’aritmia ectopica sopraventricolare. Gli episodi di flutter atriale sono caratterizzati da battito cardiaco irregolare con contrazioni frequenti e pulsazioni accelerate; flutter in inglese significa appunto “battito rapido”, e i pazienti colpiti da questa patologia possono presentare una frequenza cardiaca di oltre 200 battiti al minuto (bpm).
Si possono distinguere due forme di flutter atriale: una forma parossistica e una forma permanente.
- Flutter atriale parossistico: la forma parossistica è caratterizzata da un’insorgenza improvvisa degli attacchi, che in genere sono di breve durata. La frequenza cardiaca di un paziente colpito da flutter atriale può arrivare fino a 120/180 battiti al minuto, tuttavia gli episodi si esauriscono in genere nel giro di poche ore, o pochi giorni al massimo. Questo tipo di disturbo colpisce gli individui sani, che possono manifestare attacchi isolati, e pertanto non richiede in genere l’uso di farmaci o di altri interventi terapeutici.
- Flutter atriale permanente: nella forma permanente lo sviluppo del disturbo è spesso graduale. Tuttavia, in questo caso il disturbo può durare anni ed essere sinonimo di una patologia associata; a causa della sua natura latente, spesso la diagnosi di flutter atriale non è immediata e la condizione può passare inosservata. Per curare questa condizione è necessaria in genere una terapia specifica mirata.
Flutter atriale e fibrillazione atriale: caratteristiche e differenze
Le caratteristiche del flutter atriale sono simili a quelle della fibrillazione atriale, ma il flutter si differenzia da quest’ultimo in quanto le alterazioni del battito sono meno marcate ed hanno un impatto diverso sui ventricoli: di fatti, mentre la fibrillazione atriale può comportare un aumento del battito cardiaco fino a 400 bpm, durante un flutter la frequenza del battito può innalzarsi massimo fino a 240-300 bpm. Questo comporta inoltre che, rispetto alla fibrillazione, il battito risulti meno disordinato, in quanto una frequenza ridotta si traduce in un minor numero di impulsi di contrazione.
Generalmente infatti, durante queste aritmie si instaura un blocco a livello del nodo atrioventricolare, che ferma parte degli impulsi diretti verso il ventricolo; questo si verifica in particolar modo durante il flutter atriale, tanto che nei soggetti affetti da questa condizione, la contrazione ventricolare può essere anche ¼ di quella atriale. Il flutter viene infatti distinto in 2:1, 3:1 o 4:1, ad indicare che solo uno stimolo ogni 2, 3 o 4, riesce a passare attraverso il blocco. Si tratta di un dettaglio estremamente importante, in quanto spesso accade che il flutter passi inosservato proprio per questo motivo.
In rari casi, per esempio, di natura congenita, come nella sindrome di Wolff-Parkinson-White (WPW) sia flutter che fibrillazione atriale possono essere favoriti dai circuiti del rientro e il coinvolgimento dei ventricoli può essere più pericoloso. WPW è una patologia caratterizzata da un’alterazione nel sistema di conduzione elettrica del cuore. Nei pazienti affetti da WPW, esiste una via anormale supplementare di conduzione elettrica, chiamata fascio di Kent, che collega l’atrio e il ventricolo bypassando il normale sistema di conduzione e bypassando il blocco che il nodo atrioventricolare instaura sulla conduzione troppo veloce. Questo può causare episodi intermittenti di tachicardia durante i quali il cuore batte più rapidamente del normale.
Talvolta il paziente può manifestare sia flutter che fibrillazione atriale: si tratta di casi piuttosto gravi, che richiedono particolare attenzione da parte dei medici.
Quali sono i sintomi del flutter atriale
I pazienti affetti da flutter atriale possono presentare una sintomatologia diversa, che può variare in base alla forma di disturbo: in genere la forma parossistica presenta sintomi più evidenti con attacchi più intensi, ma sono i disturbi dovuti alla forma permanente a comportare il rischio più grave per il paziente. I principali sintomi di flutter atriale includono:
- Palpitazione o cardiopalmo;
- Vertigine;
- Sincope;
- Angina pectoris o dolore al torace;
- Dispnea o affanno;
- Ansietà;
- Astenia o debolezza;
I sintomi del flutter atriale non vanno sottovalutati, una delle complicazioni più gravi indotte da questo disturbo, infatti, è la predisposizione del soggetto colpito a sviluppare un ictus ischemico. Questo perché le frequenti contrazioni irregolari del muscolo cardiaco tendono ad influenzare negativamente la gittata cardiaca e a compromettere la circolazione sanguigna, determinando un’elevata probabilità di formare trombi che possono viaggiare fino al cervello ed impedire la corretta irrogazione cerebrale.
Cause principali del flutter atriale
Le cause di flutter atriale sono numerose e possono avere diversa natura. Come nel caso della fibrillazione, una delle cause principali è la presenza di cardiopatie.
Tra le cause di natura non patologica, le circostanze che possono scatenare la comparsa di flutter atriale sono:
- Abuso di alcool;
- Assunzione di droghe;
- Tabagismo;
- Stati d’ansia;
- Eccesso di caffeina o altre sostanze eccitanti;
- Effetti collaterali di terapie farmacologiche;
Diagnosi
Come già anticipato, per via delle sue caratteristiche, la diagnosi del flutter atriale non è affatto semplice e spesso questa condizione può passare inosservata a lungo, nonostante il paziente si sottoponga ad accertamenti clinici: proprio per questo motivo, è necessario rivolgersi ad un cardiologo esperto, che effettuerà un’accurata analisi dello stato di salute del cuore e prescriverà degli esami mirati.
Durante la visita cardiologica, l’esame più indicato per individuare qualsiasi aritmia o flutter atriale è l’elettrocardiogramma; in alcuni casi il cardiologo può prescrivere anche un elettrocardiogramma dinamico secondo Holter, per un monitoraggio in un lasso di tempo prolungato.
Terapia e trattamento del flutter atriale
La terapia più indicata per trattare il flutter atriale o altre aritmie cardiache, varia sensibilmente da caso a caso. Ad incidere sul trattamento è innanzitutto il tipo di disturbo, a seconda che si tratti di flutter atriale parossistico o permanente; anche eventuali patologie associate e le generali condizioni di salute del soggetto, possono influenzare le scelte terapiche con cui intervenire. In generale, se si tratta di flutter parossistico ci sono due principali strategie di intervento:
- Terapia farmacologica: al paziente possono essere somministrati farmaci digitalici per rallentare il ritmo cardiaco, oppure può essere prescritta una cura a base di antiaritmici; questi farmaci sono indicati anche per effettuare una terapia di mantenimento e prevenire altri episodi di flutter;
- Trattamento elettrico: la cardioversione è una procedura terapeutica non invasiva che tramite una scarica elettrica mira a ripristinare il ritmo sinusale in pazienti affetti da aritmie cardiache;
Per quanto riguarda invece il flutter atriale permanente, spesso esso indica la presenza di altre cardiopatie o disturbi patologici di diversa natura; per questo motivo, sono necessarie sia una terapia generale per il trattamento della condizione sottostante, sia una terapia specifica per curare il flutter atriale. Quest’ultima in genere prevede:
- Antiartmici;
- Anticoagulanti per evitare la formazione di fenomeni tromboembolici;
- Cardioversione;
- Ablazione a radiofrequenza transcatetere; si tratta di una particolare strategia di intervento più invasiva, che grazie all’inserimento di un catetere condotto fino a cuore, è in grado di generare una scarica elettrica a radiofrequenza, andando a colpire l’area miocardica responsabile del fenomeno aritmici. La zona colpita dalla scarica viene così distrutta, ripristinando il regolare numero di impulsi inviati dal nodo senoatriale.
Fonti bibliografiche:
- L. Brent Mitchell, Flutter atriale