Solo in Italia, l’emicrania interessa oltre sei milioni di persone (in maggioranza donne), pari a più del 10% della popolazione totale. La fascia d’età più colpita è quella compresa fra i 25 e i 55 anni, ma può esordire anche molto precocemente, perfino in età infantile, mentre il genere più vulnerabile è quello femminile.
È la forma di mal di testa più conosciuta e quella più diffusa, dopo la cefalea tensiva. Vediamo di che cosa si tratta nel dettaglio e come affrontarla in modo efficace.
Indice
Cos’è l’emicrania
L’emicrania è una forma molto comune di mal di testa, che causa attacchi dolorosi che si presentano con una frequenza molto variabile da persona a persona: in alcuni casi si verificano pochi episodi in un anno, mentre in altri crisi anche più volte alla settimana.
Come le altre forme di cefalea, può essere episodica o cronica: nel primo caso le crisi dolorose hanno una frequenza sporadica, presentandosi per meno di quindici giorni al mese; nel secondo compaiono per almeno quindici giorni al mese, per più di sei mesi, senza rispondere ai trattamenti e associandosi spesso a depressione e disabilità. L’emicrania è la forma di mal di testa che cronicizza con maggiore facilità.
Considerata la fascia di età più colpita, per l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) l’emicrania è causa di maggiore invalidità rispetto ad altre serie malattie neurologiche, come l’epilessia, la sclerosi multipla e la malattia di Parkinson.
Emicranie: quali sono i sintomi
L’emicrania causa un dolore intenso, di natura pulsante. Chi ne soffre lo descrive come un vero e proprio martellamento. Generalmente esordisce in maniera progressiva: prima coinvolge la regione frontale sopra l’occhio, poi le “pulsazioni” si intensificano e arrivano a coinvolgere anche l’intera fronte e la tempia.
Di solito, interessa un solo lato della testa (solo nel 20% dei casi il dolore è bilaterale). Se il dolore causato dalla cefalea tensiva trae beneficio dal movimento, quello che caratterizza l’emicrania peggiora con il movimento, al punto che il paziente non riesce a svolgere le attività quotidiane e in alcuni casi le evita.
Tipicamente, il dolore si associa anche ad altri sintomi, come nausea, vomito, fotofobia (fastidio alla luce), fonofobia (fastidio ai suoni), osmofobia (fastidio ai rumori), brividi e pallore. Non solo. Alcune persone sono soggette ai cosiddetti “sintomi prodromici”: una serie di disturbi che preannunciano l’attacco emicranico e che si ripresentano con regolarità prima di ogni crisi, anche il giorno precedente. I più comuni sono irritabilità, stanchezza, sonnolenza e tendenza a cambiare umore.
Quanto dura la crisi
La durata della crisi è variabile. In alcuni casi l’attacco emicranico dura alcune ore, nei casi più seri può perdurare anche qualche giorno (fino a tre giorni). Spesso compare al risveglio. Chi è soggetto ad attacchi molto frequenti, nell’intervallo di tempo tra una crisi emicranica e l’altra, frequentemente soffre anche di cefalea tensiva.
Emicrania con aura
L’1-2% della popolazione è colpito da una forma particolare di emicrania: l’emicrania con aura. In pratica, in questi casi da 10 a 30 minuti prima della comparsa della crisi vera e propria, o in concomitanza con essa, si presentano una serie di sintomi reversibili di tipo neurologico. Essi sono destinati a regredire spontaneamente, senza lasciare alcun segno o residuo.
I disturbi più frequenti sono quelli di tipo visivo: la persona può sviluppare gradualmente piccoli abbagliamenti, molto simili a quelli che compaiono quando si fissa a lungo una fonte di luce; flash scintillanti; oscuramento o annebbiamento del campo visivo; perdita della vista in un’area limitata del campo visivo.
L’aura può essere anche più complessa, ossia caratterizzata da disturbi più estesi, come sensazione di formicolio e intorpidimento a un braccio e disturbi della parola (tipo difficoltà a esprimersi). Questi sintomi insorgono gradualmente e in meno di un’ora scompaiono del tutto. Talvolta, l’aura è isolata, cioè non è seguita dall’emicrania.
Emicrania: le cause
Ancora oggi, le cause dell’emicrania non sono ben chiare. Secondo una delle ipotesi più accreditate, di base c’è un disturbo neurovascolare: in pratica, durante l’attacco emicranico si verificherebbero prima un restringimento e poi una dilatazione del lume dei vasi arteriosi in particolari aree cerebrali.
Le sostanze chimiche rilasciate durante queste variazioni irriterebbero le terminazioni nervose locali, scatenando lo stimolo doloroso. Sembra che abbia un ruolo anche il mal funzionamento della zona del cervello preposta al controllo del dolore e collegata alle strutture responsabili della comparsa di alcuni sintomi, quali nausea e vomito.
L’emicrania potrebbe anche essere il risultato finale di una serie concatenata di eventi, che accadono in soggetti geneticamente predisposti. La “miccia” sarebbe innescata da una stimolazione esagerata delle fibre nervose del trigemino che avvolgono i vasi meningei che, a sua volta, avvia una risposta dolorosa che raggiunge i centri cerebrali, da dove viene rimandata nuovamente ai vasi meningei, attivando un circolo vizioso.
Secondo un’altra ipotesi, l’emicrania sarebbe legata a un deficit funzionale del sistema antinocicettivo, che ha il compito di contrastare gli stimoli dolorosi grazie ad alcune cellule sparse in tutto il sistema nervoso.
Infine, è stato anche ipotizzato che l’emicrania possa essere una reazione difensiva a stimoli esterni e interni che turbano l’equilibrio dell’organismo e ipereccitano il cervello.
Fattori scatenanti dell’emicrania
Nel tempo, sono stati identificati una serie di fattori scatenanti, elementi cioè che possono favorire l’innesco della crisi dolorosa. I più comuni sono:
- lo stress: in genere, gli attacchi di mal di testa si manifestano quando la situazione stressante che li ha provocati è ormai terminata;
- gli squilibri ormonali. Il periodo più a rischio è rappresentato dal ciclo mestruale, tanto che si è arrivati a riconoscere l’esistenza di un’emicrania mestruale;
- il consumo di cibi verso cui il soggetto è particolarmente suscettibile o che contengono sostanze che hanno la capacità di innescare i meccanismi di attivazione del dolore emicranico (per esempio, contenenti nitrati, come i salumi);
- l’esposizione al sole, al vento, al freddo, all’altitudine, all’inquinamento;
- la permanenza in locali con l’aria viziata;
- le attività fisiche troppo intense;
- il consumo di fumo e alcol;
- l’esposizione a profumi intensi, luci forti, rumori assordanti, suoni acuti e improvvisi, aromi pungenti;
- i digiuni;
- le alterazioni del ritmo sonno-veglia.
Tipi di emicrania
Oltre all’emicrania vera e propria e all’emicrania con aura, esistono anche altri tipi di emicrania, meno frequenti:
- l’emicrania retinica, che comporta la perdita della vista in un occhio, fortunatamente temporanea;
- l’emicrania oftalmoplegica, che è associata a un deficit del terzo, quarto e sesto nervo cranico (nervi oculomotori) e che causa momentanei attacchi di diplopia, un difetto visivo per cui un soggetto percepisce le immagini sdoppiate. È molto rara;
- le sindromi emicraniche infantili, tipiche dell’infanzia e caratterizzate da vertigini, coliche addominali e vomito (dette anche equivalenti emicranici).
Trattamenti e cure per l’emicrania
Solitamente le crisi emicraniche richiedono sempre una cura. I farmaci più utilizzati sono i triptani, le uniche molecole studiate appositamente per questo problema. Se i comuni analgesici riducono solo il dolore, questi medicinali agiscono sulle cause e sui meccanismi dell’attacco emicranico: in particolare, sono in grado di bloccare la dilatazione dei vasi che si verifica durante l’attacco e impediscono che il dolore si propaghi.
Migliorano anche i sintomi associati all’emicrania, come nausea, vomito, fastidio per le luci e i suoni. La classe dei triptani è costituita da tanti farmaci diversi per caratteristiche di assorbimento e per durata di attività sul dolore. La scelta del tipo di molecola o dei mix di molecole deve essere compiuta dal medico, in relazione all’andamento dell’attacco, alla sua intensità e alla sua durata.
In attesa che il farmaco faccia effetto, per mitigare i sintomi, può essere utile stendersi in un posto tranquillo, lontani da stimoli luminosi, sonori e olfattivi, evitando di muoversi.
In alternativa ai triptani, il medico può prescrivere i farmaci antinfiammatori non steroidei (per esempio, indometacina, ketoprofene, naprossene) oppure i derivati dell’ergot, che però non sono privi di effetti collaterali.
Esistono inoltre diversi approcci farmacologici, particolarmente indicati nelle forme non responsive ai trattamenti sintomatici e in quelle ad alta frequenza di crisi. I farmaci più efficaci appartengono alla categoria dei calcio antagonisti, dei betabloccanti e comprendono anche alcuni antiepilettici. Più recentemente sono state introdotte altre possibilità particolarmente efficaci quali l’uso della tossina botulinica e di anticorpi in grado di modulare l’attività di una sostanza, il calcitonin gene related peptide, coinvolta nella genesi dei sintomi emicranici.
Per prevenire gli attacchi di emicrania è importante evitare il più possibile i fattori di rischio.
Esistono terapie complementari che possono aiutare nella gestione dell’emicrania. Tecniche di rilassamento come lo yoga, la meditazione e la biofeedback possono essere utili per ridurre lo stress, noto fattore scatenante degli attacchi emicranici. Alcuni studi hanno mostrato l’efficacia di supplementi come il magnesio, la riboflavina (vitamina B2) e la coenzima Q10 nel ridurre la frequenza e l’intensità delle crisi emicraniche. Tuttavia, è importante discutere l’uso di queste terapie con un medico per assicurarsi che siano appropriate e sicure.
Anche l’alimentazione gioca un ruolo importante nel controllo dell’emicrania. Diari alimentari possono aiutare a identificare e evitare cibi che possono scatenare gli attacchi. Idratazione adeguata e una dieta equilibrata, povera di cibi ricchi di sostanze infiammatorie (come i nitriti), possono essere un valido aiuto. Alimenti conosciuti per le loro proprietà anti-infiammatorie, come il pesce ricco di omega-3, possono essere benefici. Si consiglia di consultare un dietologo per un piano alimentare personalizzato.
Fonti bibliografiche:
- Medline Plus, Migraine