Il calazio è una cisti granulomatosa che può essere localizzata in una o in entrambe le palpebre (inferiore e superiore) dovuta all’infiammazione cronica non infettiva delle ghiandole sebacee di Meibomio, ossia le strutture che producono la componente lipidica del film lacrimale e che sono disposte trasversalmente lungo le palpebre superiori e inferiori.
Si tratta di un disturbo piuttosto comune ed è anche conosciuto come “cisti di Meibomio” o “lipogranuloma della ghiandola di Meibomio”, termini che sottolineano l’interessamento di queste ghiandole. Il sintomo principale e più evidente è la comparsa di un piccolo nodulo a livello della palpebra.
Per quanto si tratti di una patologia con un decorso solitamente benigno, è bene riconoscerla prontamente e intervenire con rapidità per alleviarne i sintomi e favorirne la regressione completa.
Indice
Cos’è il calazio
Il calazio è un lipogranuloma della palpebra, una lesione che si forma quando è presente un’infiammazione delle ghiandole del Meibomio, ossia le ghiandole deputate alla produzione del mebo o mebium, l’essenziale componente lipidica delle lacrime. Questa costituisce lo strato più esterno del film lacrimale e la sua presenza è fondamentale per evitare che la componente acquosa evapori troppo in fretta, facendo venire meno la protezione nei confronti della superficie oculare.
Tali ghiandole si inseriscono in una complessa struttura ghiandolare presente nel contesto della palpebra e sul suo margine: oltre alle ghiandole di Meibomio ci sono anche le ghiandole di Zeis, che secernono sebo, e le ghiandole sudoripare di Moll. Tutte queste strutture possono essere sede di processi patologici.
Per “calazio” si intende soltanto l’infiammazione non infettiva delle ghiandole di Meibomio. L’infiammazione è provocata dalla chiusura del dotto escretore delle ghiandole di Meibomio: quando il dotto risulta ostruito, infatti, il secreto lipidico ristagna all’interno delle ghiandole, si accumula e forma la caratteristica lesione nodulare, proprio in corrispondenza della ghiandola ostruita.
Come si presenta il calazio: i sintomi
Il sintomo principale del calazio è la presenza di un nodulo eritematoso (arrossato), più o meno doloroso, che induce gonfiore a livello della palpebra. A seconda della sede, è possibile riconoscere un calazio sovratarsale (che si sviluppa sulla superficie cutanea) e un calazio sottotarsale (che si sviluppa sulla superficie posteriore della palpebra).
Tra i sintomi del calazio ci sono anche:
- sensazione di corpo estraneo nell’occhio (senza che questo sia effettivamente presente);
- secrezione del materiale contenuto nel nodulo;
- infiammazione della congiuntiva (congiunitivite);
- iperlacrimazione;
- eventuali crosticine tra le ciglia, con bruciore e prurito;
- se di grosse dimensioni, un calazio può causare la chiusura completa della palpebra e, nei casi più gravi, può portare a un astigmatismo dovuto alla compressione della superficie anteriore della cornea.
Quali sono le cause del calazio?
Un tempo si riteneva, erroneamente, che il calazio avesse origini infettive, mentre studi più recenti hanno portato a un cambio di paradigma. Quando siamo di fronte ad una lesione nodulare su base infettiva, si parla di orzaiolo.
Quali sono i principali fattori che generano un calazio lungo le palpebre?
- Una dieta poco equilibrata e un consumo eccessivo di cibi grassi, formaggi, dolci e salumi possono alterare la produzione ghiandolare e aumentare il rischio di sviluppare un calazio.
- Chi soffre di problemi riconducibili ad alterazioni nella secrezione sebacea (chi ha una pelle grassa, seborrea e simili disturbi) può più facilmente sviluppare un calazio per via di un mebo più denso.
- Alcune patologie intestinali favoriscono la comparsa di calazio.
- Gli stati di stress, l’ansia e le preoccupazioni eccessive possono modificare la produzione di mebo e facilitare l’ostruzione dei dotti ghiandolari presenti nelle palpebre.
- Le lenti a contatto, causando piccoli traumatismi palpebrali, possono favorire i processi infiammatori tipici del calazio.
- Alcune predisposizioni costituzionali ereditarie a sviluppare malattie di tipo allergico (come la diatesi allergica) possono aumentare le probabilità di soffrire di questo disturbo.
- Trascurare la blefarite cronica, l’infiammazione del bordo della palpebra, può portare a un eccessivo accumulo di frammenti di cute desquamata che riescono a ostruire i dotti escretori delle ghiandole di Meibomio, predisponendo al calazio.
- I pazienti affetti da rosacea o eczema della pelle sono maggiormente soggetti al calazio.
Come diagnosticare il calazio?
Diagnosticare il calazio è semplice per un oculista specializzato, che può farlo con un’analisi diretta del paziente nel corso di una visita oculistica.
Nel caso in cui le caratteristiche della lesione siano dubbie, è possibile procedere con l’asportazione della lesione e con la sua analisi istologica, per assicurarsi di non essere di fronte ad una patologia di altra natura.
Come trattare il calazio
A differenza dell’orzaiolo (che è un’infiammazione acuta), il calazio è meno doloroso e in genere sparisce spontaneamente in un paio di settimane mentre, nei casi più gravi, possono passare anche dei mesi. Se l’infiammazione viene diagnosticata nella fase iniziale, si può trovare sollievo applicando delle garze tiepide, che favoriscono il drenaggio della ghiandola che risulta ostruita, e massaggiando delicatamente l’area colpita. Questi espedienti non solo sono utili per alleviare i fastidi ma favoriscono la regressione del calazio.
I trattamenti farmacologici impiegati per il calazio prevedono l’uso di farmaci a base di antinfiammatori steroidei (corticosteroidi) o, nel caso di situazioni più complesse e sovrapposizioni di infezioni, anche di pomate a base di antibiotici. Sono disponibili anche validi rimedi naturali per accelerare la risoluzione del problema.
Se la situazione non dovesse migliorare, è possibile effettuare l’asportazione chirurgica della lesione. L’intervento consiste in un’incisione e un raschiamento del nodulo, che di solito viene eseguito in anestesia locale passando dall’interno della palpebra o, più raramente, dall’esterno. Il bambino che debba essere sottoposto a questo intervento dovrà essere sedato per evitare complicanze durante la rimozione del calazio. Utile, inoltre, una terapia antibiotica adeguata da iniziare prima e concludere dopo l’intervento per scongiurare il rischio di sviluppare infezioni batteriche.
La principale terapia per il calazio consiste nella modifica della dieta e nel mantenimento di una corretta igiene palpebrale: evitate, quindi, cibi grassi e insaccati.
Strategie per prevenire il calazio
Il calazio si può prevenire pulendo quotidianamente gli occhi: in questo modo si favorisce il buon funzionamento dei dotti escretori delle ghiandole di Meibomio. Per fare ciò, è sufficiente inumidire un dischetto di cotone in acqua calda, attendere che sia tiepido e applicarlo per 4/5 minuti sulla palpebra. Una volta trascorso questo tempo, occorre eseguire movimenti lineari dal naso verso la tempia con gli occhi chiusi per rimuovere il sebo e i detriti cutanei in eccesso sul bordo palpebrale. Chi è predisposto a sviluppare i calazi dovrebbe sempre prestare particolare attenzione alla routine di detersione, procurandosi anche eventuali prodotti specifici per la pulizia oculare.
Il momento della rimozione del trucco risulta essenziale nei soggetti predisposti a sviluppare calazio. È indispensabile, infatti, rimuovere completamente ogni traccia di trucco dagli occhi la sera prima di coricarsi, scegliendo prodotti delicati e dall’azione detergente profonda, come ad esempio i detergenti bifasici e dotati sia di una parte acquosa, sia di una parte oleosa.
Inoltre, è buona norma mantenere puliti anche tutti gli oggetti che entrano in contatto con gli occhi e con le palpebre, lavandosi accuratamente le mani prima di toccarsi gli occhi.
Un’efficace prevenzione del calazio si basa soprattutto su un regime alimentare bilanciato e sano: se si soffre o si è sofferto di questo disturbo è bene evitare cibi grassi, soprattutto se di origine animale, insaccati e dolci e alcol.
Le differenze tra calazio e orzaiolo
L’orzaiolo e il calazio sono patologie diverse, anche se molto spesso vengono confuse poiché manifestano una sintomatologia simile. I disturbi si caratterizzano entrambi per la comparsa di una piccola ciste sul margine della palpebra e tra i loro sintomi ci sono gonfiore, arrossamento e dolore alla zona colpita. Però, sono molte anche le differenze tra le due condizioni.
Come visto, il calazio è un piccolo nodulo che deriva da un’infiammazione cronica non infettiva di una ghiandola di Meibomio e da un’ostruzione dei suoi dotti che, con il trascorrere del tempo, creano una lesione capace di arrecare anche parecchio fastidio.
L’orzaiolo, invece, è un’infiammazione (spesso più acuta) delle ghiandole sebacee di Zeis o di quelle di Moll, che sono poste alla base delle ciglia, solitamente sul bordo palpebrale esterno. A causare l’orzaiolo è generalmente un’infezione e, in molti casi, la patologia ha una risoluzione spontanea e i sintomi del disturbo sono lievi, anche se fastidiosi. Il soggetto può sviluppare anche un’aumentata lacrimazione, la sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio e fotofobia, oltre che una leggera tumefazione dell’area interessata e un edema dei tessuti limitrofi, come accade nel calazio. Nel giro di pochi giorni dalla comparsa dell’orzaiolo può verificarsi un drenaggio spontaneo della piccola cisti, che conduce alla rapida risoluzione della patologia e a un veloce alleviamento dei suoi sintomi.
A differenza del calazio, l’orzaiolo ha origine infettiva, ma risponde poco all’applicazione di antibiotici per uso topico. Più efficace è Il trattamento tramite terapia antibiotica sistemica somministrata al paziente per via orale. In alcuni casi può essere richiesta l’incisione del nodulo e il drenaggio del suo contenuto sempre nel contesto di un piccolo intervento chirurgico. Quando l’orzaiolo si associa a cellulite presettale è bene impostare, sotto controllo medico, una valida terapia antibiotica per via sistemica.
È inoltre indicato cercare di prevenire l’orzaiolo, perché sono molto comuni le recidive. Per diagnosticare con certezza la presenza di uno o dell’altro disturbo è comunque sempre necessario rivolgersi a uno specialista, che saprà analizzare correttamente i sintomi e proporre la terapia più adeguata.
Fonti bibliografiche
- Calazio, ISSalute