Esistono due tipi di persone: quelle che cercano disperatamente un fidanzato da esporre come un trofeo nelle occasioni sociali, perché sole non vogliono e non sanno stare e quelle che, invece, hanno trovato la persona giusta. E poi ci sono i single, quelli per scelta, che proprio non vogliono rinunciare all’indipendenza e alla libertà, e quelli che preferiscono non accontentarsi di una relazione di facciata, anche se questo vuol dire restare soli nelle occasioni importanti e soprattutto a Natale.
Ed è proprio alle persone senza un partner che oggi ci rivolgiamo, per parlarvi del single shaming che tra feste, pranzi e grandi rimpatriate, è sempre in agguato. Perché se è vero che il repertorio delle domande scomode dei parenti è davvero ampio, e piuttosto fastidioso, è vero anche che la maggior parte delle loro attenzioni si concentra sempre sullo stesso punto, sul sapere perché a una certa età i loro nipoti, fratelli o parenti non hanno ancora trovato un partner.
Indice
Cos’è il single shaming
Delle domande scomode e inopportune, peggio se farcite da consigli non richiesti, non ci si riesce a liberare mai. E questo è vero soprattutto durante il periodo di Natale quando le riunioni di famiglia sono all’ordine del giorno e ci costringono a trascorrere del tempo con persone di cui avremmo fatto volentieri a meno.
Certo non possiamo negare che a volte è piacevole incontrarsi, soprattutto quando a separarci sono gli impegni e le distanze geografiche. Tuttavia non possiamo neanche ignorare quella consapevolezza che le reunion possono trasformarci, involontariamente, nei protagonisti delle peggiori pellicole di Natale. E questo è vero soprattutto quando quei parenti assomigliano più a serpenti.
La probabilità di ritrovarsi sotto i riflettori di un terzo grado che farebbe invidia ai migliori polizieschi è quasi una certezza, soprattutto quando a quella cena o a quel pranzo ci partecipiamo da single. Niente di nuovo, questo è chiaro. Chi non ha la fortuna (?!) di condividere la vita con un partner sa bene che frecciatine, domande inopportune e consigli non richiesti sono all’ordine del giorno. Ma ritrovarsi ad affrontare tutto insieme, e nello stesso giorno, necessita davvero di un manuale di sopravvivenza.
Gli esperti lo chiamano single shaming, e il nome, forse, basta già da solo a presagire un concentrato di momenti imbarazzanti e quasi traumatici dei quali diventiamo vittime. Con questo termine, infatti, si fa riferimento a quell’attenzione morbosa, inadeguata e infelice che le persone hanno nei confronti della nostra vita sentimentale.
“Come mai sei ancora single?”, “A questa età dovresti già essere sposata!, “Quando ti sistemi?”, “Non capisco perché non hai ancora un fidanzato”: queste sono solo alcune delle affermazioni indesiderate che tutti i single hanno ricevuto almeno una volta nella vita da conoscenti, amici e parenti.
Chi crede che si tratta di domande obsolete e anacronistiche si sbaglia. Le aspettative delle persone, soprattutto nei confronti delle donne, hanno ancora degli standard ben precisi che, nella maggior parte dei casi, finiscono tutti con il volerle sposate e con prole dopo una certa età. D’altro canto le stesse donne subiscono un po’ quel giudizio, neanche troppo silenzioso, che aleggia su di loro quando sono single, che sia per scelta o meno. Confermate?
In ogni caso, come abbiamo anticipato, questo è uno scenario che non è nuovo a tutte le persone che non hanno ancora un partner, ma che si ripresenta in maniera prepotente, e quasi nefasta, nelle occasioni di festa. A Natale, per esempio, così come a Capodanno, la curiosità di chi non vediamo da tempo diventa quasi ossessiva nei confronti della nostra vita sentimentale. Ecco perché, a meno che non optiate per un viaggio ai tropici o per una vacanza nella grotta del Grinch, vi toccherà sopravvivere.
Come sopravvivere al single shaming a Natale, e tutto il resto dell’anno
Ce lo insegna Bridget Jones: a una rimpatriata di famiglia – non importa dove, come e quando – il single shaming è sempre presente. Anche se i tempi sono cambiati, e sono sempre di più le persone che restano single per scelta, c’è sempre qualcuno che resterà deluso, o incuriosito, dal nostro essere sole.
Premesso che nessuno dovrebbe vergognarsi di essere single, figuriamoci sentirsi in colpa, è bene conoscere tutta una serie di strategie di sopravvivenza per rispondere alla domanda scomoda della zia di settimo grado che non vediamo da un anno. Perché quella arriverà, e come se lo farà.
Disponibile, ma non troppo
La prima cosa da fare, quando si instaura una conversazione con un parente o un conoscente troppo curioso, è mettere dei paletti. Va bene essere disponibili, ma meglio non esserlo troppo. Non abbiate paura di cambiare argomento, se quello affrontato è troppo personale o spinoso. Alla peggio potrete sempre scambiare improvvisamente il vostro posto senza dare spiegazioni.
Obiezioni
“Quando ti sistemi?” e “Come mai non hai ancora un fidanzato?” sono due delle domande più fastidiose e ricorrenti che troviamo nel single shaming. Non importa se nel frattempo avete scalato l’Everest o fatto il giro del mondo in 50 giorni: tutto quello che vogliono sapere di voi è perché siete single. Se avete già scartato la prima strategia di sopravvivenza, allora, potreste passare al contrattacco. Ma vi avvisiamo: questo potrebbe avere delle ripercussioni per qualcuno.
Piuttosto che battere in ritirata davanti all’ennesimo commento, potreste spiegare con coinvolgente enfasi quali sono tutti i vantaggi dell’essere single e perché siete così felici di continuare a esserlo. Una piccola appendice su tutte le complicazioni nell’avere una relazione infelice può essere strategica. Forse qualche matrimonio salterà a causa di ripensamenti, ma volete mettere la soddisfazione?
Parlami di te
Così come gli altri sono curiosi della nostra vita sentimentale, anche noi potremmo riscoprire una particolare propensione all’ascolto. Se la zia o lo zio di turno insistono con le loro domande, passate a loro la palla: “E voi, zia cara, che siete così fortunati…raccontatemi tutto della vostra relazione. Chissà che possa ispirare anche a me”.
Improvvisazione
Se nessuna delle precedenti strategie ha funzionato per interrompere il single shaming allora improvvisate nel modo più creativo. Potreste far partire una playlist di Natale e invitare i parenti a ballare, oppure alzare il calice a ogni domanda scomoda in arrivo. Nessuno oserebbe mai interrompere un brindisi!