Siamo circondati dalla tecnologia, sia nel campo professionale che in quello personale. Nessuno, infatti, riesce a rinunciare al proprio smartphone o a qualunque altro device che ci permette di essere perennemente connessi con il resto del mondo.
E se è vero che da una parte questa iperconnessione non è propriamente salutare, dall’altra non possiamo negare tutti i benefici che la tecnologia ha portato nella nostra vita. Grazie ai telefoni, ai tablet e ai computer, possiamo parlare con persone che si trovano dall’altra parte del mondo, possiamo accedere a migliaia di contenuti informativi o di intrattenimento in qualsiasi momento della giornata, e possiamo persino leggere i libri dei nostri autori preferiti in qualsiasi posto ci troviamo, senza doverci preoccupare di portare con noi testi di diverse dimensioni o peso.
Eppure perché, nonostante questo comprovato vantaggio, molti di noi preferiscono ancora leggere i libri cartacei? Sicuramente parte della motivazione è dovuto al fascino della carta stampata che, a quanto pare, non lascia immune gli appassionati del settore. In realtà, però, c’è anche un altro motivo ed è quello dato dal particolare odore che sprigionano questi testi. Perché no, non si tratta solo di una suggestione, i libri hanno un loro profumo e la scienza lo conferma.
Non è una suggestione: i libri hanno un loro profumo
È capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di sfogliare libri vecchi e nuovi e di sentirsi inebriati dal loro particolare odore. È proprio quel profumo della carta che, probabilmente, spinge i lettori a preferire i testi cartacei ai più comodi e-book.
Ma chi pensa che quello dell’odore sia in realtà solo una suggestione che appartiene ai lettori più incalliti dovrà ricredersi, perché anche la scienza conferma il profumo della carta stampata è reale. Ed è anche assai gradevole.
Sulla questione si è soffermato uno scienziato inglese, Andy Brunning, che ha analizzato processi e composti che possono contribuire a questo fenomeno. Necessaria una differenziazione tra libri nuovi e vecchi. Nel primo caso, infatti, il chimico ritiene sia abbastanza difficile individuare i composti specifici. Ne vengono coinvolti infatti centinaia, il che rende particolarmente difficoltosa l’attribuzione a una piccola selezione di sostanze. Anche se comunque il profumo c’è e si sente.
Il profumo dei libri è irresistibile: lo conferma la scienza
Secondo l’analisi di Brunning, è probabile che l’odore che si sente nello sfogliare un tomo nuovo di stampa siano da attribuire a tre fonti principali. La prima è la carta stessa, con riferimento alle sostanze chimiche che vengono adoperato nel processo di fabbricazione. A ciò si aggiungono gli inchiostri utilizzati per la stampa e gli adesivi, necessari per una corretta rilegatura.
Per quanto concerne i libri invecchiati invece occorre sottolineare l’importanza del processo di consumo di cellulosa e lignina, contenuti nella carta. È per questo motivo che le pagine delle vecchie edizioni che custodiamo in casa sono ingiallite. Il loro consumarsi è una reazione naturale, dalla quale nasce l’odore che tanto ci attrae, al punto da portare un volume istintivamente al nostro naso. L’analisi ha condotto alla creazione di un elenco dei componenti dell’aroma:
- Vaniglia
- Benzaldeide (simile al profumo emanato dalle mandorle)
- Odori dolci emanati dall’etilbenzene
- Odori dolci emanati dall’etilesanolo
- Odore di fiori
Un mix davvero irresistibile che appartiene ai vecchi libri e che però si è perso nel corso del tempo. I volumi pubblicati oggi infatti sfruttano una carta dalla qualità migliore rispetto al passato. Ciò consente un minor degrado delle pagine, così da tutelare l’integrità del volume. Al tempo stesso limita in maniera considerevole la capacità di sprigionare un odore particolare.
Se amate il profumo dei libri, dunque, il consiglio è quello di conservare i vecchi volumi e di sfogliarli di tanto in tanto per lasciarvi inebriare.