Crescono le tensioni in Medioriente e, oltre ai diretti protagonisti della guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, si fa sempre più accesa la crisi nel Mar Rosso. È delle ultime ore – in verità, settimane – la notizia degli attacchi alle navi commerciali che vi transitano, attacchi a cui Stati Uniti d’America e Regno Unito hanno infine risposto bombardando delle basi militari nello Yemen. In questa sanguinosa vicenda sono protagonisti gli Huthi o Houthi, un gruppo armato ribelle che appoggia l’Iran e agisce contro il nemico Israele.
Chi sono gli Houthi o Huthi dello Yemen
Sono conosciuti anche come Ansar Allah, ovvero “partigiani di dio”, e hanno dichiarato apertamente di far parte del cosiddetto “asse della resistenza” guidato dall’Iran contro Israele, gli USA e in generale l’Occidente. Lo stesso “asse” che vede coinvolti gruppi armati come Hamas e Hezbollah.
Anche gli Huthi o Houthi sono un gruppo armato, politico e religioso emerso negli anni ’90, che lotta in difesa della minoranza musulmana sciita degli Zaidi. Il nome è un omaggio al fondatore del movimento, Hussein al-Houthi, ormai defunto e al quale è succeduto il fratello Abdul Malik al-Houthi nelle vesti di leader.
Se è vero che esistono dagli anni ’90, la fama degli Huthi è arrivata nel 2014. In quell’anno il gruppo armato si è ribellato al governo dello Yemen, che era già uno degli Stati più poveri del Medioriente, prendendo il controllo della provincia settentrionale di Saada e delle aree limitrofe. Una volta conquistata la Capitale e aver costretto il Presidente in carica all’esilio, il conflitto si è intensificato. Gli Huthi sono diventati bersaglio dell’Arabia Saudita e di una coalizione sostenuta dai governi internazionali, che ha agito per evitare che prendessero il controllo dell’intero Yemen, rendendolo così un “satellite” del rivale Iran (che ha continuato a negare di aver fornito armi o appoggiato il gruppo militare).
La crisi umanitaria in Yemen
Vani i tentativi di avviare dei colloqui di pace tra gli Huthi e la coalizione guidata dall’Arabia Saudita. I due gruppi non hanno trovato un punto di incontro, nonostante la tregua mediata dalle Nazioni Unite in vigore dal 2022. Nel mezzo a farne le spese è stato il popolo yemenita, vittima suo malgrado di quella che è stata definita la “peggiore crisi umanitaria del mondo” all’inizio del 2023.
Come spiega Save The Children: “Da quando sono scoppiate le violenze, le condizioni della popolazione in Yemen sono rapidamente peggiorate, portando il Paese sull’orlo della carestia e del collasso economico“. Difficile quantificare il grave impatto sull’economia del Paese, totalmente instabile. Per il popolo è praticamente impossibile reperire mezzi di sostentamento, mancano l’acqua potabile e il cibo, come i servizi igienici e qualunque tipo di assistenza sanitaria di base. Neanche a dirlo, ciò ha provocato una escalation di epidemie e, non meno grave, la morte di “circa 20.000 vittime civili dall’inizio del conflitto“, tra cui moltissimi bambini.
Perché gli Houthi hanno attaccato le navi nel Mar Rosso
Gli Houthi sono diventati protagonisti del conflitto in Medioriente, dopo gli ultimi eventi bellici nella Striscia di Gaza e l’inasprirsi della decennale – quasi secolare – guerra tra Israeliani e Palestinesi. Il gruppo armato ha dichiarato di sostenere l’Iran contro Israele, facendo pressione su Tel Aviv affinché ponga fine alla sua guerra contro Gaza, ed è per tale ragione che dallo scorso novembre ha preso di mira navi commerciali in transito nel Mar Rosso. Tecnicamente di proprietà di Israele o dirette verso i suoi approdi, di fatto anche quelle a lui estranee.
È per tale ragione che gli Stati Uniti d’America e il Regno Unito sono passati al contrattacco, bombardando a più riprese le basi militari degli Huthi in Yemen. L’ultimo attacco risale al 22 gennaio e, come affermato dal Presidente americano Joe Biden, è stato una “risposta diretta” agli attacchi alle navi del Mar Rosso, che “hanno messo a repentaglio il commercio e minacciato la libertà di navigazione”.
“Le operazioni [degli Houthi] servono a sostenere il popolo palestinese nella Striscia di Gaza (…) non possiamo restare a guardare di fronte all’aggressione e all’assedio”, ha dichiarato ad Al Jazeera il capo negoziatore e portavoce degli Houthi, Mohammed Abdulsalam. “L’aggressione angloamericana non farà altro che aumentare la determinazione del popolo yemenita ad assumersi le sue responsabilità morali e umanitarie nei confronti degli oppressi di Gaza”, ha commentato su X (ex Twitter) un alto funzionario dei miliziani, Mohammed al Bukhaiti.