La guerra israelo-palestinese continua. Non un momento di pace, non una richiesta di cessate il fuoco andata a buon fine. Da quel 7 ottobre del 2023 quando Hamas ha lanciato un attacco contro Israele, uccidendo circa 1200 persone e rapendo oltre 200 ostaggi, la Striscia di Gaza è stata occupata, bombardata, dilaniata, lasciando la popolazione palestinese allo stremo, davanti allo sguardo consapevole ma attendista del mondo intero. 41mila persone sono state uccise negli attacchi sulla Striscia. Gran parte degli edifici, delle case e delle infrastrutture sono state distrutte. Decine di israeliani rimangono in ostaggio a Gaza. Mesi di tentativi di negoziati non hanno portato a risultati concreti per una anche solo effimera pace. Ma la guerra, in questi 365 giorni, è mutata e si è espansa, coinvolgendo anche l’Iran e il Libano e portando morte e distruzione anche fuori dai due territori originari.
Israele-Gaza, un anno di guerra
Dall’Ufficio per il Coordinamento degli Affari umanitari dell’ONU ha pubblicato una nota che chiede, ancora, ai leader di tutto il mondo di cercare un modo per fare in modo che sulla Striscia (e sul Libano) smettano di essere perpetrate violenze. “Sofferenze inimmaginabili”. Così la sottosegretaria generale dell’ufficio dell’Organizzazione della Nazioni Unite, Joyce Msuya, ha definito la situazione alla quale sono stati sottoposti i cittadini della Striscia di Gaza, in quella che viene descritta come una “tragedia incessante”.
Sono tanti i numeri e i dati che possono essere usati per descrivere il conflitto, ma nessuna statistica può descrivere fino in fondo l’estensione della devastazione di Gaza. Non solo una edifici, non solo strade, ma decine di migliaia di civili, morti sotto le bombe, morti di stenti, morti per fame e sete. Morti perché negli ospedali (quelli ancora funzionanti) non arrivano le risorse per poter assistere i feriti.
Il giorno dopo l’attacco del 7 ottobre sul territorio israeliano fu il primo ministro Benjamin Netanyahu a dichiarare che il Paese era “in guerra” e che Hamas avrebbe pagato “un prezzo che non ha mai conosciuto”. Un prezzo pagato però dalla popolazione della striscia di terra chiusa su ogni lato e attaccata senza sosta da quel giorno. Uomini, donne, bambini, che a Gaza conducevano una vita normale. Famiglie che da allora cercano riparo, rifugio e trovano, più spesso, la morte. Il 9 ottobre il governo israeliano ordinò “l’assedio totale” della Striscia di Gaza fermando le forniture d’acqua, quelle di energia elettrica e quelle di cibo e carburante verso i territori della Striscia.
Il conflitto si allarga
Il 27 ottobre del 2023 l’esercito israeliano ha invaso via terra da nord la Striscia di Gaza. L’obiettivo dichiarato era quello di distruggere Hamas e liberare tutti gli ostaggi. Nei primi mesi l’esercito ha concentrato le operazioni su Gaza, la principale città della Striscia, e ha ordinato a centinaia di migliaia di civili palestinesi di evacuare le loro case e spostarsi verso sud. Dopo un mese di guerra il ministero della Salute della Striscia stimò che i civili uccisi dai bombardamenti israeliani fossero già più di 10mila.
In un anno però il conflitto si è trasformato in una guerra regionale, coinvolgendo altri attori in Medio Oriente. A settembre le esplosioni dei cercapersone e delle ricetrasmittenti e l’uccisione di Hassan Nasrallah lo scenario è completamente cambiato portando la guerra in Libano, contro Hezbollah, gruppo alleato dell’Iran e nemico di Israele. Hezbollah che non indietreggia e che proprio nel giorno della ricorrenza dell’anno dall’inizio del conflitto promette di continuare a combattere “l’aggressione” di Israele, definendo lo Stato ebraico un’entità “cancerosa” che deve essere “eliminata”.