Se l’intento dello stilista Daniel Roseberry, designer di Schiaparelli, per il suo incredibile show alla Paris Fashion Week, era quello del “purché se ne parli” ha fatto centro. Perché i suoi abiti con le teste degli animali, portati in passerella dalle donne più belle del mondo (Irina Shayk, Naomi Campbell, Shalom Harlow) e indossati in platea dalle infuencer più famose, come Kylie Jenner, hanno sollevato un polverone, l’indignazione sociale e l’ira degli animalisti. Che hanno visto nei vestiti una ostentazione compiaciuta di tali animali, esibiti come trofei con un chiaro rimando alla caccia e alla dominazione dell’uomo sulle bestie.
Schiaparelli show: l’indignazione social e l’ira animalista
Tra chi si indigna e schifa per uno spettacolo giudicato vergognoso a chi sottolinea come gli animali sugli abiti fossero opere d’arte chiaramente finte e ricostruite con una incredibile abilità artistica e avessero tutt’altro significato.
“Sebbene abbiano sottolineato che sono falsi, come possono pensare che questo sia moda? In realtà stanno mandando un messaggio sbagliato e alimentano non solo il commercio di pellicce esotiche, ma anche la caccia ai trofei!” scrivono su Twitter.
E ancora: “Cara industria della moda, questo NON è il modo di iniziare l’anno.”
“L’indignazione per le teste di animali Schiaparelli è molto fuorviante. Il livello di competenza richiesto per realizzare queste finte teste di animali ricamate, dipinte e modellate a mano è semplicemente incredibile” replicano altri.
Schiaparelli show, lo stilista spiega il suo messaggio
In realtà gli abiti erano si ispirano all’Inferno dantesco come metafora della difficoltà di chi fa arte a trovare ispirazione.
Lo stesso stilista, interpellato, ha chiarito il suo intento: “n questi abiti – scrive infatti Daniel Roseberry-, nulla è come sembra. Oltre a richiamare il senso dell’organizzazione dantesca (tre look per ciascuno dei nove gironi dell’inferno), mi sono anche ispirato direttamente ad alcune delle sue immagini più avvincenti. Il leopardo, il leone e la lupa (indossati rispettivamente da Shalom Harlow, Irina Shayk e Naomi Campbell), che rappresentano la lussuria, l’orgoglio e l’avarizia, trovano forma in spettacolari creazioni di finta tassidermia, costruite interamente a mano con schiuma, resina e altri materiali artificiali.”
Daniel Roseberry usa l’introduzione alla Divina Commedia, con Dante che si perde in una selva oscura, come metafora del dubbio che attanaglia il designer che si accinge a creare una collezione. Lui vince la crisi costruendo abiti – armature che facciano sentire sicure e protette le donne.
“Il leopardo, il leone e il lupo sono stati scolpiti e ricamati a mano, per celebrare la gloria della natura e proteggere la donna che lo indossa”.
In pratica, lo si dovrebbe ringraziare anziché attaccare.