Chi sono le madri segrete. E perché esserlo è un loro diritto

Indipendentemente dai motivi, le donne incinte hanno diritto di scegliere di perseguire un parto in anonimato e diventare madri segrete

Pubblicato: 26 Giugno 2021 11:20

DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Che scelgano di farlo per ragioni economiche, per drammi legati a eventuali violenze subite o per qualsiasi altro motivo, nessuno può e deve giudicarle, ma soprattutto è loro il diritto di mantenere l’anonimato. Stiamo parlando delle madri segrete, di quelle donne che partoriscono in ospedale ma scelgono di non riconoscere il figlio.

Una realtà questa, creata e prevista dalla legge per mettere le mamme in condizioni di fare una libera scelta che garantisca, poi, al bambino, una nascita sicura. In Italia ci sono centinaia di bambini che nascono da questi parti anonimi e che vengono lasciati negli ospedali o nelle Culle per la vita, strutture sparse sul territorio italiano concepite per permettere alle mamme in difficoltà di lasciare i loro neonati nel completo anonimato e in assoluta sicurezza per i piccoli.

Chi sono le madri segrete

Le madri segrete sono quelle donne che, per un motivo o per un altro, scelgono di portare avanti la gravidanza ma di non tenere il bambino. Indipendentemente dalle ragioni per cui una donna non si sente in grado di affrontare la maternità non vanno mai giudicate e importante che madre e figlio vengano tutelati.

Per questo sono nati i parti in anonimato: nascite sicure, previste dalla legge, che scongiurano gli abbandoni e i parti non assistiti. Proprio per questo motivo, molte città hanno promosso delle campagne informative per mettere a conoscenza le donne incinte di questa possibilità.

Al contempo sono nati anche dei centri d’ascolto che offrono un percorso di sostegno psicologico alle madri che non sono certe di portare avanti la gravidanza.

Come funzionano i parti in anonimato?

La legge italiana, DPR 396/2000, art. 30, attraverso il parto in anonimato garantisce alle madri e ai genitori di non riconoscere il bambino e di lasciarlo, quindi, nell’ospedale dove nasce. I genitori hanno due mesi di tempo per ripensare alla loro decisione, dopo di che, non potranno più tornare indietro. Da quel momento, infatti, sia i dati del neonato che quelli della madre restano anonimi.

I bambini nati da madri segrete, vengono poi dichiarati adottabili e, grazie all’intervento del Tribunale per i Minorenni, vengono affidati ad altre famiglie che si prenderanno cura di loro.

Il diritto alla segretezza prima di tutto

In un parto anonimo l’identità dei genitori biologici resta segreta. Questo vuol dire che i figli non hanno accesso alle informazioni di chi li ha messi al mondo. Il diritto di segretezza, anche se si scontra con il desiderio dei figli di conoscere la madre biologica, esiste, e appartiene a tutte le donne che prendono questa decisione e deve rimanere tale.

È fondamentale, infatti, non solo tutelare la scelta di una madre che già vive una situazione delicata e controversa, ma anche mantenere un delicato equilibrio tra la salvaguardia della donna e la nuova vita del bambino.

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