Bugie dei figli: ecco come scoprirle e gestirle

Perché i bambini dicono le bugie, e come dobbiamo reagire? Ecco cosa ci racconta la pedagogista, anche in base alle diverse età.

Pubblicato: 31 Ottobre 2022 13:15

Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

I bambini possono dire le bugie, sin da piccolini, spinti da moltissimi motivi. Ora capiremo come scoprirli ma soprattutto come reagire nel modo più corretto.  Che sia per guardare più cartoni animati, per non fare i compiti, per non andare a scuola: non c’è bambino che non abbia mia detto una bugia su questi temi. De resto, anche noi, da figli prima e da genitori ora, cadiamo nella trappola delle bugie: alle volte lo facciamo perché ci semplifica la vita, altre per non ferire i sentimenti di qualcuno, oppure per uscire da una situazione che ci mette a disagio.. Anche le bugie dei figli potrebbero avere come motore la buona fede, una buona intenzione, ma sicuramente rimane fondamentale insegnare loro a dire la verità, come anche insegnare regole e limiti da rispettare per vivere meglio nella società.

Se parliamo di bugie e bambini, ovviamente, bisogna distinguere non solo il tipo di bugia, la sua causa ed il suo scopo, ma soprattutto l’età del bambino, per poi capire come reagire. Comprendiamo benissimo, a prescindere dalla bugia raccontata, che una cosa è la consapevolezza di un bambino di quattro anni, l’altra è quella di uno di tredici anni, per fare un esempio.. Non solo può diventare pian piano più difficile scoprile, in base all’età di nostro figlio (pensiamo ad un preadolescente, certamente più sgamato del fratellino che va alla materna) ma soprattutto sarà diverso il nostro intervento, una volta capito l’inganno.

Occupandoci di bambini piccoli, con il preziosissimo contributo della dottoressa Sara Crisantemi, pedagogista, approfondiremo il tema, soprattutto su perché i bambini dicono le bugie, come scoprili e come reagire, anche in base all’ età.

Fonte: iStock
Il rapporto fra i bambini e le bugie

Perché i bambini dicono le bugie

Perché i nostri figli dicono le bugie? Ve lo sarete senz’altro chiesto, qualora il comportamento non sia sporadico. Eppure, per rispondere, potremmo partire dal nostro comportamento di genitori e di adulti, proprio come ci suggerisce Crisantemi.

Perché i bambini dicono le bugie? Inverto la domanda: perché noi adulti diciamo le bugie? Quante volte capita che i nostri figli ascoltino alcune nostre risposte, alcuni discorsi, sapendo benissimo che si tratti di una bugia! Dobbiamo sempre ricordare che i  bambini e le bambine imparano soprattutto attraverso l’ imitazione. In base agli esempi che hanno, in base a ciò che facciamo, più che in base a ciò che insegniamo a parole, attraverso spiegazioni e teorie.

Allora, il primo punto, quello da dove voglio iniziare è: diciamo la verità ai nostri bambini e alle nostre bambine, facciamolo sempre. Anche se  fosse una verità scomoda, anche se ci fa male, anche se abbiamo paura che faccia loro male. E loro impareranno a fare lo stesso. Guardandoci prederanno esempio da noi e propenderanno sempre per essere il più onesti possibile.

Secondo punto, pensiamo ai motivi che ci portano a dire bugie.  Alle volte lo facciamo per evitare una discussione, per evitare un problema. Per cui la risposta del perché anche i bambini raccontino delle bugie è semplice:  in base alla maturazione neurofisiologica del loro cervello, e quindi alla loro età, loro riescono a progettare un’azione complessa come una bugia, per i nostri stessi identici motivi.

Perché dicono le bugie i bambini, ora proviamo ad entrare un po’ più nel merito. Di solito, se un bambino racconta una bugia lo fa per due ordini di ragioni:

Dire le bugie è importante per la crescita

Come gli adulti, abbiamo visto che anche i bambini possono dire le bugie bianche, cioè quelle mosse dalla volontà di non ferire, ma per i più piccoli, le bugie hanno un’altra finzione tanto che possono essere importanti per la loro crescita.

I bambini possono inventare storie. Diciamo anche che, alcune di queste, possono essere talmente divertenti e fantastiche, da tenere alto l’umore della famiglia, anche in alcune giornate buie. Le bugie in fondo sono delle storie, più o meno complesse, a seconda dell’età dell’autore e vanno affrontare ed osservate tenendo presente due principali periodi della vita dei bambini.

I bambini piccoli, intendo sotto i 6-7 anni, non hanno ancora una netta distinzione tra realtà e fantasia. In questa fascia di età, i bambini non dicono bugie, piuttosto fantasticano sulla realtà e cercano di renderla come piacerebbe a loro. Molto spesso si tratta di una piena sperimentazione di sé, delle relazioni, dei meccanismi che regolano la realtà circostante. Dunque, ciò che noi percepiamo come bugie, non hanno alla base l’intenzione, la volontà di cambiare o negare una fatto.

I bambini più grandi, quindi sopra i 6-7 anni, iniziano ad avere la maturazione neurofisiologica necessaria per concepire e strutturare una bugia. Anche loro stanno comunque sperimentando le relazioni, e dire bugie è una di quelle azioni che permette di scoprire come funziona il fantastico e complesso mondo della socialità.

Facciamo un esempio: se una volta, arrivati tardi a scuola, nostro figlio ci abbia sentito raccontare una bugia al maestro/a, come giustificazione, potrebbe voler provare a scoprire come funziona questo delicato equilibrio, mettendosi in gioco in prima persona.

Quindi diciamo che l’importanza di dire una bugia, sotto il profilo della crescita, è nel provare, sperimentare, conoscere meglio se stessi e le reazioni degli altri”.

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Il rapporto fra i bambini e le bugie

Come scoprirle una bugia

Per insegnare ai bambini a non dire le bugie, riassumendo, dobbiamo partire dall’esempio anche perché,  gestire un bambino “bugiardo”, colui che per una serie di ragioni propende più a mentire che a riportare i fatti con onestà, può essere più complesso. Pensiamo, ad esempio, a come possa essere complesso scoprire la bugia di un figlio che bambino più non è, e che ormai ha chiara la distinzione tra fantasia e realtà.

“L’unico modo che ci permette di scoprire le bugie dei bambini, a mio avviso, è investire molto sulla qualità della relazione, sulla fiducia e sull’amore incondizionato.

Se, infatti, abbiamo una buona base relazionale, il bambino sentirà molto meno l’esigenza di dirci bugie. E anche nel caso in cui lo faccia, per i motivi di cui sopra, è molto più semplice per noi accorgerci che quella che ci sta raccontando è una bugia e anche intervenire, senza minare la relazione.

Sopra i 6-7 anni, quando appunto possono raccontare una bugia per sperimentare il mondo della socialità, i canali non verbali ci possono dare molte informazioni a riguardo: se non ci guarda negli occhi, se lo vediamo più agitato del solito, se suda. Sicuramente questi sono dei segnali importanti. Questo perché dire bugie muove dentro di noi emozioni intense, quali paura, vergogna, senso di colpa, ed esse attraversano il nostro corpo generando dei segnali che possono essere captati facilmente”.

Come dovrebbe reagire un genitore

La prima reazione, a caldo, una volta capito che nostro figlio o nostra figlia ci abbia mentito, può essere la rabbia. Diciamolo, anche la frustrazione, pensando a quante sono le energie profuse per la loro educazione, e quanti pochi possano essere le soddisfazioni nel raccogliere i frutti. Eppure, dovremmo cercare di fermaci a riflettere, prima che queste emozioni negative ci sconvolgano e dettino la matrice della nostra reazione.

Siamo stati tutti ragazzi, adolescenti e possiamo ricordare non solo alcune delle bugie che abbiamo raccontato ma anche la reazione dei nostri genitori che, ai tempi, poteva sembrarci spropositata. Chissà che alcune reazioni, come punizioni o addirittura sculacciate, non abbiano avuto l’ effetto inverso: quello di giustificarci con un’altra bugia, per paura di essere nuovamente sgridati o puniti.

Certamente, se si parla di bambini piccoli, non solo siamo in tempo a prevenire certi comportamenti, ma anche la nostra reazione dovrà necessariamente essere diversa, morbida e comprensiva. Ecco cosa ci consiglia la dottoressa Crisantemi. “Sotto i 6-7 anni non sono bugie, quindi è totalmente inutile intervenire punendo, sgridando, dando un peso eccessivo alle fantasie dei bambini.

A questa età molto spesso, le “bugie” riguardano anche mondi totalmente inventati. Potrebbero raccontare, per esempio, che le pareti della cameretta, appena imbrattate, siano state un incidente del loro amico immaginario o di un altro bambino, della sorellina e così via. Anche in questi casi, ciò che raccontano rappresenta il mondo che vorrebbero. In questi contesti, proviamo ad empatizzare con il personaggio o la persona tirata in ballo, diciamo che probabilmente non lo ha fatto volutamente e che adesso si sente in colpa e forse ha anche paura di una bella sgridata. L’importante è aver imparato che si può disegnare sui fogli.

Su questa base di amore incondizionato e fiducia, i bambini e le bambine sentono molto meno l’esigenza di dire bugie anche nella fascia di età successiva, proprio perché hanno una buona fiducia in se stessi, negli altri e nella relazione che rimane solida e stabile, indipendentemente da ciò che il bambino fa o non fa.

Tuttavia, anche dopo i 6-7 anni, risulta altrettanto insensato utilizzare punizioni e sgridate, in quanto se si instaura la relazione sulla base della paura, delle minacce ecc. il bambino sarà sempre più invogliato a dire bugie. Quello che si può fare in più, a questa età, è accompagnare i bambini e le bambine a riflettere su ciò che accade quando si dicono le bugie, sul perché le raccontano, su quali sono le possibili strategie diverse a livello relazionale, su come ci sentiamo noi e come si sentono gli altri.

In questo modo, anche la bugia diventa una vera e propria palestra relazionale, dove noi adulti non abbiamo il compito di giudicare o intervenire in modo pesante, ma abbiamo la preziosa opportunità di accompagnare e riflettere insieme, nel difficile compito di equipaggiarli, di offrire strumenti per la vita”.

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