Scuole medie: come fare se tuo figlio vuole uno smartphone

Molti genitori si chiedono come gestire il passaggio alla scuola media senza cedere subito allo smartphone. Ecco alternative concrete e consigli pratici per accompagnare i ragazzi verso un uso consapevole della tecnologia.

Pubblicato:

Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Negli ultimi dieci anni lo smartphone è diventato un simbolo di autonomia per bambini e adolescenti. Il passaggio alla scuola secondaria di primo grado – le medie – coincide spesso con la prima richiesta pressante di un cellulare personale. Ma se da un lato fare questa richiesta è comprensibile ed ormai rituale, dal lato degli adulti tutto è cambiato. Oggi, rispetto a qualche anno fa, noi genitori siamo stati messi al corrette dei danni connessi al navigare in rete, troppo presto: esposizione a contenuti non appropriati, dipendenza, problemi oculistici, solo per sintetizzare.

Nonostante se ne parli ovunque, anche grazie al contributo di illustri ed illustre professionisti/e, con tanto di statistiche e dati scientifici a rafforzare le tesi, di fronte alla pressione del  “ce l’hanno tutti!”  per  molte famiglie dire no alla richiesta dello smartphone già in prima media, pare essere impossibile . Tuttavia, sempre più genitori riescono a ritardare l’acquisto del primo smartphone, adottando soluzioni alternative e percorsi graduali.

Questa scelta, forse ancora un pò troppo impopolare, non è una moda passeggera, ma un vero e proprio investimento educativo: dare tempo ai ragazzi di sviluppare responsabilità, capacità di gestione e competenze digitali prima di avere accesso illimitato a Internet.

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Alternative agli smartphone, per i ragazzi

Perché ritardare il primo smartphone

Il passaggio alla scuola media porta con sé nuove sfide: più autonomia negli spostamenti, nuove amicizie, nuovi canali di comunicazione. Niente più telefonate al numero fisso di casa (paradossale, considerato che oggi, a differenza di ieri, la rete fissa non costa più nulla) o incontri prestabiliti al parco o in cortile, dunque l’unico canale per comunicare tra pari sembra essere un cellulare personale.  Tuttavia, uno smartphone completo significa anche notifiche continue, social network, giochi online e possibilità di esposizione a contenuti inappropriati come a soggetti pericolosi.

Uno degli aspetti più citati dagli esperti è la maturità emotiva: a 10-11 anni la maggior parte dei ragazzi non è ancora pronta a gestire la pressione sociale delle chat di gruppo, le immagini sui social, il cyberbullismo o la disinformazione. Inoltre, le distrazioni sono molte: mentre un cellulare base consente solo chiamate ed SMS, uno smartphone offre app di messaggistica istantanea, social e videogiochi che catturano l’attenzione per ore.

Infine, è importante considerare la dipendenza da schermo. Alcuni studi europei mostrano che i ragazzi che ricevono uno smartphone molto presto hanno in media più difficoltà a rispettare i tempi di studio, sonno e relazioni offline rispetto a chi ne riceve uno più tardi.

Va detto che ritardare l’acquisto non significa impedire la comunicazione: oggi esistono diversi strumenti che consentono di mantenere il contatto senza esporre i ragazzi ai rischi del web.

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Cosa fare se tuo figlio vuole uno smartphone

Alternative allo smartphone per i ragazzi delle scuole medie

Sono sotto gli occhi di tutti: all’uscita da scuola, gruppi foltissimi di preadolescenti che non parlano, non giocano, non corrono, la loro attenzione è focalizzata sugli schermi. Come zombie, mettendo anche in pericolo la propria vita, attraversano la strada senza mail alzare uno sguardo. Scrollano, per di più. La necessità di avere uno smartphone non è più quella di chiamare gli adulti di riferimento, in caso di necessità o di comunicare con gli amici che, del resto, sono alle prese con la stessa tecnologia accanto a loro. Dal momento che si possiede uno smartphone- e lo vediamo noi adulti sulla nostra pelle- tutto cambia, si viene fagocitati da un buco nero nel quale si perdono ore della nostra vita, senza accorgersene Qui non sono i ragazzi e le ragazze, poco più che bambini, ad essere messi sotto accusa. Ma, semmai, la nostra incapacità di offrire soluzioni meno dannose, che sono sotto i nostri occhi.

Negli ultimi anni il mercato è stato in grado di leggere la maggiore attenzione che molte famiglie, con la diffusione dei dati scientifici, delle pubblicazioni alla mano, hanno verso questo delicatissimo passaggio. Dunque alcune aziende si sono adeguate alla domanda di dispositivi pensati per bambini e preadolescenti. Un modo per non lasciare isolati i ragazzi e le ragazze che cominciano ad uscire da soli, ma che potrebbero avere la necessità di comunicare con la famiglia ma anche per evitare che la rete di amicizia possa essere assai ridotta a causa dell’assenza di un canale di comunicazione. Ecco alcune alternative concrete.

Cellulare base (solo chiamate ed SMS)
Il classico “telefonino” con tastiera fisica resta la soluzione più semplice ed economica. Consente di ricevere e fare chiamate, inviare SMS, e – in alcuni modelli – usare WhatsApp Web solo da PC sotto controllo dei genitori. È leggero, resistente e soprattutto non ha accesso illimitato a Internet.

Smartwatch per bambini
Questi orologi intelligenti permettono di chiamare e inviare messaggi vocali a una lista ristretta di contatti approvati. Molti hanno GPS integrato, così i genitori possono verificare la posizione del figlio. Alcuni offrono persino un tasto SOS per le emergenze. Gli smartwatch non consentono di installare liberamente app, evitando quindi social e giochi potenzialmente dannosi.

Tablet condiviso in famiglia
Un’altra opzione è il tablet di casa, non personale ma condiviso. Così il ragazzo può usare Internet per i compiti o videochiamare gli amici sotto supervisione, senza avere un dispositivo sempre in tasca. Questa soluzione rafforza il concetto che l’accesso alla rete è un diritto, ma anche una responsabilità da esercitare con equilibrio.

Telefoni educativi o semplificati
Alcune aziende producono telefoni pensati per la sicurezza dei bambini: niente social, solo chiamate, SMS, calendario, promemoria e qualche app educativa. Questi dispositivi sono spesso dotati di controlli parentali avanzati e bloccano la navigazione libera sul web.

In ogni caso, è fondamentale spiegare ai figli le motivazioni che ci spingono verso scelte diverse dalle altre famiglie Parlarne in casa è necessario, come è imprescindibile saper dare delle risposte, far fronte ad alcune obiezioni. Senza un dialogo chiaro, in questa fase ed in relazione a questa richiesta, più che in altre situazioni, non si va da nessuna parte. Il costruire un rapporto di fiducia, parte proprio da qua.

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Smartphone: rischio di dipendenza social

Strategie educative e suggerimenti pratici per i genitori

Ritardare l’acquisto dello smartphone funziona solo se inserito in una strategia educativa coerente. Abbiamo detto che spiegare perché possedere uno smartphone possa essere dannoso, cosa può accadere in rete a persone troppo giovani, è la nostra posizione di partenza. Ma ci sono altri consigli importanti che possiamo darvi:

– stabilire regole chiare: tempi, luoghi e modalità d’uso dei dispositivi. Ad esempio, no telefoni a tavola o in camera da letto di notte;
– educazione digitale graduale: insegnare privacy, rispetto online, riconoscimento delle fake news prima di avere uno smartphone.
– dare il buon esempio: i bambini imitano i genitori; usare il telefono in modo responsabile davanti a loro è il primo passo;
– promuovere attività offline: sport, lettura, amici dal vivo. Questo contrasta la percezione che “senza telefono non posso avere una vita sociale”.

Queste strategie rafforzano il messaggio che la tecnologia è uno strumento utile, ma non l’unica forma di comunicazione e intrattenimento. L’ultimo aspetto è fondamentale. e per questo, aiutiamoci fra genitori, anche con l’ausilio di baby sitter: se l’ostacolo alla vita off line, fosse generata dalla mancanza di un adulto che possa sorvegliare, accompagnare i figli ad una partita o al parco, solo per fare degli esempi, anziché cedere allo smartphone, facciamo dei turni con altre famiglie.

Se la scuola fosse lontana, ed avessimo paura a lasciare i ragazzi/e senza smartphone per strada, ad esempio, più famiglie potrebbero accordarsi per pagare una persona che, anche a debita distanza, li sorvegli e li aiuti in caso di bisogno.

Se la scuola chiedesse una ricerca da fare insieme, anziché far tutto da remoto, si potrebbe portarli in biblioteca, oppure aprire le porte di casa per ospitare il gruppetto, per fare un altro esempio.

Il compito spetta a noi, non solo perché siamo i genitori e perché siamo gli adulti ma soprattutto in quanto sappiamo esistere delle alternative allo smartphone, avendole vissute qualche decennio fa. E, se proprio fossimo in difficoltà, facciamoci aiutare da un / una professionista.

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Ragazzi: vivere senza smartphone e social si può

Cosa accade negli altri Paesi

Il problema del primo smartphone non riguarda solo l’Italia. In molti Paesi europei e extraeuropei il dibattito è acceso ed è in continua evoluzione.

In Francia, dal 2018 vige il divieto di usare smartphone nelle scuole primarie e secondarie inferiori. Molti genitori optano per cellulari basici o smartwatch.
In Svezia e Danimarca, numerose scuole promuovono “zone senza schermi” e incoraggiano i genitori a ritardare l’acquisto. Alcune scuole offrono corsi gratuiti di educazione digitale alle famiglie. Un tema verso il quale, in Italia, si parla tanto ma non si fa nulla.
Negli Stati Uniti esiste un movimento “Wait Until 8th” (“Aspetta fino all’ottava classe”) che invita i genitori a firmare un patto per non dare smartphone ai figli prima dei 13-14 anni.
In Australia, diversi stati hanno imposto restrizioni sull’uso del telefono a scuola e raccomandano dispositivi semplici fino alle superiori. Qui, i social non si possono usare prima dei 16 anni.

Queste esperienze mostrano che ritardare l’uso dello smartphone non è un’idea isolata ma è parte di una tendenza internazionale a proteggere i minori dall’iperconnessione precoce e a formarli come cittadini digitali consapevoli.

Accompagnare i figli nel mondo digitale è una delle sfide più grandi per i genitori di oggi. Ritardare l’acquisto del primo smartphone non significa isolarli, ma dar loro il tempo di crescere e imparare. Cellulari base, smartwatch e tablet condivisi sono strumenti utili per mantenere la comunicazione senza esporre i ragazzi a rischi inutili.

La chiave sta nel dialogo e nell’educazione digitale: spiegare ai figli i motivi delle scelte, ascoltare le loro esigenze e dare loro fiducia. In questo modo, quando arriverà il momento del primo smartphone, sarà vissuto come un passo naturale e consapevole, non come una concessione obbligata.

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