Oscar Luigi Scalfaro ex Presidente della Repubblica: biografia e curiosità

Oscar Luigi Scalfaro è stato il Capo dello Stato durante gli anni di mani pulite e dell’ingresso in politica di Silvio Berlusconi

Pubblicato: 12 Agosto 2016 01:09Aggiornato: 14 settembre 2024 19:19

Stefania Bernardini

Giornalista

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv prevalentemente di cronaca, politica, economia e spettacolo

Oscar Luigi Scalfaro è stato il nono presidente della Repubblica Italiana. Politico e magistrato, è entrato come deputato alla Camera nel 1946 e vi è rimasto fino al 1992. Più volte ministro dell’Interno, è stato anche ministro dell’Istruzione. Come Capo di Stato ha conferito l’incarico a sei presidenti del Consiglio ed era al Quirinale anche nel periodo dell’inchiesta Mani pulite e durante l’ingresso in politica di Silvio Berlusconi. Nel suo discorso d’insediamento al Colle nel 1992 sottolineò il “dovere di esercitare il mio compito al di fuori e al di sopra delle parti, con totale indipendenza e grande rispetto verso tutti”. Vita e carriera di Oscar Luigi Scalfaro.

Le origini di Oscar Luigi Scalfaro

Oscar Luigi Scalfaro nasce a Novara il 9 settembre del 1918, figlio del barone Guglielmo e di Rosalia Ussino. La famiglia Scalfaro era originaria della Calabria, il padre, nato a Napoli, si era trasferito in Piemonte dove lavorava alle poste italiane mentre la madre era piemontese. Oscar ha una sorella di due anni pù grande, Concetta, che sposerà Gaudenzio Cattaneo, sindaco di Stresa.

A 12 anni il ragazzo s’iscrive alla GIAC, la Gioventù Italiana di Azione Cattolica, e partecipa all’attività dell’organizzazione in un periodo in cui viene avversata dal fascismo. Durante la lotta partigiana entra in contatto con il mondo degli antifascisti. Si diploma al liceo classico di Novara e si laurea in giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nel 1941 viene chiamato alle armi come sottotenente di Commissariato in Sicilia ma viene congedato dopo poco più di un anno perché è un magistrato.

Dopo il 25 aprile 1945 fa richiesta per entrare nelle Corti straordinarie di Assise composte da giuristi volontari (per una durata prevista di sei mesi), istituite il 22 aprile su richiesta degli angloamericani per porre un freno ai processi sommari del dopoguerra contro i fascisti. Diventa consulente tecnico giuridico del Tribunale d’emergenza di Novara, un tribunale speciale per giudicare i criminali fascisti e i collaborazionisti, poi anche pubblico ministero. In seguito è membro dell’Assemblea Costituente e in questo ruolo promuove l’abolizione della pena di morte dall’ordinamento giuridico della Repubblica Italiana. Abolizione applicata, durante il suo settennato, anche al codice penale militare di guerra.

La carriera politica di Oscar Luigi Scalfaro

Nel 1946 Oscar Luigi Scalfaro lascia la toga per la politica e viene eletto a Torino all’Assemblea Costituente che deve redigere una nuova Carta Costituzionale. È fra i più giovani nelle file della Democrazia Cristiana. Anticomunista e antifascista, partecipa alla battaglia politica del 1948. Inizialmente si schiera con l’ala destra della Dc. Pur godendo della stima (ricambiata) di Alcide De Gasperi, fondatore della Democrazia Cristiana, il punto di riferimento di Scalfaro è Mario Scelba.

Quest’ultimo, durante il suo Governo, lo chiama a ricoprire il ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e al Turismo e spettacolo. Coerente con la sua concezione anticomunista, all’inizio degli anni Sessanta Scalfaro si oppone fermamente alla cosiddetta “apertura a sinistra” cioè all’ingresso del Partito Socialista Italiano nella compagine governativa, appoggiato da Giulio Andreotti.

Avversa la costituzione del governo Moro I minacciando di non votar la fiducia, ma fa un passo indietro dopo il richiamo dell’Osservatore romano al mantenimento dell’unità all’interno della Dc. Nel governo Moro III è ministro dei Trasporti, carica che mantiene anche con il successivo governo Leone II.

Nel 1972 ricopre nuovamente la carica di ministro dei Trasporti nel primo esecutivo di Giulio Andreotti e quello di Ministro della Pubblica Istruzione nel secondo governo Andreotti lo stesso anno. In questi anni si batte contro l’approvazione della legge Fortuna-Baslini, che introdurrà il divorzio in Italia.

Nel 1983 è chiamato da Bettino Craxi a ricoprire la prestigiosa carica di ministro dell’Interno. In questa veste affronta alcuni degli eventi più gravi degli anni ’80 come la strage del Rapido 904, l’omicidio dell’economista Ezio Tarantelli da parte delle Brigate Rosse e la recrudescenza dell’attività della mafia. In piena Tangentopoli, dopo le dimissioni del Governo presieduto da Craxi, il Presidente della Repubblica Cossiga gli conferisce l’incarico di formare il nuovo Governo ma, constatata l’impossibilità di comporre un Gabinetto di coalizione, rinuncia all’incarico dichiarandosi indisponibile a formare un governo monocolore democratico-cristiano.

Nel 1989 è nominato presidente della commissione d’inchiesta sulla ricostruzione in Irpinia dopo il terremoto del 1980.

Oscar Luigi Scalfaro, presidente della Repubblica

Nel 1992, dopo quindici votazioni andate a vuoto, anche sotto la spinta emotiva della strage di Capaci del 23 maggio, il Parlamento in seduta comune elegge Scalfaro presidente della Repubblica italiana. Il nuovo Capo dello Stato presta giuramento il 28 maggio.

Inizia il settennato con la nomina a presidente del Consiglio di Giuliano Amato. Il 5 marzo 1993, per la prima volta nella storia repubblicana, il Presidente della Repubblica rifiuta di firmare un decreto-legge ritenendolo incostituzionale. Si tratta della norma che depenalizza il finanziamento illecito ai partiti.

Il rifiuto di firmare il decreto Conso sul finanziamento illecito dei partiti mette Scalfaro alla testa del moto popolare di ostilità verso il “Parlamento degli inquisiti”. Il Capo dello Stato spinge per una legge elettorale nuova, in cui il Parlamento operasse “sotto dettatura” dell’esito elettorale.

Nel 1994 approvati i decreti attuativi della nuova legge elettorale chiamata Mattarellum, e scioglie le Camere. Dopo la vittoria alle elezioni del 1994 del Polo della Libertà, Scalfaro esprime contrarietà ad alcune nomine di ministri presentate dal Presidente del Consiglio incaricato Silvio Berlusconi, tra cui quella di Cesare Previti al Ministero della giustizia. A fine anno, a seguito delle dimissioni del governo di centrodestra, rifiuta di sciogliere le Camere per avviare elezioni anticipate, come chiesto dal premier uscente Berlusconi. Avvia consultazioni per la formazione di un nuovo governo e infine valuta l’ipotesi di un “Governo tecnico”.

Prende così il via il primo governo tecnico in Italia presieduto da Lamberto Dini come presidente del Consiglio. Su indicazione del presidente della Repubblica, questo esecutivo promuove la legge sulla par condicio, per affermare l’esigenza della parità delle armi comunicative sulle reti televisive per tutti gli attori politici.

Il 16 maggio 1996 Scalfaro dà incarico a Romano Prodi di formare il governo e nel 1998 a Massimo D’Alema. Termina il mandato di presidente della Repubblica il 15 maggio 1999 e diventa senatore a vita. Muore a Roma il 29 gennaio 2012 e l’Assemblea della Camera lo commemora nella seduta del 1 febbraio 2012 mentre al Senato il ricordo avviene l’8 febbraio 2012.

Curiosità e vita privata di Oscar Luigi Scalfaro

Riguardo alla vita privata di Oscar Luigi Scalfaro, il 26 dicembre 1943 ha sposato a Novara Marianna Inzitari, morta per un embolo nel 1944 poco dopo aver dato alla luce la loro unica figlia. Alla bambina, nata il 27 novembre 1944 è stato dato inizialmente il nome di Gianna Rosa, poi cambiato in Marianna dopo la scomparsa della madre il 14 dicembre dello stesso anno.

Nel 1951 Scalfaro ha fatto la professione dei consigli evangelici che si basano sulla pratica di tre virtù: povertà, castità e obbedienza in ogni cosa che non sia peccato. È stato anche terziario francescano. In un libro ha rivelato di non avere mai avuto vocazione per la politica e di essersi trovato alla Costituente senza avere alcuna attrattiva per “quel mestiere”.

Tra le curiosità, nel referendum istituzionale del 1946 il voto di Scalfaro andò alla monarchia, “per rispetto ai suoi antenati filosabaudi” disse. Per l’elezione a presidente della Repubblica Marco Pannella, leader del Partito Radicale, fu ”sponsor” politico di Scalfaro.

Il magistrato di Novara è stato l’unico capo dello Stato (tra quelli cessati dalla carica) della storia dell’Italia unita a non aver nominato alcun senatore a vita, a causa di un problema legato all’interpretazione della Costituzione: non è chiaro, infatti, se il limite di 5 senatori a vita sia da intendersi come limite massimo di nomine a disposizione di ciascun presidente, oppure a disposizione del presidente della Repubblica come figura istituzionale (quindi comprendendo anche quelli nominati dai predecessori).

Il presidente Scalfaro si mantenne fedele alla seconda interpretazione, a differenza dei suoi due predecessori Pertini e Cossiga, che avevano nominato 5 senatori a vita ciascuno.

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