Chi è Luca Gardini, la star dei sommelier italiani

Luca Gardini è un wine-critic che ha iniziato la sua carriera da giovanissimo, muovendo i suoi primi passi all'Enoteca Pinchiorri di Firenze

Pubblicato: 12 Aprile 2016 09:42Aggiornato: 29 marzo 2024 21:14

Martina Dessì

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Talento rivoluzionario, unico e comunicativo: Luca Gardini non è solo la star dei sommelier italiani ma è un profondo conoscitore del tema, cresciuto in un ambiente fertile che ha favorito lo sviluppo della sua passione. Oggi è considerato uno dei maggiori degustatori al mondo, ha fatto incetta di premi ma il suo grande amore per il mondo del vino non si è ancora spento e, anzi, è sempre più profondo.

Chi è Luca Gardini

Classe 1981, Luca Gardini nasce in Romagna – a Cervia – e cresce in un ambiente in cui si parla di vino e si ama molto berlo in maniera consapevole. La lunga tradizione di famiglia inizia con suo nonno Bruno, che gestisce un negozio di alimentari e gli mette da parte le bottiglie migliori, perché possa degustarle e condividere con lui le belle sensazioni trasmesse dal liquido strepitoso che arriva dalla terra.

Al suo talento naturale di degustatore unisce il lavoro sul campo, che porta avanti con grande dedizione con la consapevolezza che le attitudini genetiche non bastano per diventare dei professionisti di alto livello. A poco più di 20 anni entra a far parte del gotha della ristorazione italiana, l’Enoteca Pinchiorri di Firenze, in cui apprende i segreti del mestiere che applica nelle sue esperienze successive.

A soli 23 anni, nel 2004, diventa campione italiano dei sommelier e nel 2009 arriva anche il titolo europeo mentre nel 2010 è sommelier campione mondiale Wsa. Collabora con Carlo Cracco, ancora una volta, dopo che per 7 anni ne aveva stilato la prestigiosa carta dei vini, ma continua con la sua formazione professionale che va ben oltre l’arte della degustazione e spazia nel campo della comunicazione, della divulgazione e dell’esperienza sviluppata a stretto contatto con i top player del settore. Nel 2019 diventa Cavaliere della Repubblica. Nel 2022 cura la nuova edizione de Il Bicchiere d’Argento.

Chi è suo padre Roberto Gardini

L’amore per il vino è inoltre un affare di famiglia. Luca è infatti figlio di Roberto Gardini, che nel 1993 diventa miglior sommelier professionista d’Italia e da allora non si è più fermato. A distanza di anni da quell’enorme soddisfazione, è direttore del corso sulla Sommellerie alla Scuola Alma, uno dei più autorevoli centri per l’alta formazione in Cucina e nell’Ospitalità italiana a livello internazionale dove si sono perfezionati decine di professionisti. Fa parte dell’Associazione Italiana Sommelier da moltissimi anni e non l’ha mai abbandonata.

“Il mondo del vino negli anni si è fortemente evoluto. Sono migliorate le tecniche in vigna e in cantina; si sono affinati gusto e sensibilità, tanto che vini ottimi e tecnicamente di altissimo livello si producono ormai dovunque. Ma, al di là del gusto personale, il colpo di fulmine va ricercato nel carattere, nella storia e nella personalità di un vino. E in questo l’Italia, per la sua inarrivabile biodiversità, ha davvero quattro assi da giocare”, aveva raccontato Gardini, che aveva così dato una sua personale interpretazione della degustazione che oggi è molto diversa da quella proposta da suo figlio, ma che mantiene la medesima matrice non solo familiare ma anche professionale. Padre e figlio si muovono infatti su terreni diversi con una sola grande passione in comune.

Assaggiare il vino è un’esperienza, che Luca Gardini sa raccontare molto bene grazie alla passione che ha sempre nutrito per i prodotti enoici e per la grande esperienza che ha maturato sul campo, senza mai fermarsi e senza anteporre il gusto personale alla qualità del prodotto finale.

“Credo che il vino sia condivisione e piacere. Il mio lavoro è quello di fare il critico e dare un punteggio, ma molto prima di questo il vino per me è qualcosa che regala dei momenti”, aveva spiegato, offrendo anche uno spunto di riflessione sul lavoro fatto dai degustatori che spesso fanno arricciare il naso ai non addetti ai lavori e agli assaggiatori di vino che hanno un approccio più comune alla bevuta.

Perché lo chiamano The Wine Killer

Nel corso dei suoi tanti anni di carriera, Luca Gardini si è fatto conoscere per i suoi giudizi spesso tranchant e diretti che gli sono costati – probabilmente – il controverso soprannome di The Wine Killer. Dei suoi inizi, tutt’altro che semplici, invece ricorda: “Quando ero da Pinchiorri e per sei mesi sono stato in cantina a spostare i cartoni di vino, poi per un mese ho guardato la gente che apriva le bottiglie, dopo un altro mese ho iniziato ad annusare il vino. Solo dopo un anno ho iniziato ad assaggiarlo. Oggi, dopo più di 20 anni, dico che spostare quei cartoni è stata una fortuna. È stato quello a rendermi Gardini. Ho avuto il primo articolo nel ’99 e a 40 anni Forbes mi ha fatto la copertina, ma sono partito da lì”.

Nel marzo 2022 ha ottenuto il BWW – Best Italy Wine Critic of the World 2022 da Tastingbook.com, la maggiore comunità di professionisti e appassionati di vino, che conta su decine di milioni di visite durante tutto l’anno.

Il suo soprannome è dovuto al suo sito internet, interamente redatto in inglese e di grande successo, in cui racconta le degustazioni di vino in tutto il mondo, GardiniNotes.com. Oggi è uno stimato wine-critic apprezzato a livello internazionale.

Non si definisce solo un sommelier, ma un vero e proprio critico che diffonde la sua esperienza rivolgendosi a giornalisti, appassionati e degustatori di tutto il mondo: “Mi definisco wine critic, venditore e bevitore. Nel senso che sono un critico, faccio il mio lavoro di critico, ma cerco di trasmetterlo in modo semplice e comprensibile per gli amanti del vino. Il mio lavoro è anche quello di trasmettere la voglia di tornare e appassionare. Il mio approccio è raccontare quello che c’è nel vino, ma non parlo di sentori di mango, papaya o fragola: la frutta la lascio al fruttivendolo. Se non facessi arrivare il vino a tutti, avrei sbagliato il mio lavoro: il mio obiettivo è lasciare qualcosa alla gente, che sia la voglia di tornare su un certo bicchiere di vino o su una certa azienda. Credo che tutti abbiano un palato, più o meno sensibile, ma si tratta di svilupparlo e accompagnarlo”.

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