C’era una volta un abile disegnatore, anche se definirlo così non è abbastanza, perché Andrea Pazienza creava capolavori di letteratura disegnata, perché lui era il Mozart del fumetto, così lo descrivevano gli altri. E nonostante la sua assenza, in questi ultimi trent’anni, sia diventata ingombrante, la sua eredità è destinata a vivere e a sopravvivere, oggi e domani.
Un artista visionario, un fumettista geniale, ma anche folle così come lo è stata la sua vita. Andrea Pazienza è diventato il grido squarciante di una generazione disperata e piena di contraddizioni, che ancora oggi rivive in quelle tavole che sono opere d’arte, nei personaggi iconici come Zanardi e Pentothal, nei documenti, delle mostre e nel film Paz!
Chi era Andrea Pazienza
Era il 23 maggio del 1956 quando, a San Benedetto del Tronto, nasceva Andrea Pazienza e il suo destino era già segnato da quella vocazione che lo avrebbe accompagnato per tutti i giorni della sua vita. “Il mio primo disegnino riconoscibile l’ho fatto a 18 mesi, era un orso, questo testimonia quanto era forte in me il bisogno di disegnare” si legge su Andrea Pazienza, Il segno di una resa invincibile.
Un primo disegno destinato a cambiare e definire per sempre la sua vita. Già durante gli anni di studio, in cui il ragazzo si divideva tra Pescara e San Severo, dove la famiglia abitava, lascia le testimonianze della sua geniale bravura lavorando alle scenografie di alcuni spettacoli portati in scena sul palco del Teatro Verde.
Durante gli anni del liceo artistico crea i suoi primi fumetti ai quali affianca anche illustrazioni e dipinti che vanno subito in scena in alcune esposizioni collettive e personali locali. Nel 1974 si trasferisce a Bologna e si iscrive corso di laurea in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo (DAMS).
Sono gli anni del fermento giovanile, della contestazione bolognese e del Movimento del 77′. Pazienza abbandonerà gli studi universitari a pochi esami dal conseguimento del diploma di laurea per dedicarsi ai suoi fumetti. Pubblica Le straordinarie avventure di Pentothal, il suo primo lavoro, ispirato proprio al movimento giovanile che aveva vissuto in prima persona.
Nel 1980, invece, è l’anno di Zanardi. Il fumetto di Andrea Pazienza, che racconta le vicende di un liceale violento e senza ambizioni, viene pubblicato sul il mensile Frigidaire. Seguono poi altre indimenticabili storie come quelle di Paz e Pert e Gli ultimi giorni di Pompeo che sembrano essere il racconto del suo vissuto personale, di quei giorni di disagio e tormenti che vive in prima persona, prima di morire.
La sua grande eredità
La notte del 16 giugno del 1988 Andrea Pazienza muore a Montepulciano, un dramma che sembra essere annunciato nel suo ultimo capolavoro e che sconvolge la comunità letteraria e artistica italiana. Tutti sono tristi e arrabbiati per avergli detto addio, per averlo fatto così presto.
Era morto per overdose, dicono, nonostante aveva combattuto fino a poco prima contro il mostro della droga provando a disintossicarsi tra le campagne di Montepulciano insieme a suo moglie. La causa ufficiale della morte non è mai stata confermata dalla famiglia.
Pochi giorni dalla sua scomparsa, venne inaugurata a Peschici la prima mostra dell’artista insieme a suo padre Enrico. La sua opera ha continuato a rivivere quel giorno e tutti quelli a venire, nei fumetti stampati e ristampati più volte, nelle opere e nei riconoscimenti. Nel suo talento mai dimenticato.